III

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Dall'altra parte della città, invece tre fratelli erano molto lontani dal loro paese d'origine. Il Tennessee. Il giorno prima, si erano addentrati in una fitta boscaglia per potersi nutrire dopo aver ridotto un ennesimo cittadina in un fast-food, e d'allora Si aggiravano tra gli alberi e i cespugli nascosti punto il secondo tra i fratelli, dopo aver messo piede al suo interno, non sembra ho fatto ricordare di quanto belli e delicati fossero i profumi della natura. Non sentiva autori così piacevoli all'olfatto da tanto tempo ormai. Non essere il primogenito, non è mai stata una cosa semplice per lui punto era sempre stato Quello che comunemente viene definito come quello di mezzo sul quale, cadevano un tempo, tutte le responsabilità di famiglia. Quando Cedrik, il fratello maggiore, diventò troppo grande per aiutare la famiglia ad occuparsi di loro, Il padre preferisce che lo aiutasse con il lavoro piuttosto che starsene poltrire tutto il giorno in casa. Ogni volta che lui doveva andar fuori città, se lo portava via con sé e per sua madre, momentaneamente il ruolo di capofamiglia doveva essere affidato al secondo figlio. Lui, doveva svolgere il ruolo che suo fratello maggiore ha avuto prima di lui e suo padre ancor prima. Entrambi, all'età di diciannove anni. Alexander, era questo il suo nome. Era ancora troppo presto per saperlo, ma lui un giorno, sarebbe stato il ragazzo che mi avrebbe portato il cambiamento, colui che mi avrebbe stravolto la vita facendomi provare cose che nessun altro avrebbe potuto farmi provare. Cose per le quali, io oggi sono quella che sono. Alexander, discendeva da una dinastia di titolo nobiliare e pur assumendone il ruolo, lui, suo padre, sua madre e i suoi fratelli erano completamente diversi da quelli che oggi la storia ci definisce. Il ragazzo, preferiva occuparsi personalmente di dar da mangiare alle capre e al resto del bestiame. Lasciarne il compito alla servitù, non permetteva di prendersene cura a dovere. Come ogni nobile o altra persona di un certo ceto sociale che si rispettasse però, al ritorno del genitore, avevano l'obbligo di imparare alla perfezione il francese è molto spesso, anche l'interpretazione dei classici. Dal 1731, Alexander vagava sotto un sottile velo di oscurità e di cambiamenti. Erano trascorsi secoli da quell'anno il ragazzo, a dirla tutta, non sapeva neanche più cosa ne restasse di lui. Non penso si sarebbe mai aspettato che il mondo sarebbe cambiato così radicalmente. Penso sia dovuto al fatto che in quel periodo la mentalità era piuttosto diversa rispetto a quella di oggi quindi, perché era poi così sorpreso? Nella boscaglia in quel momento, Alexander era circondato da arbusti sui quali riusciva ad osservare dettagli che pochi sarebbero stati capaci di notare in lontananza, a meno che certo, non fossero stati della sua stessa specie. Il ragazzo dai folti capelli chiari e dagli occhi grigi paragonabili al ghiaccio alpino, d'un tratto rimase completamente immobile per soffermarsi su un qualcosa che aveva appena percepito:" il caloroso, dolce fragrante suono delle pulsazioni dei battiti dei cuori umani che gli rimbombavano nella testa", e tutto quello che riuscivano a suscitargli, non era altro che un insaziabile, istintiva ed irrefrenabile siete di sangue.
- Dio, quanto vorrei che smettesse una buona volta!- Alexander serrò i denti distogliendosi dai suoi pensieri. Non poteva pur sempre pensare alla stessa cosa. Dal mattino, soprattutto fino al calar della notte, la bramosia di sangue non faceva altro che dargli paranoie. Si convinse che quella volta, finalmente qualcosa stava per cambiare. Aveva intenzione di iniziare una nuova vita, sia per sé, che per i suoi fratelli, sebbene sperasse che alla fine tutto non si sarebbe svolto secondo lo stesso schema: "trovare una casa, scegliendo tra le tante in perfetto stile americano con portico; restare in città per qualche anno e catapultarsi ancora una volta al punto di partenza." Alexander percorrendo il suo cammino, si ritrovò poi nel cuore della boscaglia ed un grande rapace iniziò a posargli sguardi fulmini da un ramo di una tipica quercia scura. Doveva essere un gufo. Il suo manto piumato color tortora ondeggiava sulle sue potenti ali, e quando queste si aprivano furentemente, sprigionavano aria da ogni parte di essa. L'uccello, si mostrava dallo sguardo fiero è sicuro di sé. Non nego che in lui, c'era anche quell'accenno di eleganza necessario mentre cibava i suoi piccoli al nido. Osservandolo, l'eterno ragazzo affermò a se stesso che avrebbe tanto voluto essere come lui in quel momento. Quell'affermazione probabilmente era dovuto al fatto che l'animale erano essere regale, uno di quelli senza problemi a cui dà retta. L'esatto esempio di libertà che ricercava assiduamente da quando era ancora avvolto dalle fasce materne e cullato dalle braccia ricche di cicatrici di un esausta domestica. Alexander abbassò d'un tratto il capo. Alla vista apparve poi un altro animale, solo che questa volta, era molto più piccolo rispetto a quello precedente. Era una sorta di roditore, una lepre dal manto a pois marrone-bianco distesa morta ai piedi del fusto. Era appena stata uccisa. Cedrik e Rachel, riuscivano a fiutarene il sangue fresco proveniente dalla gola e dalle viscere sventrate.
Alexander distolse subito lo sguardo da quella scena provando ribrezzo. Essa, non avrebbe dovuto suscitargli tale reazione, ma ciò, riuscì a realizzarlo solo pochi attimi dopo, quando il sangue del piccolo animale lo fece uscire di senno. Le sue gengive, le sentiva volersi bagnare di tutto quel sangue e degustarne il sapore e tale sensazione, tale bramosia, gli pareva troppo forte da poterle resistere. Avrebbe ceduto. Se lo sentiva. Si rese conto così che lui è quello stesso rapace, In fondo, non erano poi così tanto diversi anzi, forse più simili che mai, soprattutto per il fatto di aver in comune uno stesso istinto omicida e predatore. In quel momento, il tempo iniziò a passare fuggiasco e l'affascinante e freddo vampiro, non riuscì a rendersene conto. Si ritrovò il peloso cadavere animale tra le mani e sulle sue labbra il suo gustoso sangue sorseggiato fino a prosciugarlo. Sì rammarico nel pensare che quell'innocente creatura, non meritava un destino così crudele, ma d'altronde, lui era lì per nutrirsi. Se non fosse stata una una lepre già morta lo sarebbe stato sicuramente un qualcosa di molto più grosso e i suoi fratelli non se lo sarebbero di certo fatto dire una seconda volta prima di addentarlo, pensò. Il corpo inerme della lepre, scivolo delicatamente dalle mani del vampiro scaraventandosi sul terreno argilloso. Alexander si pulì bocca e mento da tutto quel sangue gocciolante e fece poi cenno ai fratelli di proseguire per la loro strada tortuosa. Cercò di allontanare le paranoie che gli fluttuavano nella mente. Si sentiva sporco, impuro, avvertendo in sé l'oscurità, e chiunque lo conosca bene quanto me, sa che di questo, non ne poteva più.

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