Il mostro

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Levi aveva sempre sofferto d'insonnia.

Quando viveva nella Città Sotterranea non l'aveva mai considerato un vero e proprio problema: dormire poteva essere un lusso pericoloso là sotto e la notte era perfetta per fare le pulizie immerso nel silenzio. Senza contare che non doveva certo preoccuparsi di svegliare i vicini: se anche fosse successo avrebbero avuto troppa paura per andare a protestare con il diretto interessato.

Le cose erano cambiate quando aveva cominciato a vivere insieme a Farlan e poi a Isabel. Aveva smesso con i suoi lavoretti notturni, preferendo trascorrere quelle ore a riflettere, lo sguardo puntato al soffitto di legno.

Quando era entrato nell'esercito la situazione era rimasta pressoché invariata: evitava di dormire se non quando era esausto. Ogni volta che ci provava, però, era difficile prendere sonno e svegliarsi sin troppo facile: si ritrovava di nuovo immerso nella nebbia, i cadaveri mutilati dei suoi fratelli davanti a lui, e gridava, gridava. Gridava finché non sbarrava gli occhi nel buio e allora si chiedeva quale fosse il vero incubo: il sogno o la realtà?

Quei ricordi che continuava a rivivere gli avevano fatto odiare la notte e l'inoperosità che portava con sé. Soltanto con Petra ne aveva riscoperto la bellezza. Anzi, le ore notturne erano diventate le sue preferite: finalmente poteva combattere le battaglie che piacciono agli innamorati senza che nessuno si mettesse in mezzo.

O quasi.

Il suo sguardo scattò dal soffitto alla porta non appena arrivò alle sue orecchie il suono di passi incerti, attutiti dal pavimento di legno. Si fermarono davanti all'uscio e per qualche attimo fu silenzio.

"È lei."

Levi sospirò e serrò le palpebre, fingendo di dormire. Sperò che il rumore della maniglia che si abbassava e dei cardini che cigolavano non destasse la donna stesa al suo fianco.

"Desisti, avanti. Non vedi che stiamo dormendo?", avrebbe voluto dire all'intrusa, ma si trattenne e rimase immobile.

Per pochi istanti regnò la quiete.

"Sarà andata via?"

Si stava ancora chiedendo se fosse una buona idea sollevare il capo per controllare, quando sentì il tonfo concitato di piedini che, prendendo la rincorsa, si dirigevano velocemente verso il letto.

"No!" Sbarrò gli occhi e scattò a sedere, giusto in tempo perché un familiare corpicino atterrasse tra le sue braccia, dritto sul suo stomaco, mozzandogli il respiro.

Petra sussultò, svegliandosi, e si mise seduta, una mano già alla frenetica ricerca della scatola di fiammiferi. ‹‹Cos'è stato, Levi?››

Il corvino aggrottò la fronte e guardò male la bambina che gli si era stretta al petto. ‹‹La mocciosa.››

‹‹Che succede, Isabel?›› La donna riuscì infine ad accendere la candela e illuminò il viso piangente di sua figlia. Subito la accarezzò con dolcezza per rassicurarla. ‹‹Amore, che c'è?››

‹‹M-Mamma, c'è u-un mostro!›› Le iridi dorate della piccola erano colme di terrore e alcune ciocche corvine le si erano incollate alle guance bagnate.

‹‹Ohi, marmocchia.›› Il corvino la sollevò finché il volto di lei non si trovò alla stessa altezza del suo. ‹‹Non ci sono mostri qui, se si eccettua quella schifosa quattrocchi: l'avrai vista passare e-››

‹‹No, papà! Non è stata la zia Hanji››, esclamò la bimba, interrompendolo e facendogli alzare un sopracciglio. ‹‹Era sotto il letto!››

‹‹Aspetta, Isabel››, Petra attirò la sua attenzione. ‹‹Stai dicendo che c'è un mostro sotto il tuo letto?››

La piccola annuì, tirando su col naso.

Rivetra: storie d'amore e tè neroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora