A tutti sembrò di aver udito una cosa simile ad un miracolo e cioè che un religioso avesse compiuto una cosa con magnificenza.Terminati i ragionamenti delle donne, il re comandò a Filostrato che continuasse.
Il giovane, prontamente, incominciò dicendo che grande era stata la magnificenza del re di Spagna e, cosa mai udita prima, quella dell’abate di Cluny. Ma non meno meraviglioso sarebbe sembrato loro udire che un uomo , per liberalità, dispose di offrire il proprio sangue, anzi il proprio respiro ad un altro, che lo desiderava, e l’avrebbe fatto se l’altro l’avesse voluto, così come il narratore intendeva dimostrare con la sua favoletta.
Era certissimo, se si prestava fede ad alcuni genovesi che erano stati in quei luoghi, che nel Catai ci fu, un tempo, un uomo di origini nobili, ricchissimo, chiamato Natan. Dimorava vicino a una strada per la quale necessariamente dovevano passare sia quelli che da Ponente volevano andare verso Levante, sia quelli che andavano da Levante verso Ponente.
Poichè era di animo grande e liberale e desiderava essere conosciuto per le sue azioni, avendo presso di sé molti artigiani, fece costruire, in pochissimo tempo, uno dei più belli e ricchi palazzi che si fossero mai visti.
In esso fece porre tutte le cose utili per ricevere e onorare i gentiluomini. E accoglieva e onorava cortesemente, con il suo numeroso seguito, con garbo e con feste, chiunque passava di lì.
E seguì quella abitudine per molto tempo, tanto che divenne famoso non solamente al Levante, ma in quasi tutto il Ponente.
Egli era già pieno di anni, ma non si era ancora stancato di fare cortesie, quando la sua fama giunse alle orecchie di un giovane chiamato Mitridanes, di un paese non lontano dal suo.
Il giovane si sentiva non meno ricco di Natan ed era diventato invidioso della fama e della virtù del vecchio.
Si propose, perciò, di annullare o di offuscare con la sua liberalità quella di Natan.
Fece costruire, dunque, un palazzo simile a quello di Natan, cominciò a fare cortesie a chiunque passava di lì ed in poco tempo divenne molto famoso.
Un giorno, mentre se ne stava tutto solo nella corte del suo palazzo, una femminetta, entrata da una delle porte del palazzo, gli chiese l’elemosina e la ebbe; ritornò per una seconda porta e la ebbe; continuò ad andare ed ancora l’ebbe, finchè non giunse alla dodicesima porta.
Quando tornò per la tredicesima volta, Mitridanes le disse “ Buona donna, tu sei molto zelante nella tua richiesta”. Nonostante ciò fece l’elemosina.
La vecchierella, udite quelle parole, disse “ O liberalità di Natan, quanto sei meravigliosa ! Per le trentadue porte che ha il suo palazzo, così come questo, io sono entrata per chiedergli l’elemosina. Egli non dimostrò mai di avermi riconosciuta e sempre me la diede. Qui sono venuta solo per tredici volte e mi hai riconosciuta e rimproverata”. Così dicendo partì e non ritornò più.
Mitridanes, udite le parole della vecchia, ritenne che ogni elogio rivolto alla fama di Natan sminuisse la sua. Preso dall’ira cominciò a chiedersi quali grandi cose potesse fare per superare la liberalità di Natan, se non gli si poteva avvicinare neppure nelle piccole. Pensò che l’unico modo era di toglierlo dalla terra.
Visto che la vecchiaia non se lo portava via, doveva provvedere personalmente, con le sue stesse mani, senza indugiare.
Presa questa decisione, senza comunicarla a nessuno, montato a cavallo con pochi uomini, dopo tre giorni giunse dove abitava Natan.
