Capitolo 1

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L'acqua mi vorticava intorno. L'ampia coda continuava a darmi la spinta per risalire, le braccia erano strette lungo il corpo. Tutto cominciava a farsi più chiaro. La mia testa infranse la superficie delle onde e il corpo la seguì senza problemi. Mentre la coda era ancora immersa diedi un'ultima, forte spinta e mi librai in aria per quella che mi parve un'eternità. L'impatto con l'acqua fu terribile perchè non riuscii a portare la coda verso l'alto e caddi in posizione scomposta.

Quando la mia testa fu sotto la superficie del mare sentii le risate smorzate dei miei compagni. Ecco, ci sono riuscita di nuovo... pensai.

Il professore si avvicinò con un colpo di coda. << Bene, Arya. Un altro 2 direi.>> disse mentre la barba e i capelli grigi ondeggiavano sulla sua testa.

Feci per andarmene ma una sirena dai capelli celesti e gli occhi lilla mi si parò davanti. <<Bravissima, Arya! Vedo che stai migliorando! Almeno questa volta mentre cadevi non ti sei ficcata le dita nelle branchie. Che peccato però...avevo proprio voglia di vedereti soffocare!>> le risate si levarono intorno a loro.

Resistetti all'impulso di tirarle una testata sui denti e dissi semplicemente, con voce rabbiosa <<Levati di mezzo, Marina>>.

La celestina venne scossa dalle risate e le sue due "compari" le si affiancarono, imitandola.

Mi voltai e mi allontanai, seguita dai cori di risate. Ma perchè succede sempre a me? Nuotai velocemente e in breve arrivai sul fondo sabbioso. Mi lasciai cadere dolcemente, con i capelli neri che fluttuavano.

Ecco uno dei miei problemi, pensai guardando quei dannatissimi filamenti neri come l'inchiostro danzarmi davanti al volto. Nessuno aveva quei capelli, i colori più comuni erano blu oltremare, turchese, verde alga e, in modo più raro, rosso e arancione.

Ripiegai la mia ampia coda nera con riflessi violacei e la presi tra le braccia. Ed ecco un altro problema (Ma quanti problemi ho?!): la spalla sinistra era "decorata" -in un modo che molti definivano grottesco- da squame verde/nero e anche il polso destro ne era ricoperto.

Osservai un paio di pesciolini aggirarsi tra le alghe. Ripensai alla mia giornata: un fiasco, come sempre del resto.

Mi ero svegliata tardi e mia madre mi aveva spinto fuori casa e io mi ero fiondata vero la superficie per le lezioni. Come al solito tutta la bella compagnia era già pronta e io no. Erano passati alcuni pescatori e avevamo cominciato ad ascoltare e a prendere nota delle parole che ancora non avevamo appreso (si, ci tocca studiare anche la lingua degli umani) poi era cominciato la lezione di nuoto.

Presi distrattamente un sassolino e cominciai a farmelo rotolare sul dorso della mano palmata.

In velocità non ero male, infatti era filato tutto liscio fino al mio disatroso e maldestro salto.

Ero talmente persa nei miei pensieri che quasi non mi accorsi della presenza di un serpentello marino con le le pinne laterali al ventre. Lo guardai mentre si strusciava sulle creste che avevo appena sopra i gomito. Allungai una mano e percorsi il suo dorso in lunghezza, questi fremette e dopo avermi gettato uno sguardo obliquo guizzò via.

Stufa di stare seduta, mi alzai facendo forza sulle braccia e cominciai a nuotare verso casa.

Rincasai che mancava pochissimo per la cena e filai nella mia stanza, ignorando lo sguardo truce di mia mamma. Molleggia per un po' sul letto fatto di alge, poi mi stesi e mi addormentai.

La mattina venni svegliata di nuovo da mia mamma che annuciava la Festa dei Coralli. <<Che?>>, gracchiai con voce ancora roca. <<La-Festa-dei-Coralli>> scandì la mamma <<Preparati! Quest'anno tocca a noi portare il Corallo Blu!>>.

No...

Dopo un'ora ero al fianco di mia madre e trasportavo il piccolo e (secondo il mio parere) insignificante Corallo Blu. Se fossi salita di qualche metro avrei sfiorato la superficie. Ma perchè tutti gli anni, poi? Per questo oggettino insignificante, inutile... La folla intorno a noi tendeva il collo per vedere quell'oggetto blu irridescente tra le mie mani. Ad un tratto avvertii una vibrazione nell'acqua e un brivido mi salì lungo la spina dorsale fino alla nuca. Nessuno si accorse di nulla: tutti erano troppo concentrati sul Corallo e la loro attenzione non poteva essere catturata.

Una specie di tuono scosse l'acqua ma ancora nessuno diede segno di sentirlo, iniziai ad agitarmi. Quasi non me ne accorsi tanto fu veloce, un battito di ciglia. Un arpione calò sulla folla e colpì la coda verde smeraldo di mia madre che cacciò un urlo terrificante.

Lasciai cadere all'istante il Corallo e mi gettai su di lei afferrandole le mani. La folla si disperse, spaventata.

Cercai di intrappolare le braccia della mamma nelle mie mani ma quelle mi scivolavano via e più tiravo più l'arpione lacerava la coda. Una rete piovve su di me all'improvviso.

Mi scansai ma questo diede un piccolo vantaggio all'arpione che scivolò un po' più in alto. I miei occhi gialli incrociarono quelli viola di mia madre e nello stesso istante mi sfuggì dalle dita.

Venne risucchiata in un vortice d'acqua. Rimasi con le braccia protese nel vuoto e lo sguardo fisso nel punto in cui, un attiamo prima, si trovava mia madre.

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