Capitolo 1

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"Abbassa il volume!" Gridó Chloe per la seconda volta.
Quella sera a tavola suo padre era stato ancora più silenzioso del solito. Il volto scuro, la barba di tre giorni che si stava facendo grigia, punteggiando quella costellazione di rughe che era la sua faccia; pelle riarsa da muratore, sole e vento, freddo e nebbia. Si era tuffato nel piatto di riso sommerso di parmigiano in busta.
Lo sguardo fisso al televisore, la mano che andava meccanica dal piatto alla bocca.
L'unica cosa che era rimasta era la grande casa ereditata dal padre di sua mamma: la camera matrimoniale di suo padre, la stanza dove dormiva lei,una grande cucina dove una volta si divertiva a fare i dolci con la madre, una specie di salotto con il divano in pelle ormai rovinato coperto da un foulard sghembo e troppo lungo e la vetrinetta con pochi ninnoli mangiato dalla polvere.
Anche nelle altre stanze i mobili erano ordinati in modo casuale.

"E dire che una volta questa casa era così bella..." Pensai tra me e me. "Perché tutto è cambiato? Perché ?"
Mi ritirai in camera. La giornata a scuola era stata abbastanza noiosa, come al solito mio padre non era stato di molta compagnia e l'unica cosa che rimaneva era mettersi le auricolari e star li distesa nel letto ad ascoltare un po' di musica.
Guardai per un po' il soffitto. Pensavo. Pensavo. Ero triste, avevo perso tutto ciò che per me era importante e ora era diventato tutto così monotono.
Pensavo alle mie compagne che quella sera se la spassavano in discoteca.
"Ma cosa ci trovano di così bello in quei postacci dove i ragazzi non fanno altro che provarci e fissarti il fondoschiena dopo che si sono ubriacati per bene. Che schifo."
Alcune volte volevo scappare,andarmene via, tanto non aveva più senso rimanere qui.
Tutte le mie  amiche non fanno altro che evitarmi, mi dicono che sono asociale quando in realtà non capiscono niente della vita.
Pensano che il vero problema sia alzarsi al mattino,mascara,blash,fondotinta e vestiti firmati. Sono sempre così perfettine che mi fanno venire il vomito.
Ma lasciamo stare non ho voglia di pensare a quattro galline, forse è meglio se vado a dormire che è tardi.

Ed è così che cambiò la mia vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora