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Il tempo passò troppo velocemente tra piccoli racconti e risate delicate. Una cena leggera e un saluto accompagnato da un sorriso sfuggente.
Poi la porta che si chiudeva e le strade che si erano unite per quel tempo indefinito che si dividevano, portando con sé la monotonia della giornata che non vuoi portare a termine perché sai che il domani cancellerà il giorno che sarà ieri.
Shouto cominciò a camminare verso la stazione, tornando alla sua vita quotidiana; quando due braccia strinsero il suo busto e i capelli bianchi e lunghi lo superarono mossi dal vento freddo della sera.
Un invito a tornare ed un grazie, sussurrato con delicatezza e poi il nulla più assoluto mentre i passi di quella strana ragazza si allontanavano verso casa sua.
Un calore scordato da tanto: di abbracci mai ricevuti e la voglia di tornare dentro quella casa che lo avrebbe accolto come una persona vera e non come un oggetto da utilizzare per i propri scopi.
Si girò mentre il vento si faceva più forte ed osservò come Shino tornasse nella sua casa, lo sguardo spento che lo sfiorava con dolcezza e non più con menefreghismo poco prima di superare la porta e poi di chiuderla.
Strinse tra le mani la maglietta, proprio sopra il petto. Non voleva tornare a casa, ma lì c'era ancora sua sorella maggiore, la sua vita per quanto rovinata e ricordi anche dolci di quando era piccolo.
<secondo me, cicatrice o no, nei davvero bello, pervertito.>
Un nomignolo che si torna ad usare ed un complimento già detto e ridetto da molti, ma mai nessuno aveva menzionato della bruciatura, di quella cicatrice per lui inguardabile. Nessuno si era preso il coraggio per sfiorare con le parole quella macchia del suo viso, del suo corpo, come della sua vita.
Shino invece non ci aveva neanche badato, lo guardava come una persona guarda un gattino senza dimora. Che ha accolto come un regalo, uno di quei pochi, nella sua vita permettendogli di vedere ciò che nessuno aveva mai visto. Un sorriso.
Così semplice, così bellino. Messo su qualcuno che di motivi di sorridere ne avrebbe così tanti eppure così pochi.
Il buio lo inghiottí mentre anche l'ultimo tram della giornata partiva.
Tornare a casa sarebbe stato un incubo, dopo il sogno di prima.
Strinse ancora la maglietta e prese il telefono, Shino era online.
Avrebbe voluto scriverle qualcosa, ma non seppe come cominciare ed ebbe paura fosse troppo. Posò via il telefono e rimase ad ascoltare ancora un po' perso nei propri pensieri due vecchi.
<Sai, ho amato la stessa donna per cinquant'anni.> disse uno.
Shouto non poté fare a meno di pensare che fosse bellissimo, che un amore così non si trovava ovunque.
Poi l'uomo continuò, portando alla realtà Todoroki.
<Avrei tanto voluto lei lo sapesse.> i due vecchi continuarono a parlare di donne, mentre a Shouto si apriva la realtà di fronte agli occhi.
Quel coraggio a molti manca e non solo in amore.
Anche ora, adesso, lui non aveva il coraggio di scrivere a Shino.

Sabato. Shino aveva fatto i compiti la notte prima mentre non aveva sonno, Shouto era stato obbligato ad allenarsi.
Ora la sua schiena era piena di lividi ed aveva passato la notte in bianco.
Il telefono illuminò la sua stanza, lo prese guardando il messaggio appena arrivato.
Kuudere girl:
Ho trovato un gatto, è nero
Strinse il telefono. Shino gli aveva detto che poteva venire quando voleva o chiamare se lo desiderava.
Si alzò, nonostante i dolori fisici e l'orario ed andò a vestirti.
Cercò di nascondere al meglio i lividi sotto la maglietta.
Prese il telefono e le chiavi e uscì di casa velocemente. Era sicuro suo padre non volesse che andasse per le sue.
Salì sul primo tram arrivato alla stazione ed arrivò in poco alla fermata vicino alla casa Enoshima. Camminò fino a vedere l'accogliente casa.
Si avvicinò al cancello e suonò.
Dalle finestre vide Shino che si alzava dal letto e scendeva le scalette.
Era vestita con una maglia lunga bianca dai fiori di varie tonalità di rosso e dei short.
Aprí la porta ed il cancello in contemporanea.
<Hai deciso di farmi compagnia?> il ragazzo annuì oltrepassando il giardino con le sedie. Nascoste alla vista dai grandi cespugli di fiori e da un albero dalle sembianze di un salice.
Lo accolse il casa sua senza farsi problemi, non chiese perché fosse venuto alle 8, perché non avesse avvisato.
Non pareva importarle.
<Hai fame?> chiese dopo aver sentito la sua pancia borbottare.
<Non sono riuscito a fare colazione.> Shino andò nella parte della cucina.
In poco tempo esaudí il desiderio di Shouto di un qualcosa al cioccolato ed un tè caldo. Mangiò mentre la ragazza era tornata sul soppalco.
Dopo un po' la raggiunse.
Disegnava su un quadernino e vicino a sé teneva una bottiglietta con del ghiaccio dentro.
<Fai come fossi a casa tua.> gli disse. Il ragazzo si stese sul grande letto, osservando come disegnasse una donna stesa nel prato di casa sua a prendere il sole.
<Dormi pure, non mi dai fastidio, ragazzo fatto di lividi.> Todoroki pensava di non dimostrare un'aria stanca, ma forse si sbagliava, la ragazza gli disse di stendersi pure sotto le coperte, mentre lei si sedeva sulla poltrona. Shouto lì si addormentò in pochi minuti.
Shino, appena capí che il ragazzo dormiva profondamente, si avvicinò al letto e spostò le coperte, alzò la maglietta, osservando i lividi sulla pelle delicata del bicolore.
<Che orribile vita.> sussurrò.
Shouto si girò nel sonno verso di lei, prendendo la sua mano.
Shino rimase a guardarlo, gli faceva pena.
Si liberò con delicatezza, lasciando a Shouto un suo pupazzo e prendendo un libro si mise a leggere, aspettando il risveglio del primo ragazzo che non l'aveva giudicata sin da subito e a cui aveva permesso di entrare nella sua vita.

Shouto si svegliò che erano le undici del mattino, di Shino nemmeno l'ombra, solo un gatto nero dagli occhi uno giallo ed uno verde smeraldo che lo guardava seduto sulla poltrona dove stava il quaderno da disegno della proprietaria di casa.
Scese dal letto e lo sistemò, poi scese le scale a vedere se Shino fosse da qualche parte in casa, magari nel giardino sul retro. Un laghetto carpe artigianale e molto bellino.
Fatto con una piccola cascata sulle rocce e un lago abbastanza grande messo tutto tra gli alberi pendenti.
Ma nessuna traccia dell'albina.
Tornò dentro dopo aver osservato un altro po' i pesci colorati.
Prese il telefono e cominciò a guardare un film, dimenticandosi che la ragazza avesse un'enorme libreria che era lunga tutto il muro di fronte al letto.

La porta si aprí, era passata una mezz'ora, Shino entrò con una busta della spesa tra le mani.
<Giorno.> <Buongiorno.> la ragazza andò a poggiare nella cucina tutto, poi sistemò ogni cosa al suo posto.
<Ragazzo dai lividi, ti va di uscire?> chiese, avvicinandosi al divano azzurro.
Shouto annuì e si alzò.
La ragazza si avvicinò a lui, mentre era sdraiato a pancia in giù sul divano.
<uh?> Enoshima alzò la sua maglietta, sfiorando con le sue mani ghiacciate la candida pelle. I muscoli si contrassero sotto i suoi polpastrelli freddi che lo fecero rabbrividire. Alzò ancora un po' la maglietta, scoprendo una benda, la sfiorò ed il ragazzo sussultò. Shino abbassò la maglietta ed oltrepassò il divano, passando la mano sui morbidi capelli di Shouto, mischiando i due colori.
Il ragazzo si alzò confuso, Shino si girò leggermente, portando i lunghi capelli bianchi sul davanti.
<Oppure vuoi parlarmi di tuo padre?> gli occhi di Todoroki si fecero più seri e quasi lucidi, portò una mano al viso abbassando la tezta per non mostrarsi in quello stato a lei. Mentre le lacrime già cadevano sul pavimento.
La ragazza fece un passo avanti aprendo un poco le braccia.
Le ricordò troppo la madre.
Si lascio cadere contro di lei, affondando il viso nel suo collo ed abbracciandola. Shino prese a coccolarlo.
<Andiamo a prendere un gelato? Dai.> disse lei, i parenti facevano sempre così da quando era piccola.
Il ragazzo scosse la testa.
<Dai. Andiamo Shouto.> alzò il suo viso e ne asciugò le lacrime, sorridendo.
<Ora sei qui no? Lontano da chiunque ti possa ferire. Non volevo farti scoppiare, scusami tanto.> prese la mano del ragazzo.
<Dai, andiamo Shouto.> gli avvicinò le scarpe. Shouto scosse la testa, vedeva con la coda degli occhi i lunghi capelli della ragazza che si chinava, cercando di vedere il suo viso.
Alzò lo guardo, Shino gli fece un altro sorriso tenero.
<Farò tutto ciò che vuoi, avanti Todoroki. Fammi un sorriso e mettiti le scarpe, non sei un bambino.> tornò più fredda. Il ragazzo sospirò annuendo.
Quella non era sua madre e lui non era più un bambino.
<Ed ora mettiti le scarpe, che ciò voglia di gelato.> Shino troncò il suo dolce viso con la solita espressione fredda. Todoroki mise in fretta le scarpe e la seguì uscendo dietro di lei, permettendole di chiudere a chiave la porta.
<mi hai chiamato per nome, prima.> <parevi averne bisogno.> il ragazzo ci rimase un po' male. Quella ragazza mascherava tutto e non riusciva a capire se ci tenesse a lui o no.
<mi è piaciuto comunque.> la ragazza non lo degnò di uno sguardo. Chi sa cosa stava pensando di lui ora.
<puoi anche continuare a chiamarmi così.> Shino rimase zitta.
Poi, dopo vario tempo, rispose.
<forse.> Shouto poté vedere il sorriso tornare sul suo viso.
Riprese la sua mano e la strinse.

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