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È solo uno scherzo, vero?

Cos'è, una specie di stalker o roba simile? E poi come diavolo aveva fatto ad avere il suo numero???

Si passò una mano fra i capelli, continuando a guardare il telefono, indeciso sul da farsi.
Non voleva rispondergli, ma la tentazione di sapere cosa volesse era tanta.

Così digitò velocemente.

"Che vuoi? E come hai fatto ad avere il mio numero?"

Aspettò e dopo pochi secondi arrivò la risposta.

"Questo non è importante, la cosa importante è che mi servono 30 dollari, quindi pensavo di farmi trovare all'entrata domani, così me li rendi. Non dimenticarli"

Ed era basito per cosa aveva letto. Non può essere serio.
Guardò incredulo lo schermo e riprese a scrivere.

"Non ti darò i miei soldi, Oswald"

È assurdo: i punzecchiamenti a scuola sono una cosa, ma questa è una vera e propria estorsione.

Aspettò nuovamente risposta, che non tardò ad arrivare.

"Ti aspetto alle 8.00 in punto, non tardare"

Che cazz-? Ma fa sul serio?

Stava per replicare, ma cambiò idea. Meglio lasciar perdere, non ne vale la pena.

Diede un'ultima occhiata al telefono, prima di lanciarlo alla sua destra; quest'ultimo fece un tonfo sordo sul divano.
Chiuse gli occhi, per poi passarsi le mani sul viso, i gomiti sulle ginocchia.

Perchè a me? Che ho fatto di male?

Si alzò e andò in bagno; aprì il rubinetto per poi gettarsi dell'acqua fredda in viso. Espirò e si guardò allo specchio; esso distorse la sua immagine per un secondo, prima di rivelare nuovamente se stesso, solo che il suo riflesso era più.... oscuro.

Ci mancava solo lui.

"Ti rendi conto di quanto sei patetico, vero?"

"Ti prego: lasciami in pace" la sua voce era oramai un sussurro... non voleva neanche guardarlo.

"Ti devo forse ricordare cosa è successo l'ultima volta che hai lasciato che un bullo se la prendesse con te?" L'espressione nel riflesso si fece più seria.

Ed si toccò il torace d'istinto.

Suo padre ci era andato pesante quel giorno, così tanto che non volle più togliere la maglietta di fronte gli altri.

"Lascierai che accada di nuovo?" Continuò.

Finalmente Ed lo guardò, gli occhi divennero rossi e brucianti per le lacrime che minacciavano di uscire. Strinse la maglietta che gli copriva il petto e riabbassò gli occhi, preferendo guardare un punto non preciso.

Restò in silenzio.

"Lascia che prenda il comando, sono più forte, lo sai"

I suoi occhi si dilatarono, e riprese contatto con il suo riflesso.

"No! No, io.... io posso farcela. Non ho bisogno di te..." Alzò la voce di poco, stringendo forte il lavabo con entrambe le mani.

"Sai benissimo che non è vero"

"Vattene" il tono aumentò.

"Sappiamo entrambi che non puoi-"

"HO DETTO VATTENE!" Gridò, tirando un pugno contro lo specchio, il quale vetro si ruppe in mille pezzi.

Finalmente il suo alter ego scomparve, e il ragazzo finalmente si rilassò.
Non gli cederà mai il posto, e non lasciarà che prenda il sopravvento. Dio solo sa cosa potrebbe fare.

Si guardò la mano ferita e dolorante, dalla quale sgorgava del sangue dalle nocche.

Le lacrime finalmente scesero.

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Le 8.00 in punto.

Sono le 8.00 in punto e lui è lì: davanti l'ingresso appoggiato contro il muro, fumando una sigaretta e chiaccherando con alcuni suoi amici, compresa Ivy.

Ed inghiottì nervosamente.

Guardò per un attimo la sua mano destra, quella offesa che fasciò con cura la notte scorsa, e la toccò leggermente, ripensando allo sfogo che ebbe quella sera.
Osservandola, prese in qualche modo coraggio.

Cominciò a camminare a passo svelto, e una marea di pensieri presero posto nella sua testa.

Ok, magari neanche se lo ricorda, magari lo ha scritto tanto per mettermi ansia o qualcosa del genere, per sentirsi come se avesse il comando, per stuzzicar-

"Oh, hey!"

Merda.

Come ha fatto a ritrovarsi già alla porta, ma soprattutto così vicino a lui?

Girò lo sguardo verso il suo interlocutore, il quale sorrise di sghembo nel vederlo. Notò come il corvino osservò per un attimo la sua mano, e il suo ghigno scomparve, lasciando posto a qualcos'altro che Edward non riuscì a comprendere appieno.

Oswald si ricompose all'istante. Gli tornò il sorriso seppur lieve, e avanzò verso di lui, fino a quando non si ritrovarono a pochi centimetri l'uno dall'altro.

"Allora, portati i soldi?" Oswald fece un tiro con la sigaretta, per poi sbuffare fumo dal naso.
L'odore di tabacco invase le narici di Edward, che fece una smorfia di disgusto.
Altri alunni osservarono la scena, avendo capito cosa stesse accandendo.

"No. Non avrai un centesimo da me, non importa cosa farai. E adesso lasciami in pace, devo andare a lezione"

Gli amici di Oswald, così come tutti i presenti, guardarono attoniti la scena e, conoscendo molto bene l'irascibilità di quest'ultimo, si prepararono al peggio.

Oswald rise debolmente, buttando la sigaretta per terra, spegnendola con la suola della sua scarpa; chiuse per un'attimo gli occhi, per poi riaprirli e osservare il ragazzo più alto.

Smise di ridere.

Con audita velocità, prese con forza il colletto di Ed con entrambe le mani, stringendolo e tirandolo a se.
I loro visi erano oramai a circa 2 centimentri di distanza, e i loro nasi quasi si sfioravano. Lo sguardo furente di Oswald scrutava quello deciso ma un po' intimorito di Edward, il cui cuore prese a battere velocemente senza che il ragazzo ne capisse il motivo, ma sicuramente pensò fosse per la paura di cosa sarebbe accaduto nei secondi avvenire.

La domanda che si porsero tutti, compreso Ed, fu la seguente:

Lo avrebbe picchiato?

The nerd and the bully | NygmobblepotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora