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Avete presente quando il senso di ansia si trasforma in vero e proprio panico, quando i pensieri e le preoccupazioni che invadono la mente sono tante a tal punto che si ha la sensazione di non poterle reggere tutte quante insieme?
Credo che tutti, almeno una volta nella vita, abbiano avuto la sfortuna di provare una sensazione di questo tipo.
E oggi, proprio ora, posso dire di averla testata anche io.
Sono le 21.30 e stranamente sono giá sotto le coperte, di solito a quest'ora sto ancora cenando, spesso mentre finisco i compiti che, per pigrizia, non ho voluto svolgere durante il pomeriggio e che mi ritrovo a fare in modo rapido e confusionario prima di andare a dormire.
Il momento che piú preferisco della giornata é quando, dopo essermi fatta la doccia e dopo aver preparato e piegato sulla sedia i vestiti da mettere il giorno dopo, riesco finalmente ad appoggiare la testa sul cuscino e con quest'ultima incomincio a farmi dei film mentali assurdi, come se fossi in un mondo parallelo, in un mondo tutto mio.
Sta sera é diverso, ho sperato che la giornata passasse il piú lentamente possibile per non dover arrivare mai a questo momento, o comunque per arrivarci piú tardi che mai.
Ma eccomi qua, lo sguardo fisso alla parete e il vuoto nello stomaco.
Solo quando aprii gli occhi di colpo, a causa del fastidioso suono di un clacson accompagnato dalle urla di mia madre, mi accorsi che la camera era riempita, centimetro per centimetro, dalla calda luce del sole e di conseguenza capii che era giá mattina!
Mia madre bussó insistentemente e nervosamente alla porta piú e piú volte, sentivo il rumore dei suoi tacchi fare avanti e indietro nel corridoio, senza mai un attimo di sosta.
A un certo punto, con voce soffocata esclamó: "Vickie, sei pronta? Tuo padre ti sta aspettando sotto casa!"
Io, cercando di mantenere la calma, risposi: "Ehm...si si mamma, 2 minuti e scendo."
Quel giorno avrei voluto svegliarmi presto, un po' per prepararmi psicologicamente a quello che sarebbe potuto accadere in giornata, un po' per curare il mio aspetto estetico e rendermi un minimo presentabile difronte all'uomo che non vedevo da ben 15 anni.
Grazie alla sveglia che, casualmente proprio quella mattina, aveva deciso di non suonare, indossai le prime due cose tirate fuori dall'armadio: un paio di jeans neri a vita molto alta, con due strappi, non troppo eccessivi, sulle ginocchia e una maglia rosa carne, molto semplice, ma con il colletto alto.
Raccolsi i capelli in una coda alta e tanto stretta, quasi da farmi male alle tempie, lasciando cadere sul viso le mie solite due ciocchette di capelli.
Coprii le occhiaie, purtroppo molto evidenti, con un velo di correttore e allungai le ciglia con innumerevoli strati di mascara.
Spruzzai, come é mio solito fare, su entrambi i polsi e sul collo una quantità industriale di profumo, ho scelto una fragranza delicata, fresca e molto fine, mi é stata regalata da Harry, il mio ragazzo, lui si che conosce i miei gusti alla perfezione!  Indossai le mie amate e comode scarpe da ginnastica nere, lo stesso colore della giacca di pelle che mi misi un attimo prima di fiondarmi giù dalle scale.
Scalino dopo scalino pensavo a cosa avrei potuto dirgli una volta trovatomelo davanti e non appena la mia mano si posò sulla maniglia ghiacciata della porta di casa, sentii una leggera pressione sulla mia spalla e quando mi girai vidi il volto arrabbiato, o forse preoccupato di mio fratello Caleb.
Con tono autorevole mi disse: "Sei sicura? Vickie sai come la penso."
Io annuii, lui continuò: "Ok beh...ricordati di chiamarmi, per qualsiasi cosa!" Con un sorriso provocatorio stampato sul volto gli dissi: "Sei dolce quando ti preoccupi per me, peccato che non succeda tanto spesso!" Lui mi guardò imbarazzato facendo una smorfia con la bocca. Conclusi dicendo: "Dai...ora vado, mi sta aspettando giá da parecchio tempo!"
"Pff...ricordati che noi l'abbiamo aspettato per ben 15 anni, un minuto in piú o uno in meno in questo caso non fará la differenza!" Commentó lui.
Decisi che era il caso di finire lì la conversazione, posai frettolosamente le mie labbra sulla sua guancia e facendomi coraggio spalancai la porta.


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