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poi la sera si alza in piedi e fa quell'espressione che
pensavo non avrei più visto
e va bene per innamorarsi oppure per morire
è un sorriso, forse un ghigno malinconico
una sera - fulminacci

pov dario
n:«che guardiamo?»
mi dice nicolas appena entrato in casa mia.
d:«che ne dici di "The Babadook"?»
n:«no, per carità! odio i film horror.»
d:«e perché mai?»
n:«perché mi mettono ansia.»
d:«perché ti caghi addosso.»
n:«stasera mi pari più simpatico del solito!»
d:«è mattina, scemo.»
n:«gne gne gne, come ti pare...»

sorrido.

d:«vieni, dammi la tua giacca.»

sorride.

n:«grazie.»
d:«figurati.»

la prendo e mi incammino verso camera mia, mentre nicolas si siede sul divano, proprio come se fosse casa sua.
questa giacca nera come la pece mi inebria di un profumo meraviglioso, che mi incanta.
è quasi più forte dell'odore del deodorante per ambienti che spruzzo in ogni dove per casa mia.
la appoggio nell'appendiabiti, mi giro e ritorno in salotto.

n:«possiamo guardare "la città incantata"?»
d:«quello dello studio ghibli, dici?»
n:«sì, non l'ho mai visto e me ne hanno sempre parlato.»
d:«certo che possiamo.»

amo lo studio ghibli e penso che "spirited away" sia il film migliore prodotto da hayao miyazaki.
è incredibile che sia uscito nel 2001.
mi ricordo la prima volta che lo vidi, al cinema, assieme ai miei amichetti delle elementari.

mi siedo vicino a nicolas — non troppo — e premo "play".

pov nicolas
è passata mezz'ora dall'inizio del film, ma dario è l'unica direzione dei miei occhi.
la sua mano è appoggiata alla gamba che muove continuamente su e giù, i suoi capelli sono più lunghi del solito e sembra che non si faccia la barba da un po'. indossa una felpa nera e una tuta grigia, invece le sue scarpe sono amaranto.
il suo stile è molto semplice.
semplicemente fantastico.
sul tavolino piazzato tra noi e la televisione noto invece un piccolo quaderno.
anche questo è nero ed è chiuso da un laccio.
la mia irrefrenabile curiosità mi spinge a chiedere cosa sia, anche se già lo so.

d:«oh... niente di che. è uno dei tanti blocchi per appunti dove scrivo. sai, per il podcast e roba così.»

il fatto che lui scriva mi affascina un sacco: sono poche le persone che lo fanno, specialmente alla sua età.
è una cosa molto, molto attraente, a parer mio.

d:«vuoi dare un'occhiata?»
n:«sì, grazie.»

dario prende il quaderno e me lo porge, rimettendosi poi a guardare il film.
lo apro e lo sfoglio pian piano.
la sua calligrafia è disordinata e minuscola, ma molto comprensibile.
pure questi fogli profumano di lui.
l'occhio mi cade poi su una parola: amore.
"adesso invece mi ritrovo qua, a dubitare sulle mie teorie a causa di un ragazzo minuto, che custodisce in sé l'antidoto fatto appositamente per la mia malattia."
resto attonito, trasognato.
cosa significherebbe?
a chi si riferisce?
a dario piacciono i ragazzi?
dario è innamorato?
dario sta male?
i battiti del mio cuore sono aumentati.
le mie mani tremano.
i miei occhi sono sbarrati.
una parte di me vuole spiegazioni.
l'altra pure.

n:«dario...»
d:«dimmi.»
n:«posso sapere..?» dico, mentre gli porgo il brano da lui scritto.

dopo attimi di silenzio che sembrano interminabili, dice:

d:«cosa c'è da sapere?»
n:«non capisco...»
d:«cosa c'è da capire?»

alzo lo sguardo e lo vedo sorridere, o forse è un ghigno malinconico.
mi guarda con i suoi bellissimi occhi di un marrone profondo, che gli addobbano il viso perfetto.
lui è perfetto.
questo momento è perfetto.
chiude il taccuino e lo ripone nel tavolo, per poi tornare ad osservare le palline di fuliggine nel televisore, senza dire una parola.

pov dario
11:00
abbiamo appena finito di registrare un salotto e c'è voluto meno del previsto.
eravamo, come sempre, molto sprizzanti e spero che nessuno noti la faccia piena di lividi di nelson.
ieri sera — o meglio, stamattina — non sarei riuscito a spiegare la situazione a nic, perciò ho voluto mantenere la calma.
non so come, ma ce l'ho fatta.
non mi posso lasciare travolgere dai sentimenti, perché ancora, di quel che provo, non so nulla.
io non lo so, lui non lo sa, nessuno ci capisce niente.
ma per ora, mi va bene così.
spero solo che un giorno smetta di comportarmi come un bambino di prima media e riesca ad elaborare le emozioni in modo giusto.
forse, un giorno.

f:«dai, come no? questo tavolo è qua da chissà quanto tempo! deve essere fissato!»
n:«ah frank, quanto sei noioso! fissalo tu!»
t:«sembrate dei bambini di 4 anni!»
n:«stai zitto tonno!»
t:«oh! el back si è incazzato! piccolino... cucci cucci!»
n:«tua mamma.»

le risate dei ragazzi accompagnano questa conversazione sostenuta da una parte all'altra dello studio.
devo dire che, anche se odio le persone rumorose, gli urli qua dentro mi mettono allegria, la maggior parte delle volte.
mentre preparo il cibo per la puntata che registreremo a breve, il mio occhio cade su nelson.
sta gironzolando per lo studio da un po' di minuti, apparentemente senza una meta.
mi sembra giù di morale.

d:«oi nels!»
ne:«oh, dimmi.» dice avvicinandosi.
d:«che è successo?»
ne:«no io... niente di che, non preoccuparti, sono solo molto stanco.»
la sua risata nervosa, però, mi suggerisce il contrario.
d:«sei sicuro? guarda che a me puoi dire tutt-»
ne:«sicurissimo! 100%!»
d:«contento te, contenti tutti.»

pov nelson
non ci capisco più nulla.
non so come comportarmi.
il bacio di qualche ora fa mi ha completamente scombussolato, ho perso la ragione.
lui lo sa? cioè, nel senso, sa quello che provo?
e... se provasse la stessa cosa?
no, no è impossibile.
ma mi ha baciato...
cosa devo fare? come si gestiscono queste situazioni?
a volte vorrei essere meno... meno freddo. vorrei manifestare in modo esplicito i miei sentimenti, ma proprio non ci riesco.
e non riesco nemmeno a parlarne.
se io gli esprimessi quello che provo... lui mi accetterebbe ancora per quel che sono? oppure mi disprezzerebbe?
se non mi parlasse più? oddio... se mi sputasse?
ma che schifo! non voglio che mi sputi.
se alzasse le mani?
no grazie, non ci tengo.
mentre vago per lo studio vedo nicolas e cesare che ballano.
perché in questo studio ballano tutti?
il più alto lo sta tenendo per i fianchi, mentre l'altro gli si appoggia al petto.
no. così non va. non mi piace.
ma pare che non sia l'unico a disprezzare questo gesto...

ciao.
scusate per l'inattività, ma preferisco scrivere quando ho voglia e bene, piuttosto che farlo quando sono di cattivo umore e in malo modo.
spero che non mi odierete per questo.
grazie per aver letto questo capitolo.
alla prossima :)

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 09, 2020 ⏰

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