capitolo VI

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Dopo che Magnus ebbe lasciato l'istituto, Alec si sentì profondamente irritato.
Ogni volta che sembrava instaurare una specie di rapporto con lo stregone, questo si dissolveva nel nulla.

Sia per incomprensioni, sia per divergenza di opinioni, tutto sembrava suggerire che tra loro, un rapporto , non era e non sarebbe stato mai possibile.

Tuttavia l'irritazione si dissolse velocemente durante il cammino di Alec verso il piano superiore dell'istituto, lasciando il posto a un immenso vuoto.

Un vuoto che lo Shadowhunter percepiva abitualmente, sopratutto da quando aveva rinunciato alla sua vita per cercare di risollevare il nome della sua famiglia.

Lo stesso vuoto che sembrava scomparire solo quando Magnus gli era accanto. Ma Alec ne era assolutamente cosciente. Sapeva che Magnus non sarebbe mai, in alcun modo, diventato la soluzione dei suoi problemi.

Stava succedendo qualcosa in più, qualcosa di inspiegabile dentro di lui. L'unica certezza che aveva era la scelta compiuta quando aveva percorso quella sala fino all'altare e aveva marchiato a vita la sua pelle con la runa del matrimonio.

Nulla avrebbe mai cambiato questo, per cui Alec non trovava alcun senso nel continuare a dare adito a tali sentimenti, seppur confusi.

Tutti questi pensieri lo abbandonano di colpo nel momento in cui Alec volta l'angolo del corridoio e la sala centrale si apre davanti a lui.

Lydia sta discutendo con Clary, Jace e il signor Lightwood in un modo piuttosto animato. Quando si accorge della presenza di suo marito, gli riserva tutta la sua attenzione.

"Avresti dovuto dirmi subito dei mondani morti. È una nostra responsabilità mantenere gli accordi, Alec. Cosa ti è saltato in mente?"

Lo shadowhunter si domanda solo in quel momento come Lydia abbia saputo della questione data la sua totale segretezza. Il silenzio di suo padre gli suggerisce che non sia opera sua. Tuttavia, non gli attribuisce molto peso.

La sua rigidità e senso del dovere prevalgono sul pensiero dello stregone, permettendogli di assumere il controllo della situazione.
Riesce a tranquillizzare Lydia che, magari a causa della presenza del Signor Lightwood, non inveisce oltre.

E convinto della colpevolezza totale di Raphael e sollevato della mancata presenza di sua sorella a quella riunione, Alec assume il controllo di quella missione, sicuro che riuscirà  a portarla a termine, entro poco  tempo, il giorno dopo.

Ma sebbene Alec possa cercare di distrarsi con il suo lavoro, Magnus è troppo deluso da sè stesso per farlo.

Paradossalmente non incolpa Alec per avergli mentito. Insomma, ha pur sempre omesso una verità che, se ne fosse venuto prima a conoscenza, gli avrebbe risparmiato qualche illusione di non poco conto.

No. Magnus si sente ridicolo. Non può credere di essersi sbagliato così tanto, di essersi avvicinato così tanto a uno Shadowhunter.

Era da poco arrivato nel suo appartamento quando due leggeri colpi alla porta lo destano dalla preparazione di un drink.

Due passi frettolosi lo guidano verso l'entrata  , nella speranza che sia Alec, ma si arrestano di colpo.

Il suo orgoglio ferito non gli permette di provare felicità per una sua eventuale visita. Così resta al centro della stanza, schiocca le dita e la porta si apre rivelando la figura di una donna.

"È questo il trattamento che mi merito? Non vieni neanche ad aprirmi la porta?"

La donna muove i suoi passi dentro l'abitazione, mantenendo un sorriso provocatorio sul volto pallido.

"Non meriti neanche che ti faccia entrare Camille" risponde Magnus, maggiormente arrabbiato rispetto a prima.
Come se niente fosse successo, ritorna alla preparazione del suo drink.

I tacchi alti di Camille diffondono rumorosi tacchettii per la stanza mentre si avvicina allo stregone. Sposta i suoi lunghi capelli neri sulla spalla, facendoli ricadere sul tubino rosso e aderente indossato per l'occasione.

"Un tempo non mi avresti risposto cosi"

"Per mia fortuna" continua Magnus spostando il suo sguardo sul vampiro " quel tempo è passato"

Troppi anni erano trascorsi, infatti, da quando Magnus si era perdutamente innamorato del vampiro che ora ha di fronte. Troppi anni che lo hanno castigato a una promessa fatta a sé stesso e, a cui, non era mai venuto meno: smettere di provare qualunque cosa per chiunque.

"Il mio adorato Magnus.. sono sicura che mi basterebbe poco per farti cambiare idea" continua lei, avvicinandosi alle spalle di Magnus e percorrendo il profilo della sua bocca con un dito.

Magnus la ferma immediatamente e le intima di lasciarlo solo.
"Non sono in vena di compagnia Camille. Tanto meno della tua"

Ma la donna non sembra scomporsi per nulla davanti a quel rifiuto. Sembra, invece, prenderlo come una sfida e un invito a restare.

Si siede sulla poltrona di Magnus, accavallando le gambe.
Lo stregone, esaurito quel pizzico di pazienza che gli restava, è stanco di combattere anche contro di lei.

"Goditi tutto ciò che può offrirti la mia umile abitazione. Ma sappi che io non sono incluso nel pacchetto"

E così dicendo, si chiude in camera sua lasciando la sua ospite piuttosto interdetta per il proprio fallimento.

Ciò che lo stregone non può sapere è che, nello stesso momento in cui lui si abbandona a letto, lo Shadowhunter sta facendo lo stesso.

Entrambi, anche se in modo diverso, hanno in quel momento una donna al loro fianco e nella propria abitazione.

Ma la loro mente è altrove. Uno pensa a ciò che sarebbe potuto essere se le cose fossero andare diversamente e l'altro è profondamente amareggiato per essersi lasciato coinvolgere di nuovo da qualcosa da cui aveva promesso di stare lontano.

Spazio autrice

Scusate per l'attesa. Prometto che d'ora in poi cercherò di aggiornare almeno una volta a settimana 😅.
Se vi va, lasciatemi un commento per farmi sapere se la storia vi sta piacendo.
Siamo già a 200 visualizzazioni e ne sono felicissima 😍 grazie davvero a tutti.

A presto ❤

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