Quello che Harry principalmente non capiva è come fosse possibile che, dopo così tanti anni da martire nella carriera criminale — che a volte riteneva anche giusta —, potesse essere davvero stato condannato a morte: ma per quale motivo? I cittadini dello stato del Texas non sapevano cosa dietro quei poteri alti ci fosse? Tutte le verità nascoste, la crudeltà applicata e gli impostori sugli stessi soldi che la popolazione sborsava? Perché nessuno era a conoscenza della realtà dei fatti, della situazione che murava in due le classi sociali? Oppure ne avevano tutti nozione, ma fingevano non succedesse niente?
Perché chiudere gli occhi in faccia alla realtà, è questo che il criminale si chiedeva.Nella sua mente gli omicidi compiuti gli risultarono quasi corretti, dati gli avvenimenti circostanti, che ancor traumatizzavano la sua intera scatola cranica: non riusciva ad andare avanti, a non perdersi con sé stesso o a ricreare nella sua mente l'ambiente di tranquillità che da piccolo gli venne a mancare. Non si arrese mai all'idea di quello che, inerme, si ritrovò a perdere per opera altrui.
Neanche l'uccisione del governatore gli recò tranquillità, nonostante il guadagno ricevuto, perché sapeva quanto ingiuste potessero risultare quelle gesta ad occhi altrui, ai cittadini indifesi e impreparati. Sicuramente non avrebbe reso fiero le persone alle quali più teneva e delle quali, in cuor suo, ne avvertiva la forte mancanza."Mamma..." tremò con la voce, posizionando i gomiti sulle cosce e la nuca sulle proprie mani, per poi "...quanto mi mancate" terminare. Sospirò col cuore in gola, le immagini gli si posarono dinanzi ancora una volta.
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Texas, nel 2002
Gli occhi sgranati, le urla di suo fratello, i corpi inermi dei suoi genitori a terra.
Le armi, le maschere, il distintivo di polizia sulla giacca di ciascun uccisore.
Il sangue, la disperazione negli occhi di suo fratello sparato dritto allo stomaco, le fucilate sui corpi dei parenti per assicurarsi fossero morti.
I pugni, gli schiaffi, gli insulti da parte dei poliziotti."Poveri! Siete il disagio dell'intero Texas."
Harry strillava, piangeva, singhiozzava e boccheggiava. Tentava di raggiungere la sua famiglia, non riusciva a sentire il dolore di quegli uomini sul proprio corpo.
Non riusciva però a raggiungere la mamma, che con una mano sul cuore, era sdraiata a bocca schiusa ed occhi aperti.
Non riusciva a raggiungere il padre, che giaceva abbracciato a sua madre, nel tentativo di proteggerla.
Non riusciva a raggiungere suo fratello, ancor in fin di vita, sdraiato sul pavimento e anelante. Bill continuava ad urlare quanto bene gli volesse, prima di chiudere definitivamente le palpebre e serrare le labbra.
Strillava i loro nomi, mentre i pugni sul proprio viso s'intensificarono, nascondendo ogni lacrima che sgorgava dagli occhi di Harry.
Aveva 8 anni ed il suo cuore venne infranto, spezzato e fatto in mille frammenti per la prima volta.•
Chiuse gli occhi dinanzi a quel flashback. Gli parve d'essere tornato in quell'istante, in quel giorno colmo di terrore. Serrò i pugni, colpendo la scomoda brandina come necessitasse di sfogarsi nuovamente: non gli venne permesso quando la cella si aprì, di nuovo.
Questa volta la voce risultò ad Harry sconosciuta, il ché gli fece incarnare ancora le sopracciglia ed alzare lo sguardo: un'altra guardia, una diversa.« Sei la guardia del cambio? È già mezzanotte? » sospirò tenue, tentando di cancellare i ricordi vividi dalla sua mente.
« No, non sono la guardia del cambio. Non mi permetterei ad assistere ad un deviato mentale come te, di conseguenza non voglio affidare questo compito neanche alle altre guardie » parlò confidente, camminando all'interno della cella, mentre con le mani toccava sulla cintura che indossava, ove posizionata c'era la pistola.
« Quindi che vuoi? » rispose Harry in pretesa, scomodandosi ed alzandosi in piedi, per fronteggiarlo. I movimenti compiuti all'altezza della pistola non allettarono il suo sguardo.
« Ammazzarti, feccia dell'umanità » concluse le guardia, afferrando l'arma e puntandola sulla tempia di Harry.
« E che cazzo di motivo avresti? » parlò ancora il criminale, non muovendosi di un solo centimetro dalla posizione in cui si trovava. Non era la prima volta che gli puntavano una pistola contro e né tantomeno sarebbe stata l'ultima.
« Beh... » e ancor prima che potesse replicare, nella cella echeggiarono passi secondari ed una voce famigliare.
« Non ha motivo, infatti. Abbassa quella cazzo di pistola e vattene, non ho intenzione e né tantomeno voglia di ricordarti il regolamento del carcere. Se voglio ucciderlo, lo faccio io. Esci, Nicholas. Ora » spezzò l'atmosfera il tono furioso di Louis.
Sia la guardia che Harry si voltarono verso di Louis e, forse, la condanna del criminale venne posticipata.
Louis sapeva bene che, naturalmente, nessuno sapesse che cosa passasse nella mente di un condannato a morte o quanto fosse costante il tormento di dover aspettare un altro giorno all'esecuzione finale.
Ed Harry ebbe prova di quanto il suo sogno di libertà sarebbe aumentato assieme al timore che, da un giorno all'altro, una qualsiasi guardia carceraria non si sarebbe posta problemi nel togliergli la vita.
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When in the death row.
RomanceHarry Styles, giovane ventiseienne, possiede la più grossa taglia sulla propria testa. Il suo nome risulta tra i più famigerati criminali, mentre la sua fedina penale vacilla tra l'assalto al governatore e lo sterminio d'innocenti. Il suo destino è...