Tela 23 ~ Antonio ~

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<<Ragazzo mio, sei fortunato>> il suo capo mi parla come se avesse molti più anni di me, nonostante ne abbia solamente cinque in più.

<<Perché?>> chiedo con aria confusa.

<<Ha scelto te. So dei vari pretendenti, so dei rifiuti. È una persona così riservata. E poi anche a me piaceva, ma ho preferito cambiare prima che mi spezzasse il cuore>>

<<Ho provato ad approcciarmi con lei. Zero ricambio>> continua e poi si mette a ridere.

<< Eh già. Mi ritengo fortunato>>

Oggi il sole è forte come non mia. Da un'aria molto vivace e felice, quasi da film. Osservo le ali del mio angelo che sembrano quasi reali, anche se so che è la mia mente a creare quest'effetto.
La gente mormora, cammina e si diverte. È pomeriggio più che inoltrato e i ristoranti sono ancora aperti.

<<Ragazzi fermi. Mangiamo qua a Napoli 1820>> il suo capo è il primo ad entrare.

Il cameriere ci accoglie e ci fa accomodare a un tavolo della pizzeria. Luna si siede di fronte a me, alle sue spalle un quadro di Napoli mi fa riportare dietro nel tempo.
Le serate passate sulla Mergellina con una confezione di birre, le luci della città e il Vesuvio, i suoi odori e i suoi suoni. Mi ricordo che quando ero piccolo correvo insieme i miei amici di scuola tra le strette vie, giocavamo a rincorrerci. Le bibite offerti dai venditori che ormai ci vedevano tutti i giorni. Percepisco un sapore dolce in bocca che mi fa tornare indietro nel tempo con le torte di mia nonna e le abbuffate con il nonno Antonio.

<<Possiamo ordinare adesso?!>> il suo capo chiama il cameriere per prendere le nostre ordinazioni.

<<Incomincio io: allora per me una semplice margherita e inoltre ci porti il miglior vino bianco che avete. Voi cosa prendere?>> sia il capo che il cameriere aspettano le nostre risposte.

<<Anche per me una margherita>> dice Sofia spostandosi una ciocca bionda dietro la sua spalla.

<<Io una würstel e patatine>> prosegue subito dopo Luna.

<<Per me Diavola e se l'avete potete mettere mozzarella di bufala grazie>> il cameriere si dirige verso la cucina.

La guardo mentre ride alle stupide battute del capo, sprigiona bellezza da tutti i pori, con un gesto raffinato si copre la bocca per nascondere il sorriso.
Per cercare di non ascoltare quella stupida conversazione, anche alcune fuori luogo, mi immagino io e lei in una giornata bellissima al lago.
Lei con addosso un vestito leggero di seta color menta che svolazza al leggero vento, orecchini d'oro e a piedi nudi. Io con una bella camicia e pantaloncini, molto stile anni 60 italiani. Su un prato un bel picnic formato da una tovaglia a scacchi rossa e bianca, piena di dolci e frutta, ai lati un elegante bottiglia di champagne con due bicchieri allungati. Noi due distesi lì a guardare le piccole onde, poi le avrei sistemato una ciocca dietro all'orecchio e sarebbe partito un bacio. Il suono rilassante del lago, il cinguettare degli uccellini, il leggero brusio delle chiacchiere delle persone.

<<Da quanto vi conoscete?>> questa domanda colpisce entrambi e mi desta dal mio sogno.

<<Non da molto però mi sembra di più>> dice lei con un tono imbarazzato.

<<Scusate la troppa curiosità>> inclina la testa facendo scivolare i riccioli scuri e gli occhi azzurri si fermano sulla sua pizza quasi finita.

<<Posso sapere dove?>> sta volta mi sento preso di più preso in causa e quindi rispondo.

<<L'ho vista per la prima volta in pinacoteca, era la mia prima volta ed ero con un mio amico, l'ho vista nella sala dove tutti ammirano il Bacio di hayez. Stava parlando con un gruppo di turisti e dalla curiosità mi sono avvicinato. Descriveva l'opera come se l'avesse fatta lei. Ma ero arrivato alla fine del discorso e il gruppo si stava avviando verso l'uscita. Io rimasi lì, alibito.>>

<<Wow>> esordisce il capo e tutti rimangono come senza respiro.

Quel momento che la vidi il mio cuore prese il volo, era leggero, felice ed emozionato. Non avevo mai percepito una cosa del genere, un'amore così angelico, inziato ad essere platonico. In più mi ricordo di aver visto proprio delle ali su di lei.

<<Io mi ricordo che mi stava fissando e all'inizio mi faceva strano, adesso che ci penso il suo sguardo era molto buffo, non so ma lo trovavo così. Le sue prime parole mi trafissero nel profondo, in senso positivo. Mi sentii pure io leggera, quasi da toccare il cielo con un dito. Per questo ero felice quando lo trovavo ogni giorno e mi dispiaceva quando non riuscivo a parlargli.>> arrossisce leggermente. Le sue parole mi scaldano.

<<Non pensavo ci fosse tutto questa purezza, siete proprio diversi dalle altre coppie che ho conosciuto>> il nostri occhi scuri si mischiano.

Sofia sorride e da un leggero colpo di gomito a Luna. Lei abbassa la testa visibilente imbarazzata.

<< Io mi chiedo perchè non stiate ufficialmente insieme>> le parole delle bionda escono veloci prima che le sue labbra si poggiono sul bicchiere per bere un sorso di vino bianco.

<<Ma come...>> il suo capo si sbalordisce e si sistema la camicia bianca tutta inamidita.

Non sappiamo come rispondere, questa situazione mi fa sentire come se fossi davanti al mio primo amore, dolce e timido. Mi ritrovo quasi impotente davanti a una situazioe che non è poi così grande.

<<Eh...>> l'unico suono che riesco ad emettere.

<<Amico mio ti devi muovere se no lei si trova un migliore>> conclude con una forte risata e si aggiunge Sofia.

Van Gogh's sunflowersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora