3. «Trey, non ti permetterò di farci affondare tutti quanti.»

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Trey

Il respiro affannato che echeggiava nell'aria, segnalando la fine di un atto carnale che era servito ad alleviare tutta la tensione accumulata nell'arco di poche ore.

Il corpo di quella donna, che avevo semplicemente usato per potermi liberare di tutti i demoni che mi assalivano l'anima, gustandosi affamati ogni pezzo deteriorato di essa, era sensualmente esposto ai miei occhi. I capelli corti biondi che le cadevano delicatamente sulle sue spalle, il seno turgido scoperto e le gambe snelle. Un scenario che riusciva tutt'ora a far brillare le mie pupille bramose di un'altra degustazione delle sue labbra contro le mie, affondando violentemente dentro di lei.

L'aroma del mio nome che accarezza le sue soffici labbra, macchiandole il palato di un sapore così amaro da farle pentire di essersi immischiata con uno come me. Un uomo senza scrupoli, arido quanto un deserto in siccità.
Un bastardo che si era strappato con le proprie mani il muscolo cardiaco poiché si era preso la briga di decidere le sue future mosse, dettato da quello spirito ingenuo che avevo tagliato fuori dalla mia vecchia e sudicia vita. Un mostro che si era impossessato del mio corpo trasformandomi in un nemico che avrei dovuto combattere, se solo avessi avuto il coraggio di far fronte con i demoni del mio passato.

Una risata scoppiò sul mio viso dipinto dalla malinconica tristezza che mi attanagliava le viscere. Un riso spento e mesto quanto il cielo di Londra, puntellato del suo solito grigio e la solita umidità che entrava nelle narici per incupirti l'anima.

«Trey, è stato bello stanotte,» affermò sensualmente la donna che giaceva sul tessuto rugoso del mio divano, spostandosi delicatamente i capelli che malignamente le cadevano sul viso.

«Sono felice che ti sia piaciuto,» dissi, senza lasciar trapelare alcuna emozione, alzando gli occhi al cielo per l'estrema ma leggera dolcezza che si poteva leggere nel suo tono di voce pacato. «Puoi anche andare, adesso,» aggiunsi infastidito, storcendo il naso.

«Se vuoi posso aiutarti ad alleviare lo stress mattutino,»sussurrò eroticamente al mio orecchio, abbassando il suo sguardo lussurioso sul mio organo genitale maschile.

«Cazzo, Cleo, ho detto che devi andartene,» ringhiai, digrignando i denti e stringendo i pugni.

«Non riuscirò mai a capire il tuo carattere,» sospirò, alzando le mutandine che toccavano il pavimento della stanza, imbrattato di un peccato precedentemente compiuto.

Sentivo il rumore dei suoi movimenti leggeri intrufolarsi all'interno delle mie orecchie. Un sospiro di sollievo aveva liberato la mia anima dal terrore causato dalla permanenza di quella ragazza troppo a lungo nella mia vita.

Sin dall'adolescenza, le donne mi avevano sempre fatto la corte ma non riuscivo e non dovevo cadere al cospetto di quelle creature maligne che rubavano l'anima di quei poveri uomini, costringendoli a trasformarsi e conformarsi alle proprie esigenze. Questi pensieri accompagnavano una serie di avvenimenti passati che tutt'allora si presentavano sotto forma di ricordi all'interno della mia vita. Episodi trascorsi che riuscivo ancora a sentire sulla mia pelle sporca di un'ingenuità che non mi apparteneva più.

«Chiamami se hai bisogno di me,»annunciò la bionda, in cerca di attenzioni che non ero disposto a dargli.

Un semplice rapporto carnale per alleviare l'accumulo di tensione e poi me ne liberavo. Come il Big Bang, lo scoppio e poi il buio totale.

Brezza MarinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora