Come? - Capitolo 3

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Rigiravo quel bigliettino tra le mani. A dire il vero non avevo ragionato su una cosa: "come diavolo faccio ad andare ad una festa in un bar gay, se ci sono i miei genitori?" Non sarebbe stata la prima volta che mi intrufolavo in qualche posto facendomi passare per maggiorenne. Ma i miei? Mi avrebbero riso in faccia. I miei genitori sono molto più aperti del resto della famiglia che è alquanto tradizionalista.

La cena di Natale di qualche anno fa, quando in tv apparve una giovane famiglia arcobaleno, due papà con il loro bambino asiatico. Ricordo come li definivano mostri, contro-natura. "Rovinano la vita a quel povero bambino!" Eppure a me quel piccolo sembrava così felice, aveva due papà, ma li amava e loro amavano lui, quindi perchè avrebbe dovuto preoccuparsi del fatto che gli altri avessero una mamma e un papà? Ma non potevo parlare, dovevo restare in silenzio, se avessi fatto qualcosa avrei creato un'enorme lite familiare e a pochi mesi dalla morte della sua migliore amica non era quello che mia madre meritava. Beh poi mi sono ricordato che avevo il numero di zia Jane.

La mia zietta Jane è una persona fantastica, penso sia buddista, ma a volte e anche induista. Ha 38 anni ed è la sorella minore di mamma. Passare il tempo a casa sua è fantastico, da piccolo mi leggeva sempre il palmo della mano. L'unica cosa importante è non mangiare mai un brownie fatto da lei, l'ho imparato a mie spese quando avevo 14 anni. Abita ad Hoboken, a poche fermate di metro dal mio appartamento. Non ha un marito, nemmeno una figlia, anche se sola è una donna forte e per me avrebbe fatto di tutto, quindi perchè no, chiamiamola e vediamo come può aiutarmi.

"Hey zietta, sono Isaac, come stai? Scusa zia, mamma non vuole lasciarmi andare ad una festa di un mio carissimo amico perché è in un luogo che non conosce e finirà tardi, ma io ci voglio andare così tanto, non puoi provare a convincerla? Infondo la pagella di quest'anno è andata meglio, me lo merito, no?" Che bravo attore che sono se voglio. "Dio, quante volte devo dire a tua madre di essere meno rigida con te?!" Io amo quella donna, lo giuro. "Non ti preoccupare nipotino, ci pensa zia Jane, mi dici dov'è il tuo appartamento? Ho già un piano." Diedi l'indirizzo a mia zia, ero così contento.

Arrivò alle sei, quando i miei genitori erano ancora in giro. Può sembrare gracilina ma riesce sempre ad alzarmi da terra quando mi abbraccia. Iniziò a parlare, mi disse tutte le sue idee, un numero illimitato. Dopo quasi un'ora di dialogo riuscimmo a deciderci, un piano abbastanza semplice ma effettivo. Mi lasciò di nuovo da solo ed iniziai a riflettere.

Perché mi interessava tanto? Cos'è che mi portava ad affrontare il rischio di litigare come mai prima d'ora con i miei genitori? Per quale motivo stavo andando in un posto che non conoscevo per di più da solo accompagnato soltanto dalla speranza di rivedere un uomo del quale non sapevo nulla? Non sapevo rispondermi. A conoscenza della risposta, solo il tempo.

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