Libertà sottratta

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Pov's Inuyasha

Rimasi immobile a fissare quella pietra che riportava il nome di mia madre.

Quando? E soprattutto, come era successo? Infortunio sul lavoro? Omicidio?
Ma chi mai avrebbe potuto avercela con lei.

Non so da quanto tempo fossi lì, più fissavo quella lapide e meno mi capacitavo di ciò che stavo vivendo.
Per quanto ci pensassi, dai miei occhi non sgorgava neanche una lacrima.
Eppure sentivo il petto pesante, le mani scosse da fremiti, le gambe non mi reggevano. Era come se il peso di tutti quegli anni mi fosse piombate sulle spalle all'improvviso.

Caddi in ginocchio, troppo provato da tutto.

Avevo perso l'unica persona che mi amasse veramente, mia madre, il mio punto di riferimento.

E mentre pensavo tutto questo, quasi non udì dei passi avanzare dietro di me.

«Sei ancora qui?»

Mi alzai con estrema cautela, posai lo sguardo sul corvino che mi aveva condotto fin lì, di cui non conoscevo neanche il nome.

Il suo viso era una maschera imperturbabile, come se tutto ciò che lo circondasse non fosse affare suo.

Mi assomigliava...

«La regina vuole parlarti»

Che altro voleva quella vecchia?

Mi diressi in modo autonomo verso la sala del trono, senza aspettare il ragazzo alle mie spalle.

Attraversai la navata, fino a ritrovarmi sotto lo sguardo malevolo di quella donna.

Ci fu un silenzio gelido, se qualcuno fosse entrato in quel momento, di sicuro sarebbe subito uscito nel non riuscire a sopportare l'aria tesa che vi si albergava là dentro.

Cominciavo ad innervosirmi.

«Chiudi gli occhi»

Le mie orecchie si tesero, credendo di non compreso.

Guardai quella che doveva essere la mia regina, ero confuso.

«Non lo ripeterò»

Disse in tono seccato, facendo sbattere le unghie lunghe sul bracciolo della sedia.

Non del tutto convinto, obbedì.

Sentì qualcosa che mi si legava intorno al collo, ma non alzai le palpebre, non mi immaginavo la mia punizione se l'avessi fatto.

«Puoi aprire gli occhi»

Eseguì, non notavo nessun cambiamento, mi tastai il collo per capire cosa fosse quella sensazione.

Un rosaio composto da piccole perle nera, a cui a tratti erano attaccate delle piccole zanne, era legato al mio collo.

Ero confuso.

Guardai la donna dai capelli bianchi, ancora seduta sul suo trono, in cerca di una risposta alla domanda che mi albergava nella mente.

«È solo una precauzione»

Si limitò a dire questo, non era propriamente una risposta.

Ma a giudicare dal suo sguardo gelido e dal sorriso sadico che mi rivolgeva, dedussi fosse meglio non commentare.

«Bankotsu, scorta il nostro ospite»

Voltai la testa verso il corvino al mio fianco, che si prodigò in un profondo inchino.

Bankotsu? Quindi era questo il suo nome...

Lo seguì mentre usciva dalla sala, non osai voltarmi indietro, percepivo lo sguardo di quella donna penetrarmi l'anima.

Amore a mezzanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora