【#4-Capitolo】

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La stanza era immersa nel buio, solo qualche spiraglio di luce si insinuava tra le ante socchiuse, doveva essere molto presto. Taehyung se ne stava sdraiato nel letto, il lenzuolo che lasciava scoperte le spalle leggermente arrossate dalla fresca brezza che la finestra semiaperta lasciava entrare nella stanza. 
I suoi occhi si schiudevano di tanto in tanto, mentre iniziava a muoversi lentamente nel letto, senza però aver intenzione di svegliarsi del tutto. Le coperte morbide, il clima piacevole sulla pelle e la sensazione appena percettibile alla base della nuca erano troppo rilassanti per convincerlo ad alzarsi.
Ultimamente gli piaceva farsi viziare dalla sua anima gemella, la mattina presto e lei era sempre sveglia pronto a condividere i suoi sentimenti con lui, andò quindi a cercare quel gioco di comunicazione che spesso riusciva a farlo addormentare con pensieri sereni e la testa leggera.
Non se ne rese conto subito, forse perché si trovava ancora tra il sonno e la veglia, ma i suoi pensieri si stavano concentrando sul fastidio, che ormai da tempo non poteva più definirsi tale, alla nuca.
Insoddisfatto della scarsa connessione che c'era in quel momento andò a concentrare tutti i suoi pensieri su essa, inviando positività e affetto. 
Una mano era posata sul suo stomaco e quando ricevette finalmente un po' più di attenzione dalla sua anima gemella, ancora intorpidito dal sonno, gli venne istintivo accarezzare lentamente la sua pelle nuda con movimenti circolari e leggeri, seguiti da respiri più profondi e la ricerca di una connessione più intensa con l'altra parte, che gli provocò una sensazione piacevole al basso ventre.
Con l'altra mano andò ad accarezzare le labbra, mordendo appena il labbro inferiore per poi lasciarsi andare al contatto con le dita che spingevano, cercando insistenti la sensazione di caldo e umido tra esse.
Si fece sopraffare da qualche sospiro mentre l'altra mano risaliva lentamente, a fior di pelle, andando ad accarezzare i pettorali e sfiorando appena i capezzoli e il respiro si fece ancora più irregolare, mentre sentiva di volerne di più, voleva sentirla ancora e venne percorso da un brivido quando la sua anima gemella finalmente ricambiò un po' di più il sentimento, che si intensificò a tal punto da farlo gemere. 
La mano che prima era concentrata sulle labbra andò ad allacciarsi ai suoi capelli accarezzandoli e tirando piano qualche ciocca, mentre l'altra mano riscendeva andando a stuzzicare appena l'elastico dei boxer, unico indumento che indossava per dormire. 
Tra i sospiri si fece scappare qualche verso roco, causato dal piacere che gli provocarono tutte quelle sensazioni, sentiva la sua anima gemella in maniera intensa e la mano che andava ad accarezzare il suo inguine al di sopra dei boxer, seppur al tatto non gli provocò una sensazione nuova, lo fece sentire diverso dal solito. 
Il legame con la sua anima gemella lo aveva sopraffatto a tal punto che si sentiva pieno di lei, si sentiva come se quelle mani, che lo toccavano dappertutto fossero sue al tatto ma ricche dei sentimenti di qualcun altro. 
Scalciò via il lenzuolo con un rapido movimento della gamba e gli scappò un altro gemito quando si liberò anche dei boxer che lo intralciavano, girandosi sulla pancia per poi andare ad insinuare finalmente la sua mano tra le gambe e muovere su e giù pigramente, stringendo appena la presa del proprio pugno chiuso.
Non si preoccupò di trattenere i gemiti che gli sfuggivano di tanto in tanto, la sua anima gemella sembrava essere completamente coinvolta, sentiva che gli era vicina e questo lo spinse ad aprire le gambe e a prendere un ritmo più incalzante trattenendo contro il cuscino i gemiti osceni che la sua anima gemella gli stava procurando. 
Nonostante i sensi fossero ancora intorpiditi dal sonno, il contatto con la sua pelle, così indirettamente legato, ma allo stesso tempo, strettamente riconducibile alla sua anima gemella lo fecero perdere in sensazioni mai provate a cui non era in grado di dare un nome, sensazioni che nemmeno riusciva a spiegare, ma che lo spinsero a continuare a spingere con il bacino contro la sua mano, in quello che era il contatto più diretto che avesse mai avuto con la sua anima gemella.


Jimin era seduto nudo sul divano come ogni mattina, mentre suo padre era a lavorare nei campi.
Iniziava a pensare che quelle cose che sentiva, non fossero sua madre. All'inizio ci aveva creduto, aveva sperato che fossero lei ma era sempre più sicuro non fosse così.
C'era una nota diversa, qualcosa a cui Jimin non poteva puntare il dito, qualcosa che però era sicuro non provasse per sua madre.
Si sdraiò sul divano e si abbracciò trasmettendo profondo sentimento di affetto a questa presenza che nelle ultime settimane gli rendeva la vita così felice. Nel sentire questo sentimento forte di ritornò sentì il cuore palpitare e il viso diventare rosso.
Il basso rumore della televisione sotto il rumore del vento che sbatteva contro le pareti senza finestra, coccolavano la quiete di quella mattina.
Si alzò ridendo tra sé e sé, andando verso lo scaffale dove suo padre teneva i cracker e ne prese un pacchetto, come gli era permesso.
Se lo portò sul divano e iniziò a sgranocchiarli davanti alla TV, accompagnato da quello scambio di sensazioni a cui ormai era abituato durante tutta la giornata.
La televisione quel giorno trasmetteva un documentario sulle balene, Jimin amava le balene e adorava perdersi a vedere quel canale. Aveva un libro "Moby Dick", era un libro di sua madre e lo amava particolarmente perché a fianco, nei dorsi delle pagine, tracciati in una leggera e goffa grafia, cerano degli appunti scritti in matita di sua madre e Jimin si perdeva fin troppo spesso a passarci le dita pensieroso, non riuscendo a capire la sua scrittura, domandandosi comunque che cosa avesse da pensare riguardo a quelli scritti che a Jimin erano diventati così cari.
Jimin sospirò guardando alla televisione il grosso cetaceo che si muoveva per le acque, quanto avrebbe voluto conoscerla, quanto aveva sperato che quei sentimenti fossero suoi.
«Mamma...» disse al vuoto.
Quella parola suonava strana sulla lingua, detta da quelle labbra che poche volte avevano pronunciato suoni.
Jimin si ritrovava spesso a boccheggiare senza suono parole e frasi, incerto ancora se pronunciarle o meno, insicuro se fosse capace di farlo.
Chiuse gli occhi, deciso a confrontarsi con quella presenza così calda e confortante, così intimamente sua e allo stesso tempo sconosciuta, per la quale non erano necessarie parole o un linguaggio complesso di cui lui non era capace.
Sentì di voler capire di più, sapere perché era destinato ad uno come lui questa connessione speciale con qualcuno.
Jimin sentì il leggero pizzicore alla nuca e sorrise, decidendo di rispondere, dando inizio allo scambio affettuoso anche quella mattina.
Jimin sentiva il cuore stringersi ad ogni ondata emozionale, in quel legame sentiva qualcosa di speciale, qualcosa di diverso, a cui non riusciva a dare voce e più passava il tempo più le sensazioni erano forti.
Fu un particolare sentimento che lo mise nel dubbio però quella mattina, sentiva come dal suo legame fino al suo petto irradiava un dolce calore diverso da prima, facendolo arrossire.
Si alzò a prendere acqua da bere e sentì la testa girare quando la sensazione si fece più forte, annebbiandogli i sensi in un modo che non aveva mai provato prima.
L'aria intorno a lui era calda e la sua pelle iniziava a sudare, non si preoccupò nemmeno del bruciore del sudore salato sulle ferite.
Tornò sul divano a tentoni, sdraiandosi spaventato di cadere.
Tirò indietro la testa, facendola pendere dal bracciolo del divano e passò le mani per i suoi lunghi capelli corvini, sperando di spostarli dal viso, la sensazione lo fece rabbrividire.
Si concentrò sul forte sentimento che sentiva arrivare ad ondate, riempiendoli la testa e annebbiandogli i sensi e si portò una mano allo stomaco, facendola girovagare per il suo ventre, distrattamente, come per calmare la sensazione che sentiva in profondità.
Gemette al brivido che gli percorse il corpo, la sua connessione era strana e c'era qualcosa di tumido a filtrare la sua testa, lo faceva sentire ebbro, con qualcosa di mai provato prima.
Jimin pensò di starsi ammalando, ad ogni movimento della sua mano sul suo corpo, un brivido lo colpiva, obbligandolo a gemere.
Chiuse gli occhi e intrecciò le dita della mano che si trovava sulla sua fronte con le sue ciocche nere e tirò appena, giocandoci. il piccolo strattone fu come una scossa che gli percorse la colonna vertebrale.
Ma fu quando abbassò la mano tra le sue gambe, dove sentiva l'impellente e istintiva necessità di frizione, che riuscì a dare voce al sentimento che provava nel cuore nei riguardi di quella connessione così intima.
C'era qualcosa di predetto e sotto all'affetto e la gioia c'era qualcosa di sottile che Jimin non aveva mai conosciuto.
Toccò appena, non sicuro di cosa stesse succedendo ma gli bastò quel minimo contatto, quindi toccò di nuovo, sempre più insistentemente.
Poi rilasciò la mano, i sentimenti che invadevano la sua testa erano persistenti e ingombranti, così decise di inviare ciò che stava sentendo in quel momento, quando all'istante una vivida sensazione gli arrivò in risposta, Jimin non poté contenere un gemito acuto, la sua mano che si era ormai posizionata alla base del proprio membro semieretto, strinse appena le dita e gemette nuovamente.
All'entità dall'altra parte parve piacere se il calore, che gli inondò nuovamente la mente e il corpo, poteva essere indicativo.
Era strano, ma l'eccitazione cresceva più pensava a quello che sentiva, come nonostante tutto lo facesse sentire amato e protetto e parte di qualcosa che lui non conosceva e a cui non riusciva a dare voce.
Volle che quello scambio di sensazioni così forte e diverso da prima continuasse.
Prese a muovere il polso un po' più velocemente, scandendo il ritmo con i gemiti sommessi che uscivano dalla sua bocca come uno staccato.
Librò la mano che aveva intrecciato ai capelli e la posizionò sul petto andando a stuzzicare i capezzoli ormai tumidi e scuri.
Un gemito uscì dalla sua bocca e prese a toccare con più convinzione, facendo lavorare le mani con più ardore.
Quasi pianse quando un'ondata di affetto lo travolse e il suo polso prese a muoversi più velocemente, formando una strana sensazione calda alla base del ventre e Jimin si spaventò un po' non sapendo cosa sentisse, sapeva solo che stava crescendo minaccioso di scoppiare e il ragazzo nel cuore non voleva altro.
Qualcosa arrivò nel suo cervello, violento, caldo e inebriante e la sua mente si spense per qualche secondo, quando riprese coscienza la sensazione al suo stomaco era forte e chiedeva di essere rilasciata, così Jimin aumentò il ritmo e finalmente con un ultimo strattone, e un gemito acuto, si riversò sul proprio ventre, respirando affannosamente e condividendo la forte sensazione con la presenza dall'altra parte.
Sentendo così tanta pacatezza, soddisfazione, amore e apprezzamento dall'altra parte, a Jimin fu impossibile trattenere le lacrime che iniziarono a riversarsi sule sue guance martoriate.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 01, 2020 ⏰

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