Non è quel che voglio - Capitolo 4

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Era arrivato quel fatidico 12 Luglio. Un giorno in cui le lancette dell'orologio si spostavano più lentamente. Nulla era cambiato negli ultimi giorni, gli stessi pensieri mi tormentavano ancora. Quel pomeriggio aspettai, un'attesa senza tempo, per la chiamata di zia, che avrebbe dato il via alla prima (e unica) fase del piano, la fuga.

Risposi dopo soltanto uno squillo, zietta stava arrivando, tutto andava liscio.

I miei, tanto per variare, quel giorno erano ancora fuori, sarebbero arrivati per le 6:00 PM e zia li avrebbe aspettati con me. Ma mancavano ancora due ore al loro arrivo e zia fece un errore fatale, iniziò a pormi domande, su dove andavo, perché, come, chi era questo mio amico, ogni cosa alla quale non avrei voluto rispondere. Ma come potevo mentire a quello sguardo coperto dalle ciglia piene di mascara?

Vuotai il sacco. Mi aspettavo una reazione confusa, ma lei sorrise. Uno di quei sorrisi che ogni persona meriterebbe di avere. Uno di quelli che ti fa capire che non sei solo, che non devi preoccuparti, che va tutto bene. Senza aprir bocca la abbracciai e restai tra le sue braccia per un po'. Zia fece poi una proposta: "Visto che manca ancora un po' che ne dici se ci andiamo a fare un giro e ti prendo qualcosa di carino e adatto all'occasione?" Come potevo dir di no?

Mi porto per quei posti di NY che nessuno immagina. Le locande e negozi dell'altra faccia di quella città. Mi comprò di tutto, non era una donna ricca e ogni volta che le chiedevo perché stava spendendo tanto per me mi rispondeva: "Ho un sesto senso nipotino." Guardandomi intorno non avevo mai visto quella zona, un luogo fuori dalle mappe che solo chi voleva conosceva. Era perennemente notte lì, i grattacieli impedivano ai raggi solari di arrivare, c'era un'atmosfera strana. La gente di lì era diversa, non erano poveri, non erano ricchi. Ma mi piaceva star lì, lontano dalla normalità.

Tornammo all'appartamento poco prima del supposto rientro dei miei genitori. La puntualità non era il loro forte eppure l'unica volta in cui avrei desiderato tanto un ritardo eccoli lì che scendono dal loro taxi esattamente alle 6 in punto. Mamma corse subito da zia e si abbracciarono. Iniziarono a parlare, tanto, davvero tanto, zia sembrava quasi aver dimenticato cosa dovevamo fare, quindi mi introdussi io: "Mamma avrei una cosa da dirti, uhm questa notte non è che posso dormire da zia?" Lei guardò in direzione di sua sorella, ma zia sorrise, mamma non poté far altro che acconsentire. Ce l'avevamo fatta, il piano stava andando bene.

15 minuti e mi ero già preparato lo zainetto. Salutai i miei molto velocemente, ma li guardai come mai prima d'ora, provavo quasi pena, non sapevano cosa stava per accadere, non ne avevano la vaga idea. Ma non ci pensai troppo, la mia mente era concentrata su quella serata, sul fatto che magari non l'avrei visto.

Appena arrivati mi spinse in camera sua e mi disse di mettermi tutto ciò che avevamo preso. Una maglietta nera a mezze-maniche talmente attillata che a malapena riuscivo ad alzare le braccia, dei pantaloncini in jeans sdrucciditi che arrivano un po' più sopra del ginocchio, una piccola giacca di pelle nera con delle borchie e delle semplici scarpe bianche con dei lacci dorati, sempliciotto insomma.
In quanto uscii zia si mise una mano davanti la bocca e fece finta di essersi commossa: "Nipotino.. sembri proprio.. una troia." Rise come poche volte e io altrettanto. Mi guardai allo specchio, non stavo affatto male, quasi quasi ci provavo col mio riflesso, mi sentivo davvero bello, dovevo soltanto sistemarmi un po' i capelli. "Non abbiamo tempo da perdere! Su siediti!" Zia mi fece accomodare su una sedia in salotto, mi coprì con una tovaglia e prese forbice e pettine, è anche una parrucchiera. Mentre mi acconciava iniziò a darmi tanti, tanti consigli.

A opera finita guardammo l'orologio, mancavano 30 minuti all'inizio della festa, dovevo andare. Montammo in macchina e sfrecciammo verso la destinazione. Mi lasciò nella via dove si trovava Hermes. "È lì infondo a destra, buona fortuna nipotino, ricorda che qualsiasi cosa zietta ti vuole bene, sii prudente." Mi baciò la fronte e scesi dall'auto. Quella strada, cazzo, era fantastica.

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