Così marzo come novembre

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" É con immenso onore che stasera ho il piacere di accogliere, insieme qui con noi, uno dei nostri più grandi orgogli nazionali. Senza necessità di altre presentazioni, per i suoi innumerevoli successi, facciamo un lungo applauso a Christin Forenza."
Sentì le parole rimbombare nelle sue orecchie, ed infine il proprio nome. Le emozioni di Chris in quel momento erano inispiegabili. Sorrideva così tanto che sembrava avesse una paralisi al viso. Il corpo tremante, cercava di distendere le braccia verso il pavimento, per renderle più rigide. Ed ecco che abbassò lo sguardo, vide le sue mani e ne restò sconvolta. Il colore della sua pelle era scuro, il palmo delle mani molto più chiaro rispetto al resto, e le sue lunghe unghia andavano nel giallino. La sua volontà era bloccata, ed il suo corpo aveva una propria autonomia, ma la vista era ben definita dietro a quei suoi occhi. Si diresse verso l'ingresso al palco. Una lunga scalinata l'aspettava
. Sfilava con un abito bianco lungo, camminando su dei tacchi a spillo da poter essere definiti trampoli. Tutto intorno a sé "la platea", che non appena Chris fece ad uscire dalla penombra, esplose in un applauso da frizzarla. Una voce dolcissima uscì dalla sua bocca, erano i ringraziamenti al presentatore e alle mani picchiate una contro l'altra del suo popolo. In fondo alla scalinata, proprio al centro del palco c'era un pianoforte, uno scenario mozzafiato. Il presentatore, all'ultimo gradino sceso da cotanta bellezza, le prese la mano, la portò alla bocca e le diede il benvenuto: " il palco è suo maestà". Si voltò verso il pubblico, annunciò la prossima canzone: "così marzo come novembre" e sparì dietro le quinte.
Chris scorse una lacrima, ma il suo viso non fu bagnato da nulla. Il suo corpo fece un inchino rivolto al pubblico, che di conseguenza quest' ultimi si assolsero in un silenzio tombale. La donna fece tre passi in avanti, si accomodo' su un sediolino dinanzi al piano, ne poggio' le vellutate mani sui tasti lisci e si lasciò andare; Chris prese nuovamente il comando.
Chiuse lentamente gli occhi, per perdere completamente il contatto con la realtà - era tutto nella sua mente: la posizione dei tasti, il suono delle note che sprigionavano una volta pressati - Si perdeva tra le nuvole e danzava nel vento, perdeva il peso di tutto, era quello il suo status di completo benessere. I 4 minuti e 25 secondi della sua musica, trascorsero in un niente, e prima ancora di riaprire gli occhi, una mano si poggio' sulla sua spalla; una voce ripeteva con ansia il suo nome, una voce familiare, perpetuamente vicina; era Eric che incitava ad un suo iminente risveglio.
Chris riapri' gli occhi, bofonchio' qualcosa a Eric, che lasciò la stanza non appena avvertì cenni di vita della consorte. Chris scoprì le coperte, abbasso' lo sguardo e lo fissò ai suoi piccoli piedi - bianchi come porcellana - si alzò dal letto con calma, s'infilo' le sue pantofole pelose ed uscì in cucina. Si rivolse ad Eric, con aria disinvolta, e con un unico tarlo nella mente:
- La colazione?
- Non c'è tempo Chris, sono le 5!
Eric prese il cellulare posato sul tavolino posto in cucina, digito' una serie di numeri e attivo' il vivavoce, il cellulare squillo' per tre volte, poi una voce flebile rispose dall altro capo. Eric disattivo' il vivavoce, porto' il cellulare all orecchio destro, e si diresse in soggiorno.
Chris era in dormi-veglia, accomodata su una sedia, immobile in cucina, e dinanzi a sé una brocca mezzavuota di caffè americano. In quel momento avrebbe mangiato di tutto: dal dolce al salato, dai pan cake a uova ad occhio di bue e bacon.
-mmmh pan cake - brontolo' desiderosa da bambina capricciosa.
Prese la brocca bollente, verso' il contenuto in una tazza, e aggiunse 2 cucchiaini di zucchero. Bevve l'intrugio molto lentamente, e i suoi occhi si schiusero del tutto.
Senti' delle urla provenire dal soggiorno, accompagnate da bestemmie fuori luogo.
Eric ritorno' in cucina, ovviamente era lui l artefice di tutto quel baccano. Si rivolse a Chris
- Actor ha dato forfeit, dice che sarà lì a fine concerto, ma chi ci crede (?!)
Chris finse un espressione incredula, ma non era per niente in linea con ciò che diceva Eric.
- Faccio un'altra telefonata - ribatte' Eric.
Chris mantenne la stessa espressione, finche' Eric, lascio' nuovamente la cucina.
Mando' giù l ultimo goccio di caffè, si guardó intorno, e poi si diede da fare: sgomberó il tavolo dalle tazze e la brocca, e le diede una sciacquata. Oramai era sveglia.
Alzó lo sguardo alla parete di fronte per rendersi conto dell'ora esatta. L'orologio puntava le 5 e 20. Le restava circa un'ora per essere pronta per il concerto. Era emozionata un po' troppo per non essere lei stessa la protagonista e si chiedeva come stesse emotivamente Benedetta. Le invió un messaggio su whatsapp, aspettò alcuni secondi per una risposta veloce, che non le fu concessa.
Eric rientrò in cucina, molto meno in ansia da come si era presentato in precedenza, ammicco' un sorriso a Chris e le disse:
- Andiamo col professore. Per le 6 e mezza in punto sarà giù ad aspettarci. Cerchiamo di essere puntuali, sai quanto è preciso di suo.
- Va bene Eric. Io comincio a preparami - rispose Chris in modo pacato.
La ragazza si diresse direttamente in bagno, li dove non sarebbe uscita per i prossimi 30 minuti. Si diede una sciacquata al viso, si mise una crema idratante, e poi sotto con il trucco elaborato. Eric, nel mentre, nell'ultima stanza in fondo, era già quasi pronto per uscire - indefinita l'ora in cui aveva dovuto svegliarsi per far andare tutto liscio - Indossava una camicia bianca di seta e alle maniche dei gemelli in stile musica, infatti erano delle chiavi di bemolle laccate in oro; dei lunghi pantaloni neri, che calzavano alla perfezione, sorretti da delle bretelle color berdaux. Gli scarpini erano in stile classico sportivo, con punta appena arrotondata, di color nero luccicante, in ecopelle. Sull'appendiabiti, posto in vicinanza della porta d'ingresso, accanto proprio al vistoso smoking, pose anche un cappello in stile classico - in tono con gli scarpini - che avrebbe indossato per camuffare, in qualche modo, il suo volto oramai sfregiato. In attesa che si facesse l'orario per scendere, Eric cercava in tutti i modi di farsi riuscire al meglio il nodo alla cravatta. Dinanzi allo specchio aveva perso più di dieci minuti, e dal nervoso che gli stava tornando per gli innumerevoli tentativi andati male, decise di farne a meno, cogliendone il lato positivo: Sbottono' il penultimo bottone e dalla sua prospettiva aveva un aria piu giovanile e sexy.
Senti' aprire la porta del bagno, e si rivolse a Chris, con volume alto:
-Hai finito lì dentro?
La ragazza gli diede conferma
- Si, é libero
Chris uscì dalla stanza. Il suono dei suoi scarpini rischiava di far svegliare, di primo mattino, gli inquilini del piano inferiore. Si fermò per un attimo dinanzi alla porta della camera da letto, attraverso la quale c'era Chris in via preparatoria. Improvvisó un tip tap.
-Eric, sono le 6 del mattino, sarebbero capaci di ammazzarci per questo suono!
Eric avanzó in bagno, si sciacquó il viso e lavo i denti. Uscì in molto meno tempo della consorte; sentì un buon profumo provenire dalla camera da letto, con la porta appena aperta da Chris. Fece una profonda ispirazione, cammino'  per il corridoio e disse:
- Alien
Si fermò di botto, Chris fuoriuscì dalla camera.
Il giovane Eric la squadró dalla testa ai piedi.
I capelli lunghi le cadevano sulle spalle, portava degli orecchini a cerchio, in oro giallo. Il vestito era scollato, e dava rilievo al seno; arrivava fino giù ai piedi, con apertura alle gambe, che si esponevano non appena la donna faceva un passo in avanti. Era color champagne, in abbinamento perfetto con i suoi capelli, e le scarpe con i tacchi a spillo. Il viso era incantevole, da attrice Hollywoodiana, e con un rossetto color rosso acceso.
Chris si rivolse ad Eric con tutta la sicurezza acquisita dal tempo perso per prepararsi
-Allora, può andare?! Con un sorriso ammiccante e provocatorio.
Da parte di Eric non ci fu alcuna risposta, se non un sussulto provenire dalla gola.
Il cellulare del ragazzo suonò. Era il professore, che attendeva in macchina, posteggiata proprio di fronte all'ingresso del parco, con i suoi precisi cinque minuti di anticipo.
Eric rispose:
- Prof. Si, scendiamo.
Prese le chiavi di casa e del cancello, indosso' il cappello, poi lo smoking, poi aprì la porta, e da gentiluomo fece uscire prima la donna. Presero l'ascensore, si diedero un ultima guardata allo specchio interno, ed uscirono fuori al cancello del grattacielo. Proseguirono attraversando il parco. Aprirono il cancello principale, e la videro. La Juke del professore era proprio lì. Il professore era a due passi distante dalla vettura, con una sigaretta alla bocca. Era suo solito indossare una camicia, e quella mattina restó fedele; indossava dei lunghi pantaloni beige, e dei semplici scarpini neri. Aveva un aria semplice e intellettuale.
Salutò i due ragazzi e fece i complimenti a Chris per l'eleganza, disse ai due che c'era da aspettare ancora Benedetta. Poi tese la mano verso Eric, picchiando con le dita sul filtro della sigaretta per ciccare
-Fumi a metà?
- perché no - ribatte' Eric prendendo la sigaretta dalle dita del professore. Fece al massimo due tiri - il filtro era bagnaticcio e sentiva in bocca un sapore insolito alla cannella, gli comincio' a pizzicare leggermente la lingua -
- Finiscila - disse Eric al professore allungandogli la sigaretta.
Il professore la riprese, fece un tiro a pieni polmoni, e poi la gettò in un posacenere portatile, che ripose in auto.
- Ti sta bene la cicatrice al volto, da un tocco di personalità - disse il professore ad Eric, accennando un sorriso
- Resterò uno sfregiato a vita, oramai. Dovrebbero riportarlo sulla mia carta d'identità, in segni particolari, in grassetto "SFREGIATO"
Chris scoppiò a ridere, e disse
- Non sono più riportati i segni particolari sulla carta d'identità
Eric si portó una mano sotto al mento, inclinó il capo, per apparire sconcertato, e rispose
- É vero, chissà dove ho smarrito la mia ultima carta d'identità?! sono anni che mi riconoscono dalla patente.
Il professore restava in silenzio, con un sorriso stampato in faccia, a vedere la coppia sogghignare. Prese una cicca dalla tasca e la portó alla bocca - sapor cannella -
Il cancello principale cominciò ad aprirsi. Uscì fuori Benedetta, in tenuta anch'essa elegante, e con lo strumento portato in groppa.
Rivolse a tutti un buongiorno e si scusò per il ritardo.
Il professore la fissò con fare tutto serio e le rispose
- Calma bambina, il concerto è tuo!
Salirono tutti in macchina. Il professore chiese a Eric di allacciarsi la cintura - la sicurezza prima di tutto.
Allaccio' anche la sua, un rapido sguardo ai finestrini retrovisori e mise in moto. Da dentro il bauletto anteriore, prese degli occhiali da sole, tolse quelli per la vista, e le indosso'.
Poi accese lo stereo dell'auto e avvio un mp3. Einaudi a pianoforte - nuvole bianche.
Il professore chiese ai tre se volessero ascoltare qualcosa di più forte, ma non ci fu risposta, sembrava fossero appisolati tutti. Si lasciò trasportare anche lui dalle note di quel piano, ma quasi come effetto opposto, il cuore dell'intellettuale batteva forte, era in tachicardia, emozioni che egli stesso non sapeva descrivere. Talvolta, quando entrava in quel mood, gli venivano dei capogiri, e successe anche quella volta. Sapeva assorbire la musica, la sentiva dentro.
La dolce melodia terminò, e i quattro ragazzi erano già in arrivo al conservatorio. Il professore imbocco' l'ultima traversa, lì dove non più di trecento metri avrebbe dovuto posteggiare l' auto. Fece scendere dal suv i tre passeggeri, e si fece aiutare dal giovane con le manovre per rientrare nelle strisce blu del centro città. Si avviarono verso la scuola di musica, e le stradine, i vicoli della città erano stupendi. Si sentiva un profumo di dolci e caffè provenienti dai bar per strada, si fermarono ad uno dei tanti per consumare una bevanda. Un cappuccino per Chris e due caffè per i signori, mentre Benedetta volle rinfrescarsi la bocca solo con un po' d'acqua frizzante.
Era da tanto che il professore non assaggiava il caffè. Era stato lontano dal posto per un bel po', e ciò che mandava giù la mattina altrove, non poteva definirsi con lo stesso nome della bevanda che in quel momento assaporava. Tre dita di liquido cremoso, sapore ed energia.
Uscirono dal bar, dopo che Chris fu andata in bagno. Attraversarono un arco che si apriva in una lunga discesa, piena zeppa di bancarelle, sulle quali c'erano libri usati in vendita. Si poteva trovare di tutto in quel posto, dai grandi classici a romanzi d'amore meno commerciali. Si respirava aria di cultura e di altri tempi. Proseguirono a tentoni lanciando sguardi fugaci, e tra gente di diverse etnie. La stradina sfociava in un incrocio a quattro vie, dove sulla sinistra ci si ritrovava una piazzetta. Il conservatorio era situato sul versante destro invece; dall'esterno pareva un santuario.
Fuori l'ingresso principale, c'erano tanti giovani ragazzi e ragazze, tutti messi a tiro per il concerto. Un buon osservatore riusciva a capire subito chi doveva esibirsi, si notava dal viso, i protagonisti erano tutti super emozionati e ansiosi.
Il conservatorio presentava, dopo il portone d'ingresso, un lungo corridoio spazioso, e percorrendolo sui lati vi erano delle aule, separate dalla zona in comune da delle porte. Ognuna di quelle porte aveva un grosso oblò posto al centro, attraverso il quale si poteva spiare. L'ultima aula in fondo al corridoio, sul versante sinistro, era la preferita di Benedetta, che di consueto restava sempre libera, e per fortuna anche quella mattina la porta era spalancata. All'interno, posto proprio vicino al finestrone anni '50, vi era un pianoforte in stato grezzo, ma comunque invitante.
Benedetta fece entrare prima gli ospiti e chiese loro di mettersi comodi su qualunque sedia volessero. Si liberò del borsone portato in groppa e prese dall'interno di esso lo strumento. Si posizionò proprio dinanzi al pianoforte, e poggio' il contrabasso a terra. Intanto Chris si sedette sulle gambe del compagno su di una sedia in prima fila, mentre il professore sedeva su quella accanto. Il professore era come assente, a fissare gli occhi sul contrabbasso, in attesa che Benedetta cominciasse a farlo suonare.
La musicista, per riscaldarsi, improvviso' delle note, e sul volto degli auditore ci fu un sorriso. " La musica è capace di trasportarti in un'altra dimensione, dove tutto è più leggero".
Passati circa due minuti, in quell'aula armoniosa, si sentì un botto. Il professore era  disteso a terra, privo di conoscenza. Eric si alzò di scatto, facendo sobalzare Chris dalle sue gambe, mentre  la ragazza lancio' un urlo in cerca di aiuto. Eric richiamo' il professore, sperando in una risposta, gli mollo'  una sberla, ma non ci fu reazione. Provo' a sentire il respiro e il polso, per scongiurare un attacco cardiaco, ma non era quello il caso.
Aaron era semplicemente andato.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 03 ⏰

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