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diciannove ottobre duemiladiciotto

Nuovo messaggio
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"Ho bisogno di te, ti prego"

La musica pompa ad un volume disumano, tanto alto da far tremare persino le grandi finestre del salotto.

La stanza è gremita di gente intenta a non fare altro che ballare e bere: tutti sembrano divertirsi.

In un angolo scorgo Betty, che, seduta sul grande divano in pelle di casa Lodge, sembra essere una dei pochi – compresa me – a non starsi divertendo per nulla.

Di Jughead non c'è nemmeno l'ombra, e nonostante sia stata lei a decidere di troncare la loro relazione, sembra sinceramente smarrita senza di lui. 

Nonostante le luci basse, riesco a notare che i suoi occhi verdi sono lucidi, e dubito sia per colpa dell'alcool. 

Scrollo le spalle, troppo brilla per pensare ai problemi di cuore altrui, di cui tra l'altro, fondamentalmente, non me ne importa nemmeno troppo.

Lo striscione "Tanti auguri Thea" appeso in salotto mi fa ricordare che questa effettivamente dovrebbe essere la festa per i miei diciassette anni, quelli che aspettavo da una vita ma che in realtà ora che sono arrivati, mi rendo conto non siano così tanto differenti dai sedici.

Tiro fuori il telefono dalla tasca della mia giacca, sperando di vedere sul display una sua risposta, che però non arriva.

Sbuffo, osservando il tavolo con le bevande: nell'arco di dieci secondi decido che la festa mi sta annoiando tanto da farmi pensare che ubriacarmi da sola sul terrazzo di casa di Veronica sia una buona, anzi, magnifica idea.

Afferro una bottiglia di Jack Daniel's e salgo le scale, intenzionata a realizzare la mia idea e convinta che, per come sta andando, la festa possa proseguire anche senza la festeggiata.

Le feste mi sono sempre piaciute, a maggior ragione se in mio onore: in altre circostanze, probabilmente ora starei ballando in maniera spinta con qualcuno della squadra di football, consapevole di essere quasi troppo fuori di me al punto di poter combinare qualche cazzata, ma non abbastanza da farlo realmente.

Salgo le scale, attenta a non inciampare in qualche gradino, e nel giro di qualche minuto sono sul terrazzo, seduta sui comodi divanetti da esterno dei Lodge, a godermi la vista di una Riverdale notturna.

Sembra quasi una cittadina come le altre, vista da qui. Ridacchio svitando il tappo della bottiglia, pronta a sentire la gola in fiamme, quando l'enorme portone alle mie spalle si apre.

Mi volto istantaneamente, e riconosco subito la chioma fulva di Archie Andrews, lasciandomi scappare un sorriso.

«Guarda un po' chi è venuto a farmi compagnia nella mia prima sbronza da diciassettenne» esclamo, alzando la bottiglia da cui non ero ancora riuscita a prendere nemmeno un sorso.

Archie scuote la testa, tradendosi però con una risatina. Si siede affianco a me, e sento la sua coscia muscolosa fasciata dai jeans chiari a contatto con la mia.

«Non ne vuoi neanche un goccio?» domando, alzando un sopracciglio e agitando la bottiglia di whiskey, guardandolo negli occhi castani.

House of Cards - 𝘚𝘸𝘦𝘦𝘵 𝘗𝘦𝘢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora