Capitolo 5 "Il re delle feste"

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Era un vero strazio per lui vedere tutto quello che succedeva in quel posto; nessuno troppo ubriaco, o stremato dalle danze, nessuna scenata amorosa o amanti troppo appartati, un vero strazio; eppure tutto questo era impossibile, lui era ovunque ci fosse una parte di ciò che lo costituiva. Ma poi avvenne tutto così velocente che non riusci a contenere il suo entusiasmo, finalmente qualcosa di interessante. Li sentiva parlare, discutere, due voci, amanti? No, quelli non erano amanti, lui conosceva il genere, forse erano nemici, l'avrebbe divertito un duello; ma no erano tre, e in quel momento la sua frenesia aumentò e poi sentì una quarta e dolce voce, e tutto in lui esplose. Saltò in piedi sul quel trono di rami e foglie, improvvisato per il suo arrivo, alzò la coppa di vino perlato e ne bevve tutto il contenuto, guardò i suoi satiri creare musica, li vide suonare e vide danzare le sue craeture insieme agli altri popoli, si arrampicò d'albero più vicino e ci poggiò l'orecchio, no, non erano lì, continuò la sua ricerca, la sua coppa si era finalmente riempita e lui tracannò il vino appena comparso; si aggiustò la corona d'oro penzolante e continuò la sua ricerca  sui rami di quegli alberi, e poi li trovò. Erano lì, sotto la luce della Grande Luna, e li vide, si intrufolò in quel momento così intimo pur di assaporare qualcosa, sorseggiò altro vino e con un dito raccolse il liquido ambrato che scorreva sul tronco, oh povero amico, pensò, cosa ti fa piangere così tanto, e ne assaggiò le lacrime abbassando di nuovo lo sguardo sulle figure.

Aveva un'ottima visuale da dove si trovava, poteva vederli, lì seduti sulla terra che lui tanto amava, lei rideva e lui le parlava, le offriva un accodo, e poi puff  le risate svanirono, e il ragazzo parlò ancora e poi fece quacosa che lui non aveva mai visto, qualcosa che lo eccitò da morire, le aveva appena rubato un ricordo. Avrebbe urlato di gioia in quel momento, non aveva mai visto nulla di così interessante ma si trattenne. Una terza figura si avvicinò, una ragazza, che scostò violentemente il ladro di ricordi e si inginocchiò al fianco della ragazza ubriaca; povera, pensò, ridere così tanto per un po' di vino, singhiozzò, e si portò una mano davanti la bocca, nella speranza che le sue bambole non lo avessero sentito, poi bevve altro vino e prese altre lacrime.

La ragazza lucida iniziò a scaldarsi e pensò che finalmente ci sarebbe stato un duello, magari per l'amore della ragazza candida, ma no, nessun duello, qualcuno la fermò, qualcuno che lui non riusciva a vedere, e questo lo irritò, si sporse e vide un figura, e se ne innamorò, perdutamente, l'albero smise di piangere, i satiri in lontananza iniziarono a suonare una melodia meno volgare e più dolce, lo vide avvicinarsi alla ragazza dai capelli rossi e toccarle la spalle, e la odiò, le disse qualcosa e lui si sporse di più per sentire, ma no le sue orecchie sentivano solo il battito dell'albero su cui si trovava; ma poi sentì la sua voce, e si innamorò di nuovo.

-Blake porta Revil dentro, e per favore assicurati che nessuno la veda- e lui prima li avrebbe seguiti, o almeno una parte di lui l'avrebbe fatto, ma adesso lui era stato rapito, e vide il ladro di ricordi prendere la fragile ragazza e sollevarla, la vide, l'albero aveva pianto su di loro, ma adesso non poteva farci caso, li vide andare via, sparire in quella folla di creature.

Si affacciò di più, e poté notare i dettagli del suo viso; la sua pelle argentea risplendeva sotto i raggi di Luna, pensò che aveva lo stesso colore del suo vino, e ne bevve ancora, lo vedeva muoversi con sicurezza, ma comprese subito che quello non era il suo posto, e lo amò di più, la sua voce era ferma, mentre discuteva con la ragazza dai capelli rosso rubino, pensò che lo avrebbe portato con se nella Giungla, lo avrebbe fatto ubriacare e danzare, e gli avrebbe donato qualsiasi cosa, e in quel momento comprese il suo ruolo, sorrise, e prese il restante delle lacrime dorate tra le dita, e le leccò via, poi saltò giù.

Quando tocco il suolo barcollò, la corona gli oscurò la vista e la coppa gli cadde dalle mani, rise e si poggiò al tronco dell'albero; si sistemò il gioiello sul capo e incontrò i loro volti, li esaminò attentamente, la ragazza aveva un qualcosa di troppo strano, quelle macchioline sul viso, erano diverse da tutte quelle che avesse mai visto, i suoi capelli rossi, inoltre lo infastidivano e in più il suo odore era camuffato, le sorrise e poi spostò lo sguardo su di lui, lo trovò bellissimo, i suoi occhi erano dello stesso colore del corallo, e si chiese se potessero mutare, e il suo odore, lo faceva impazzire, profumava di mare e divertimento, e lui si innamorò per la milionesima volta, ma non gli sorrise, si limitò a guardarlo, come guardava tutte le sue creature, le sue amate creature, lui le amava tutte, ma questo era così diverso, riiniziò a sentire il battito della Terra e scosse la testa, quello non era proprio il momento.

- La vostra amica deve aver bevuto troppo, o forse le anno fatto un incanto?- singhiozzò- avreste potuto portarla da me, avrei punito i miei satiri, e i miei sudditi per aver usato la magia su di lei; ma fidarvi di quel ragazzo è stata una scelta interessante, potrei perdonarvi per avermi donato uno spettacolo, ma no io voglio qualcosa di più, qualcosa che possa farmi divertire più a lungo, quindi, cosa potete offrire voi a me, Bryans Re della Giungla e della Terra-

Li vide scambiarsi un'occhiata, e vide uno scintillio nei suoi occhi, e sperò che si offrisse, ma no, non lo fece, semplicemente si inchinò, e gli rivolse un ampio sorriso, uno di quei sorrisi buffi, che portano confusione e a Bryans piacque da morire, lo percepì lungo la schiena, le braccia e le gambe molli, eppure il suo volto rimase fermo, la sua mente vagava, lui lo aveva già visto

-E' un onore avervi qui, vostra maestà, so che le vostre cerimonie sono molto più vive ma spero che questa non vi annoi troppo; io e la mia compagna non volevano recarvi dispiacere, non sapevamo ancora del vostro arrivo, se così non fosse stato ci saremmo immediatamente diretti al vostro cospetto. Ma vi propongo un affare, vi propongo qualcosa di così nuovo che nessuno, neanche qui alla Grande Corte, ha avuto l'onore di sperimentare- e quelle parole, così vive di magia lo incantarono, il suono dolce della sua voce gli fece comprendere cos'era davvero, eppure si lasciò cullare dal finto suono di onde che scorreva nella sua voce; non gli rispose gli fece solo segno di continuare e lui era sul punto di farlo quando fu interrotto dalla ragazza.

-Degli occhi- lo infastidì il fatto che avesse spezzato quell'incantesimo, ma voltò lo sguardo verso di lei, e il suo volto finalmente assunse un'espressione, un cipiglio, a cosa diamine gli servivano degli occhi quando lui vedeva già tutto?

-Degli occhi? Cosa dovrei farmene di un paio d'occhi, io li ho già, ho tutti gli occhi che voglio, e dove voglio-

-Non sono occhi qualunque- continuò lei, e sul volto del ragazzo parve una strana consapevolezza -questi sono stati estratti e forgiati dal posto che tutti temono, dal quale tutti si tengono alla larga; sono occhi provenienti dal Vuoto, e voi sarete il primo ad aver posseduto qualcosa proveniente da lì; saranno vostri se accetterete, ma solo per un mese- 

-Mi state offrendo un dono con scadenza, astuto, e sapete anche che non rifiuterò, perché sono troppo uhm, come potrei definirmi- ci pensò per un secondo- curioso ecco, così sia, accetto il vostro dono, ma lo riscuoterò a tempo debito, quando ne avrò voglia.- e la vide rabbrividire, e questo gli piacque molto, era qualcosa che lei non poteva controllare, e si sarebbe divertito nel rendere quel loro accordo infattibile, solo per poterlo avere.

Si chinò senza mai staccare gli occhi dalle due figure, erano nervose, lo percepiva, prese il calice che era caduto al suolo, aspettò che si riempisse, e poi brindò, sugellando quell'accordo, e bevve, bevve fin quando tutto non divenne scuro e confuso, bevve fin quando le grida non si levarono alte, e allora si fermò ma non vedeva; tutto girava velocemente intorno a lui, poi d'un tratto vide i suoi alberi piangere lacrime dorate, quelle che lui aveva raccolto, vide le sue creature urlare disperate e alzò lo sguardo; ciò che vide fu uno spettacolo così immenso e straziante.

La Grande Luna era scomparsa e con se aveva trascinato tutte le Asterie, sopra di loro c'era solo un'immenso vuoto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 12, 2020 ⏰

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