-𝓽𝓮𝓷𝓽𝓱-

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오후 여섯 시

Dovevo affrettarmi, la scuola avrebbe chiuso in mezz'ora e non potevo assolutamente perdermi la perla del giorno solo per colpa di quel dannato prof d'arte che non mi aveva voluta lasciar andare

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Dovevo affrettarmi, la scuola avrebbe chiuso in mezz'ora e non potevo assolutamente perdermi la perla del giorno solo per colpa di quel dannato prof d'arte che non mi aveva voluta lasciar andare.
Avevo passato tutto il pomeriggio a realizzare un dipinto riguardante il surrealismo, pieno di oggetti messi insieme senza un vero e proprio significato.
Iniziai a correre a più non posso, la testa tra le nuvole e tra le possibili parole dell'anonimo che danzavano a un ritmo mancante. Salii di fretta le scale per raggiungere il secondo piano, quando mi scontrai con qualcuno cadendo a terra.
Scivolai dalle scale finendo ai piedi di esse, sentendo un colpo al fianco destro che mi fece strizzare gli occhi dal dolore.
«y/n stai bene?! Che ci fai qui a quest'ora? Madonna non guardi mai dove vai..»
«H-Haechan? Che ci fai tu qui?!».

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Lee Donghyuck o come si fa chiamare dagli amici Haechan, è stato uno dei miei amici più stretti fin dalle elementari. Non ci parliamo spesso ma quando lo facciamo restiamo ore e ore a ridere e scherzare senza mai fermarci. Haechan lavora part-time in un café della zona, posto molto frequentato dagli studenti della nostra scuola e questo lo rende molto popolare, soprattutto tra le ragazze che non gli staccano mai lo sguardo di dosso, chiedendogli continuamente di uscire. Fuori dal lavoro se la cava: siamo in classe insieme e l'atmosfera è sempre piacevole quando lui è presente, lo si potrebbe paragonare al sole, perché illumina le giornate a tutti con il suo splendido sorriso a trentadue denti.

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«Io dovevo consegnare qualcosa in... Segreteria ecco..» Mi rispose il moro porgendomi una mano per aiutarmi, accettai l'aiuto per poi alzarmi e massaggiarmi il fianco dolorante.
«È ancora aperta? Sono le sette e venti, il personale avrebbe dovuto lasciare l'edificio da un pezzo»
Inclinai la testa abbastanza confusa, sapendo di essere sempre io l'ultima a chiudere la porta d'uscita.
«Ecco.. Sì ma h-ho infilato sotto la porta delle carte riguardanti il gruppo sportivo primaverile, era urgente, sai..» Credetti alla versione del ragazzo senza fare troppe storie, anche se era un mio amico non doveva per forza dirmi tutto, sarebbe un comportamento invadente da parte mia chiedergli cosa, quando, dove, con chi e perché.

«E tu che ci fai qui? Non dovresti essere già in cammino per tornare a casa?»
«Mi sono ricordata poco fa di aver lasciato dei quaderni in classe, tutto qui..» Risposi con la prima cosa tirata fuori dal cassetto di bugie situato nella mia mente. Il ragazzo annuì per poi riprendere a parlare.
«Mh, ti ricordi della festa di cui ti ho parlato all'incirca due settimane fa? Ecco, un mio amico ha detto che sarà questo sabato alle 9, che ne diresti di venire? Hai cambiato idea?..Ti prego non voglio stare da solo con Chenle, quel ragazzo è strano..»
«In realtà me n'ero completamente dimenticata» Ridacchiai spostandomi i capelli dietro le spealle così da non averli d'intralcio durante la conversazione.
«Da chi è organizzata? Ci sarà tutta la scuola? Perché se è così proprio n-» Non riuscii a finire la frase che Haechan mi interruppe.
«E che t'importa? Non devi per forza parlare con tutti.. Eddai y/n solo per questa volta» Ci pensai qualche minuto, poi, sovrastata dalla pena che mi faceva il ragazzo al solo pensiero di stare una serata intera in compagnia del più casinista dei casinisti, mi fece cedere.
«E va bene, sabato alle 8 a casa mia, chiaro? Adesso muoviamoci prima che ci caccino fuori» Sospirai e lo salutai di fretta, avviandomi poi verso la classe tanto attesa. Haechan non sapeva nulla.
Non sapeva delle bellissime letterine sotto il mio banco, non sapeva dell'ansia che mi prendeva ogni volta che leggevo ogni dannata sillaba, delle vampate di caldo che avevo dopo aver realizzato il significato della composizione oppure della voglia che avevo di conoscere quella persona.
Haechan non sospettava nulla.
Quello era un posto mio e dell'anonimo, solo nostro, e nessuno poteva entrarci se non i nostri cuori. Anche perché erano loro a comandare, non le nostre menti.

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Arrivata a destinazione entrai nella stanza e un enorme sorriso comparve sul mio viso quando notai che il solito bigliettino era stato posato sopra il banco con un piccolo pacco bianco, chiuso da un nastro rosa, diverso dagli altri giorni.

"Vorrei rincontrarti,
magari sotto la pioggia battente,
i nostri corpi bagnati poiché
privi di un ombrello che si stringono bisognosi l'uno dell'altro.
Lo farei sempre
solo per sentirti così vicina, così vicina da sentire
ogni tuo singolo battito
così vicina da farmi mancare il respiro
così vicina da baciarti,
e sentire il cuore esplodere all'insieme di tutte quelle
emozioni che mi fai provare
che solo tu mi fai provare."
-Anonimo

Appoggiai una mano al petto per sentire se fossi ancora viva dopo la lettura e accarezzai il pezzetto di carta, come se fosse qualcosa di prezioso.
Forse perché lo era, per me.
Successivamente spostai lo sguardo verso il pacchetto per poi aprirlo con delicatezza.

"Vedo che sei molto concentrata,
ti ho portato questi biscotti,
mangiali prima di tornare a casa, okay?
buon quadro, principessa.
...
...
..."


7:38 pm

ANGOLO AUTRICE 🌙Mi scuso per aver aggiornato dopo così tanto tempo, purtroppo l'ispirazione si faceva desiderare e non ero mai soddisfatta del risultato

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ANGOLO AUTRICE 🌙
Mi scuso per aver aggiornato dopo così tanto tempo, purtroppo l'ispirazione si faceva desiderare e non ero mai soddisfatta del risultato.
Grazie per la letteratura ^^

 𝐩𝐞𝐫𝐟𝐮𝐦𝐞 | ᎷᏗᏒᏦ ᏝᏋᏋDove le storie prendono vita. Scoprilo ora