Pregiudizi

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Pov's Narratore

200 anni dopo (Anno: 1623)

Nel regno dei Colli Brulli, nome derivante dal fatto che, dopo la guerra, la fauna e la flora si erano ridotte all'osso.

I sudditi lavoravano diligentemente, preparandosi per l'arrivo dell'inverno, che da quelle parti era sempre molto rigido.

La guerra prese una piega inaspettata quando le due fazioni vennero a conoscenza dell'esistenza dei mezzosangue; i popoli si accordarono per lasciare il dominio alle creature soprannaturali.

Ormai le due razze convivessero, o meglio, si tolleravano. Agli occhi dei demoni, l'uomo era una forma di vita nettamente inferiore, a tal punto che ai loro occhi, apparivano come semplici mosche con cui erano obbligati a condividere l'ossigeno.

La razza umana era altrettanto consapevole della propria posizione, ma non trovava una sola motivazione per alzare protesta verso questo tipo di governo, in fondo, godevano della protezione del clan di demoni più forte dell'epoca, quello al comando del regno: I demoni cane.

Nonostante, il regno non sguazzasse nell'oro e non vivesse nel agio, nessuno trovava motivo di lamentarsi; ma era altrettanto chiaro, che i demoni fossero più privilegiati. Maggior parte dei titoli nobiliari erano, infatti, in mano loro.
Pochi erano gli umani, che con molti sforzi e sacrifici, riuscivano a raggiungere il loro livello. Una questione di determinazione.

Purtroppo però, quello stile di vita non apparteneva a tutti.

All'angolo della strada, seduto su un marciapiede, un ragazzo dai capelli bianchi, con le orecchie canine del medesimo colore e con due occhi ambrati, che andavano a impreziosire il volto dai lineamenti fanciulleschi del giovane, guardava i passanti con sguardo vitreo. Come se la loro esistenza fosse irrilevante.

Fingeva.

Fingeva di non prestare attenzione agli sguardi indignati della gente.

Che lo giudicassero pure, non era il loro parere quello che contava per lui...

«Inuyasha?»

Una voce melodica e dolce risveglio il ragazzo dallo stato in trans in cui si era abbandonato.
Gli occhi gli si illuminarono, come se tornassero a nuova vita, mentre guardava la donna di fronte a lui.

Una figura slanciata da sinuosi capelli neri, che le cadevano morbidi sulle spalle, per poi scendere dolcemente giù per la schiena, fino ai fianchi; gli occhi marroni, scuri, quasi neri.
Il suo viso era disteso da un caldo sorriso.

Uno di quei preziosi sorrisi, a detta di Inuyasha, che gli scaldavano il cuore.

«Madre»

Il ragazzo balzò in piedi, andando in contro alla donna.

«Non preoccupatevi»

I due si incamminarono verso la loro abitazione, attraversando le bancarelle del mercato, insieme agli sguardi inquisitori delle persone.

Dopo il primo approccio avuto coi mezzi demoni, avvenuto secoli fa, i demoni decretarono che a quegli sporchi mezzosangue, non era concesso niente.
Alloggio, cibo, lavoro, tutto quello che gli abitanti potevano concedere loro.
Chiunque avesse trasgredito questa regola, resa ufficiale dal primo re, avrebbe condotto le stesse condizioni di vita.

L'essere un mezzo demone, metteva Inuyasha in una situazione di costante disagio.

Ogni qual volta accompagnasse sua madre in paese, non mancavano mai le occhiatacce di sdegno da parte dei cittadini.

Ma, da parte della donna non aveva mai notato alcun tipo di considerazione per le malelingue che quella gente lanciava loro contro.

Dopo un breve tragitto, i due arrivarono finalmente a destinazione.

Era un vecchio edificio malandato, con tanto di locanda.
Il proprietario era praticamente sul lastrico e, pur di guadagnare qualcosa, aveva concesso loro di vivere in una delle stanze del monolocale, anche se non potevano dargli poi molto.

Grazie al buon cuore e alla persuasione di Izayoi, i due erano sempre riusciti a cavarsela, in un modo o nell'altro.

Una volta arrivati alla propria stanza, la donna aprì la porta, non era un bel vedere, ma era tutto ciò che potevano permettersi: il era composto da legno marcio, mangiato in alcuni punti dalle termiti, le lenzuola erano rattoppate e polverose; le assi di legno che componevano le pareti erano sporgenti; mentre il pavimento sembrava sul punto di cedere sotto il loro peso da un momento all'altro, per non parlare delle chiazze d'umidità agli angoli delle pareti.

Il letto era singolo, quindi erano costretti a stringersi per starci, ma ciò non creava problemi al mezzo demone che, malgrado fosse molto orgoglioso, essere coccolato dalla propria madre era un qualcosa a cui si concedeva volentieri.

Dopo l'ennesima giornata, passata sotto gli sguardi disgustati e sprezzanti dei paesani, i due andarono a dormire, accoccolandosi l'un l'altro.

Il mattino seguente, furono svegliati dal trainare di una carrozza.

Inuyasha e la madre uscirono, infilandosi tra la massa di persone, che si era ammucchiata in strada, osservando le tre carrozze confusi.

Al seguito dei mezzi, un piccolo demone, con la della verde e gli occhi sporgenti, con le fattezze di un rospo, teneva in mano una pergamena, su cui era riportato il sigillo reale, ovvero, un enorme cane, simile a una bestia, che si ergeva tra le fiamme.

«Udite umani!»

Il piccolo kappa srotolò la pergamena, cominciando a leggere:

"Per ordine di sua maestà, la regina, tutti i più grandi lavoratori del regno avranno l'onore di accedere al palazzo, come ospiti della corona"

I paesani si guardarono sbigottiti, un'occasione come quella capitava veramente di rado.

Il kappa tirò fuori una lista, con su scritti i nomi dei fortunati.

Inuyasha sperò di tutto cuore che tra quei tanti nomi, ci fosse anche quello di sua madre.
Perché nessuno, più di lei, si meritava di entrare a palazzo.

Dal canto proprio, la donna non sembrava altrettanto entusiasta.

«E per concludere, la signora Izayoi»

Delle guardie scesero dai mezzi di trasporto e invitarono i paesani, che erano stati chiamati, a salire sulle rispettive carrozze.

Inuyasha sorrise alla madre, che lo guardava con apprensione.

«State tranquilla, me la caverò»

Cercò di rassicurarla lui.

Lei gli sorrise, ma non uno dei suoi soliti sorrisi, quello pareva più spento e...arrendevole...

Allungò la mano, accarezzando la guancia del ragazzo.

«Fai il bravo figlio mio...»

Furono le sue parole, prima di dirigersi verso una delle carrozze e salirci. Non appena partirono, la platea di persone si disperse, tornando alle proprie mansioni.

Izayoi guardava fuori dal finestrino, consapevole, che non avrebbe più rivisto il suo bambino.










Me:

Ecco il capitolo! Due volte l'ho riscritto!  Vaffanculo wattpad!

Stellinate e commentate

Adieuuu😘

nechann91

Amore a mezzanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora