𝐢𝐧𝐭𝐫𝐨𝐝𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞.

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Braccio della morte, Texas, 2018.

L'idea d'essere rinchiuso in una cella ad Harry non allettava minimamente, né tantomeno se la pena avesse previsto l'esecuzione a distanza di quattro anni. Non avrebbe immaginato mai d'essere acciuffato nell'unica casa in cui aveva mai soggiornato, dopo anni di rapine e crimini. Per quanto avesse provato a dimenarsi in un primo momento dalle guardie che avevano varcato la porta di casa sua, quasi sfondandola, nel momento in cui le manette gli raffreddarono i polsi, evitò ogni tentativo di sbracciarsi e liberarsi.
Negli anni precedenti, fu la consapevolezza di avere una taglia sulla propria testa a renderlo ancor più spronato nell'ambito: si sentiva un macellaio in mezzo ad animali indifesi. Professava come un martire la sua fede nei reati; questi variavano tra omicidi colposi a persone all'apparenza innocue, fino ai nobili del regime - e non lo negò mai quanto il profitto fosse alto.
Informandosi sui notiziari, però, notò quanto l'attenzione della polizia fosse polarizzata sui delitti compiuti ai piani alti, nei tentativi che aveva di far fumo sulle manovre fasciste, che stava imponendo la dittatura del suo paese. Al riccio non importò quanto importante fosse stato il governatore, il ritrovarsi il sangue di quest'ultimo sull'intero corpo, gli parve un tentativo di giunta all'anarchia - perché in fondo, era proprio quel tipo di governo a bramare.
Era convinto che non sarebbe stato il suo arresto a violare il sogno d'anarchia nel paese, era fermamente convinto che sarebbe riuscito a scappare da quel carcere di massima sicurezza. Il pensiero di dover morire tramite esecuzione non rientrò mai nei suoi piani, ma bensì gli risultò come ultimo patimento. In primis, gli pervase l'assillo che avrebbe dovuto raggiungere in qualche modo i suoi sicari, per poter ordinare loro di far fuori le guardie col compito di esecutori.

Eppure, il viaggio verso la sua morte sarebbe stato ancora lungo ed angosciante.

Sbruffava, isolato nella sua cella; nella sua mente tentava di raggiungere alla probabile spia che parlò e lo denunciò alla polizia, fornendo informazioni come la via della sua casa, quale situata nel bel mezzo del deserto di Chihuahua. In modo alcuno avrebbero potuto rintracciarlo, data la posizione, se non sotto il comando di qualcheduno che avesse nozione del riccio in persona ed avesse altrettanto avuto il piacere di guardarlo negli occhi.
Confusi furono i suoi pensieri, mentre si trovava sulla brandina scomoda dell'isolamento, con le mani a sfregarsi il viso. La mandibola era evidentemente tesa e gli occhi iniettati di sangue, consapevole del destino che l'avrebbe atteso in un posto scomodo come quello.
Parve divenire distratto solo nel momento in cui la fessura per gli occhi - nonché spioncino, situato sulla porta della cella, si aprì verso destra. Harry si alzò di scatto, muovendo il suo lungo e costruito corpo, per mettersi al pari delle iridi color diamante che lo stavano scrutando dall'altra parte.

« Tu devi essere il famigerato criminale, Harry Styles » parlò una voce squillante, che quasi perforò l'udito del riccio per quanto acuta.

« Tu saresti? » rispose il criminale, assumendo un tono nauseato. Gli succedeva qualora parlasse con un agente, poliziotto o militare che fosse - secondo lui, chiunque esercitasse in quell'ambito, altro non faceva che abusare del potere a loro conferito dalla divisa.

« La guardia a te affidata, sarai sotto la mia supervisione per giorni interi, fino al mio cambio: allora, sarai in libertà vigilata tra i vari bracci della prigione » affermò la guardia carceraria. Harry roteò lesto le iridi al sentire determinate parole.

« Ho davvero necessità d'avere una babysitter? Non mi alletta l'idea, ho ventisei anni e saprei cavarmela da solo anche in cella » rispose in tutta la serietà che possedeva in corpo, forse utilizzando un tono impulsivo.

« Hai ammazzato il governatore e tanta, troppa gente innocente, Harry Styles. Hai ventisei anni, ma l'esperienza criminale di un ottantenne che marcisce in prigione da venti. Nulla di quello che dici è attendibile, né tantomeno lo sono i tuoi modi d'agire. Non puoi ribellarti contro poteri più forti dei tuoi, sei il criminale peggiore che sia esistito in Texas » insinuò ancora la guardia, dal nome sconosciuto.

« Non puoi ordinarmi cosa fare, occhi di ghiaccio » parlò con aria di sfida, assottigliando lo sguardo. La guardia quasi rabbrividì al tono che il criminale assunse, a quel nomignolo, quasi intimorendosi.

« Non se posso spararti in petto quanto e quando prima desidero, Styles » terminò l'altra persona, tentando di non dimostrarsi abbastanza in soggezione.

Essere affidato ad un criminale come Harry Styles non era assolutamente qualcosa che capitava tutti i giorni, nonostante in quella prigione nessuno fosse santo. Il compito della guardia era occuparsene dal mattino alle cinque fino al cambio, nonché all'ora di punta della notte.
Nessuno fra i suoi commilitoni si era proposto, ma un senso d'istinto gli fece fare un passo dinanzi. La responsabilità che si era addossato, incosciente, sarebbe stata molto più grossa di quella che si aspettava.

« Prima che tu vada via, puoi dirmi almeno il tuo nome? », parlò il criminale.

« Sono Louis, Louis Tomlinson » rispose la guardia, prima di chiudere lo spioncino ed andarsi ad occupare dell'altro braccio di quella prigione.

When in the death row.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora