6. dannate cose che mi piacciono

444 19 2
                                    

WARNING: nipple play, coming untouched
TITOLO DA: Me Ne Frego di Achille Lauro.
PROMPT: tatto (lacrima)

___________________________________

"Oh, ma stai a piagne?"

"No, mortacci tua," dice Lauro, un braccio sospettosamente gettato sugli occhi e la voce che esce in un filo, rauca, "ma se non te sbrighi..."

"Se non me sbrigo cosa?" dice Edo, serenamente, e richiude i denti attorno al suo capezzolo turgido. Tutti i tentativi di minaccia di Lauro scompaiono in un gemito soffocato.

Non ha capito che questa sera Edo ha una missione - deve vedere se può farlo venire solo così, senza toccargli il cazzo. Se dev'essere sincero, sembrano già a buon punto.

Lauro è sensibile in una maniera che ha del miracoloso. Sta sempre lì con le sue tutine scollate, le camicie trasparenti, pizzo e tulle e retine per mettere in mostra la mercanzia, come se non gli importasse, come se fosse per gli altri, ma basta sfiorarlo per ridurlo a lamenti incoerenti.

O forse è solo lui che ormai lo conosce così bene da avere imparato ogni trucco.

Anche così nascosto, con quel braccio ostinato in faccia, riesce a vedere che si è fatto tutto rosso, una sfumatura deliziosa che gli sta scendendo lungo il collo a colorargli anche il petto, dove non lo nasconde l'inchiostro. Ha il fiato pesante come alla fine di un concerto ed Edo non gli ha ancora nemmeno toccato le mutande, che si tendono strette e sottili attorno alla sua erezione.

Edo succhia piano, facendo un verso pensieroso contro la sua pelle, e Lauro sussulta, tendendo il bacino in cerca di un sollievo che non riesce a trovare.

"Edoa', che intenzioni c'hai?" ansima, minaccioso in teoria ma un po' petulante in pratica. Edo si stacca con uno schiocco osceno, soffia leggermente sulla pelle arrossata per guadagnarsi un brivido di pelle d'oca, poi gli passa mollemente le dita al centro del petto in una carezza distratta lungo lo sterno.

"Te che dici, stellina?" dice, con un sorriso che gli incurva gli angoli della bocca, e gli prende l'altro capezzolo tra le dita.

Lauro è da mangiare quando è disperato. I suoi sospiri, i suoi movimenti - Edo starebbe ore così solo per quello, per il modo in cui si inarca tra le lenzuola come se non sapesse nemmeno lui cosa vuole, fuggire o andare ancora più vicino, con gemiti bassi di gola che rischiano di far venire anche Edo da solo, senza neanche essersi tolto i pantaloni.

"Edo, te prego," ansima, tremante, e lui continua a mordere e leccare e succhiare, non si avvicina nemmeno al suo cazzo, ma alla fine si stacca per salire a baciargli il collo, facendo scorrere intanto un palmo avanti e indietro su uno dei suoi poveri capezzoli, gonfi e bollenti.

"Puoi venire così?" gli mormora contro la gola, sentendolo deglutire ancora e ancora, a fatica. "Senza una mano addosso, come un regazzino? Dio mio, La'..." Gli morde il collo, gli graffia un capezzolo, e Lauro viene, con un gemito che sembra venirgli strappato via dal petto, tremando tutto mentre si aggrappa alle sue spalle così forte da lasciare i segni.

"Io t'ammazzo," ansima, uno o due secoli dopo, non appena ritrova il fiato. Edo sorride, gli asciuga una lacrima sfuggita all'angolo di un occhio, e Lauro gli lancia un'occhiataccia ma si volta appena per lasciargli un bacetto sul polso, rapido e leggero.

"Tutto quello che vuoi tu, stellina," dice Edo, e si lascia ribaltare sul materasso con una risata.

non c'è pazienza per l'estetico, né più passione per l'ermeticoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora