Ah, davvero? - Capitolo 5

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"È un'ora che dico a tua madre che sei in bagno! Si starà preoccupan.. nipotino, che succede?" Fui accolto così al mio rientro. Mi abbracciò come suo solito fare. Non facevo che ricordare, continuavo ad avercela con lui, ma forse non aveva colpe, forse non sarei dovuto andarmene.

"Cucciolotto, sdraiati, zia ti prepara qualcosa."

Mi coprii con una coperta cucita da lei e strinsi le braccia attorno al mio corpo, come per evitare di fuggire dalla realtà. Rannicchiato su quel divano, ero erseguitato dalle memorie. I suoi magnifici occhi si erano spenti al momento della proposta. Non osai nemmeno guardare il suo corpo, tantomeno il suo membro. Ricordai come mi fece sentire importante, come mi fece ridere, quanto in poche ore sia riuscito a darmi.

Come una lama, l'idea che magari fosse tutto un piano per arrivare a quello, mi feriva. Non sono il tipico ragazzo tutto casa e chiesa, ero stato con un paio di ragazzi. Ma riflettendoci, il sesso era l'ultima cosa alla quale pensavo. A casa di Josh, nel suo appartamento, avrei preferito ber qualcosa e continuare ad ascoltare le storie della sua infanzia, dei suoi genitori, non volevo dar via il mio corpo e diventare un vago ricordo di una nottata di luglio. Ormai stanco e sfinito dal tanto pensare, crollai sul morbido divano.

Mamma era già lì, al mio risveglio. Mi accarezzeva il braccio e mi guardava in modo affettuoso. Era sempre triste lasciare quella casa, salutare zia sulla soglia della porta con un interminabile abbraccio. "Grazie." Le sussurai.

Il taxi si fermò poco più avanti del nostro palazzo. Quasi speravo Josh avesse avuto la volontà di venire a trovarmi, anche solo per riprendersi la giacca. Ma non c'era nessuno, non gliene importava di me, magari aveva anche dimenticato il mio nome. Avevo dato via talmente di quel tempo per una persona che non lo meritava, mi ero perso decine di eventi per vedere una persona che non conoscevo solo per soddisfare la mia curiosità e la mia creduta infatuazione per lui. Non me la sentivo di entrare, presi una Pepsi al bar lì vicino, e mi riposai sui gradini del mio palazzo. Sorseggiando notai un piccolo particolare che mi era sfuggito.

Attaccato con dello scotch all'albero più vicino al mio cancello vi era un bigliettino  azzurro. Feci cadere la lattina al suolo. Corsi verso l'albero entusiasta e staccai quel bigliettino che diceva semplicemente:

Sarò lì alle 8, dobbiamo parlare, ti prego -J

Urlai come un isterico bambino che scarta il suo regalo di Natale, facendo spaventare il vicinato.

Ce l'avevo fatta! Avevo lasciato il segno sul ragazzo che aveva sradicato la mia monotona routine e l'aveva trasformata in una fiction amorosa. Forse non era tanto mostro come la mia mente lo aveva trasformato, magari voleva solo divertirsi e io ero stato un codardo. Avevo bisogno di vederlo, di ascoltare le sue parole, di capire qualcosa. Ancora una volta, il tempo scorreva più lentamente del solito. Gironzolavo per il quartiere ascoltando una playlist di canzoni d'amore dei vecchi tempi. Era estate, l'aria calda e umida. Parcheggiate ai fianchi della strada c'erano auto coperte da una polvere giallastra, i quali motori non venivano accessi da settimane, forse mesi. Quella era una delle piccole magie che quella città poteva fare, farti sentire talmente a tuo agio, talmente bene, da ritrovarsi senza nulla da fare, senza fatiche da portare a termine, non per pigrizia, ma per la pura atmosfera di benessere che si creava. Quindi perché no? Stare a casa senza scendere dal comodo letto doveva esser bello. Ma cosa avrebbero fatto quelle persone se fossero state sfrattati, le loro case distrutte? Non erano abituate ad affrontare la cruda realtà di ogni giorno di petto. Come ogni cosa che provoca piacere, New York poteva diventare una droga per chiunque.

Il lento tempo passò, mi stavo per appisolare su una panchina in pietra del parco lì vicino, ma con la coda dell'occhio vidi l'ora registrata sul mio orologio. 08:01 PM. Camminai più svelto che potevo in direzione di casa. Chissà se era già lì, se mi stava cercando. Ma non era arrivato nessuno, ma non mi spaventai, era passato solo un minuto.

08:30. Dove cazzo è? Mia madre mi chiamava dicendomi che dovevo rientrare perché il tempo diventava sempre più brutto. Ma la mia caparbietà mi fece restare lì, ad aspettarlo.

08:42. Iniziò a piovere, uno di quei temporali estivi, dove i tuoni fanno vibrare il suolo. Avevo sempre amato quel genere di sere piovose, ma lui, dov'era? Due fari gialli illuminavano le cadenti gocce d'acqua, quelli della sua auto, ma era difficile vedere. Scese e corse verso di me, quando era abbastanza vicino mormorò qualcosa che non compresi e gli dissi di venir con me nel garage, almeno lì avrei potuto capire.

"Non pensavo fossi il tipo da roba seria. Tutti quelli che di solito frequentano quella zona sono tipi che cercano solo sesso da due soldi."

"E cosa c'era di serio ieri?" Risposi in modo freddo, ma il suo tono sembrava sincero, volevo continuare a guardare quel musetto triste.

"Oh beh.. non so.. cioè intendevo.. magari ti andava di rivederci.. hai detto avevi fatto tutto quello per vedermi.." Le sue guanciotte diventarono rosee. Mi faceva così tenerezza, ma restai impassibile.

"Ah davvero? Quindi il ringraziamento sarebbe stata una scopata e via? E come mai quasi 50 minuti di ritardo?" Lo guardavo in modo serio, intrappolando una risata nella mia testa.

"No! Davvero sono stato stupido, scusa. Ma sono felice che non sei come gli altri, mi intrighi di più, quindi non allontanarti da me, non ho nemmeno il tuo numero. Ho fatto tardi per via dei miei fottuti vicini, della pioggia e di quella merda che definisco macchina. Avevo paura te ne fossi andato."

"Ah davvero? Mi ricordi quando mi sono avvicinato a te?" In quel momento ero sincero, non capivo di cosa parlasse.

"Beh penso che tre ore a parlare e camminare insieme pensavo fosse un bell'avvicinamento."

"Ma non significava che volevo portarti a letto."

"Al diavolo!" Si avvicinò a me, chiuse gli occhi e allungò il collo, intento a baciarmi, ma mi allontanai.

"Cosa cazzo stai facendo? Non peggiorare tutto, non ti conosco da nemmeno un giorno che prima ti spogli completamente offrendomi di far l'amore, ora provi a baciarmi?! La smetti di correre tanto?"

La sua tenerezza era sbiadita, non vedevo più sincerità in lui, solo voglia del mio corpo, non di me.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 04, 2014 ⏰

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