THE FIRST TIME IS ALWAYS THE BEST |JOHN D.|

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TW: In questa immagina sono presenti parolacce, scene spinte e riferimenti alle sigarette. Se questo dovesse urtare la vostra sensibilità non leggete. 

«T/N muoviti faremo tardi al concerto!» John mi aveva invitat* ad un concerto della sua band quella sera ed io, come sempre, ero in ritardo dato che, per cercare di sembrare il più carin* possibile, avevo perso circa mezz'ora per scegliere i vestiti, il trucco e l'acconciatura. Dopo essermi vestii* seguii la mia migliore amica fuori da casa mia e, correndo, ci dirigemmo verso la fermata dell'autobus che ci avrebbe portati/e direttamente davanti al locale dove sarebbe avvenuto il concerto. Io e John ci frequentavamo ormai da un mese e non potevo essere più felice per lui e per noi: la sua band stava andando forte ed i loro concerti erano sempre strapieni di gente che saltava e ballava sotto il palco; ed io ero felice perché sapevo che sarebbe diventato qualcuno e che avrebbe realizzato il suo sogno.
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Il viaggio in autobus non era durato molto, anche grazie al fatto che non c'era molto traffico, io e la mia migliore amica ci precipitammo giù dal mezzo pubblico e ci fiondammo nel locale. C'era molta gente come sempre e, quando sentii qualcuno picchiettarmi la spalla, mi voltai e vidi John che mi sorrideva. «Ciao piccol*, sei/siete riuscit* a venire!» «Certo, non mi perderei mai un tuo concerto.» «Sono in ansia: e se sbagliassi le note? E se iniziassi a cantare quando non devo? Lo sai che sono stonat-» Mentre stava parlando afferrai il viso di John e gli diedi un lungo bacio per calmarlo. Quando le nostre labbra si staccarono lui sorrise e mi diede un bacio sulla guancia. «Grazie, riesci sempre a calmarmi. Ti volevo chiedere una cosa, hai già mangiato?» «No come mai?» «Ho prenotato un tavolo in un ristorante qui vicino per dopo il concerto; ci sono già stato, è carino e si mangia bene... Non che ti stia tradendo, è che ci sono già stato quando non stavo con te. Non che sia stato con molte altre person-» «John stai calmo, avevo capito il concetto. Ci vediamo fuori dal locale dopo il concerto.» Gli diedi un ultimo bacio e andai vicino alla mia migliore amica aspettando che iniziasse il concerto.
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Il concerto era stati fantastico: avevano suonato per molto tempo e Freddie era riuscito ad intrattenere il pubblico in un modo che non avevo mai visto.
Ero fuori dal locale che stavo fumando una sigaretta quando vidi arrivare John con un bel sorriso stampato in faccia. «Siete stati bravissimi anche se devo ammettere che io avevo occhi solo per te.» «Grazie amore, adesso andiamo se no facciamo tardi.» Buttai per terra il mozzicone spento della sigaretta e presi la mano del mio ragazzo che mi condusse con passo sicuro attraverso le vie di Londra. Dopo circa dieci minuti di camminata arrivammo davanti ad un noto ristorante italiano. Sapevo che era un bel posto e che si mangiava bene. Entrammo ancora mano nella mano e ci dirigemmo verso il nostro tavolo, precedentemente indicatoci da una cameriera, era in un punto del ristorante abbastanza appartato e, sul tavolo, c'erano diverse candele che donavano alla stanza un aria molto più romantica. John mi fece accomodare su una delle due sedie e poi si sedette di fronte a me. Iniziammo a parlare di tutto quello che ci passava per la testa passando da un argomento all'altro. Ad un certo punto arrivò il cameriere a prendere le nostre ordinazioni: io presi in piatto di ravioli di carne, mentre John prese una fiorentina ben cotta con delle verdure grigliate. Continuammo a parlare per molto tempo fino a quando la nostra conversazione si spostò su un argomento per entrambi interessante: cosa guardavamo come prima cosa in una persona. «Davvero guardi le mani degli uomini?» «Certo, guardo se hanno i calli o meno, le unghie curate o no e se hanno le dita lunghe o meno.» «E... Hai guardato anche le mie?» «Sinceramente? La prima cosa che ho notato di te era il tuo sorriso timido. Dopo che ti sei seduto vicino a me sull'autobus ho notato le tue mani e poi tutto il resto.» Lui stava cercando di ragionare sul perché io fossi tanto fissat* con quei particolare; non lo sapevo neanche io, sapevo, però, che mi piacevano quelle di John: erano ben curate, con qualche callo qua e là a causa di tutto il tempo che passava a suonare ma tutto sommato erano belle e poi aveva le dita lunghe ed affusolate; un dettaglio importante.
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Dopo cena andammo a fare una passeggiata dopo che lui aveva voluto pagare il conto a tutti i costi. «Mi piace la città di notte; non c'è più tutto il rumore delle persone che camminano o che corrono da una parte all'altra a causa degli impegni, è... Tranquilla.»  John mi prese la mano ed iniziò a disegnare dei cerchi immaginari con le dita. «Ehi amore che ne dici di andare a casa mia? Qui fuori fa freddo, non che casa mia sia il massimo...» «Certo, fammi strada!»
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La macchina di John non era molto lontana e la raggiungemmo in fretta. In macchina nessuno dei due disse molto così ci limitammo a scambiarci, di tanto in tanto, qualche occhiata. Nonostante stessimo insieme da un mese ci comportavano come se fossimo stati una coppia di ragazzini alle prese con il primo amore; alla fine era quello che eravamo: lui aveva un anno in più di me ed entrambi avevamo finito da poco il liceo, lui studiava all'Università mentre io gestivo il bar della mia famiglia. Purtroppo avrei voluto fare altro, ma, per il momento, dovevo lavorare lì.
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A casa sua, John, mi chiese se avessi voluto qualcosa da bere così, quando accettai, lui mi verso un bicchiere di non ricordo quale liquore. Era molto buono. Entrambi ci sedemmo sul divano ed iniziammo a guardaci senza dire niente mentre bevevamo il nostro liquore. «Tu sai suonare T/N?» «No, ma da quando ti conosco ho sempre voluto imparare a suonare il basso.» I suoi occhi si illuminarono e lui iniziò a dirmi che, se avessi voluto, lui avrebbe potuto insegnarmi a suonare. Io accettai volentieri e, probabilmente spint* dall'alcool, mi avvicinai sempre di più a lui fino a baciarlo.
Lui ricambiò il bacio mettendo le mano sui miei fianchi. Posammo i bicchieri sul tavolino vicino al divano e, sempre attaccati, ci dirigemmo in camera sua. Lui mi spinse, dolcemente, sul suo letto,  salendoci sopra anche lui e posizionandosi sopra di me; mi aiutò a liberarmi della maglietta. Continuò a baciarmi per poi iniziare a torturare il mio collo lasciandovi diversi succhiotti. Mi staccai per qualche secondo da John. «John, ma con quelle dita se capace solo a suonare il basso?» «Oh tesoro, non hai neanche una minima idea di cosa sono capace di fare con le mie dita.» «Bene, allora usale per farmi venire!» John ascoltò la mia richiesta e mi tolse velocemente i pantalonie le mutandine; subito iniziò a far entrare e uscire due dita da me. Io subito iniziai a gemere e, quando aumento il ritmo delle sue spinte, iniziai a sentire che stavo per venire. Quando anche lui lo capì tolse le dita da dentro di me e mi disse che non era ancora il momento. Io pensai di ricambiargli il favore e così gli tolsi velocemente i pantaloni ed i boxer liberando la sua erezione, ormai contenuta a fatica dai suoi vestiti, lo presi in bocca senza esitare ed iniziai a succhiare avidamente; dove non riuscivo ad arrivare con la bocca usavo le mani. Lui iniziò a gemere e, quando sentii che stava per venire, lo imitai e smisi di succhiare. «Questo non dovevi farlo!» John mi tirò a se ed iniziò a baciarmi con passione, mi fece sdraiare di nuovo e, dopo essersi messo il preservativo, entrò in me con una forte spinta. Iniziò ad entrare e ad uscire velocemente mentre mi baciava oppure mi lasciava dei succhiotti sul collo. Dopo non so quanto lo sentii irrigidirsi e venire dentro di me; io lo seguii subito dopo. Entrambi ci sdraiammo sul suo letto cercando di riprendere fiato. Lui mi fece stendere al suo fianco e mi abbracciò tenendomi strett* a lui. Quella era stata la nostra prima notte, e non me la sarai mai scordata.

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Ed eccomi qui con l'immagina su John. Che ne pensate? È la prima immagine "hot" che scrivo quindi se non vi è piaciuta o pensate che sia strana state tutti tranquilli, migliorerò.
Adesso vado.
Baci!
~Ludovica~

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