"Giorno uno": Merope.

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Giorno uno. Elise è appena arrivata a casa di Loray, in Texas. Solo io so cosa le aspetterà: tragici momenti pieni di angoscia e depressione, fantasmi del passato e delusioni del presente, la desolazione di una vita fatta di suprusi e sevizie. Fino a che non incontrerà Jeremy, il giorno di natale. Fino a che non si accorgerà di essere innamorata di quello strano e inquietante ragazzo. Fino a che, contro tutto e tutti, inizieranno la loro vita insieme, tra passioni malate, sangue, pregiudizi e altri fantasmi, sta volta più reali di quanto si pensi. E tra un bacio e un tradimento, la bramata morte del patrigno e la disgrazia di quella del fratellino, i due troveranno la pace nell'amore di un figlio che morirà nel grembo materno, nel suicidio di Elise e nella cella di isolamento di Jeremy. Ma per adesso è solo il giorno uno. Il benedetto giorno uno, dove tutto ha inizio.

Il giorno uno di Aride è forse quello più doloroso della sua vita. Domora è scomparsa, lei era la sua migliore amica, la sua famiglia, la sua rivale e il suo rifugio. Domora era l'unica e l'ultima cosa che le rimaneva. Ed è scomparsa. Se n'è andata senza salutarla, senza avvertirla, non un ciao o un addio. Niente di niente. Domora è scomparsa e tutta la città sembra vuota, il mondo sembra vuoto. Aride non dorme quella notte, il letto le ricorda le notti passate a parlare e scherzare fino a che il sonno non le assaliva e l'ultima parola pronunciata rimaneva lì, sospesa sulle loro teste, e riecheggiava tutta la notte finché al risveglio una delle due la ritrovava e ricominciava da quella il discorso. Aride quella notte la passa sul tetto, fa freddo ma lei è impegnata a sprofondare nell'abisso delle sue lacrime. Fanculo Domora, fanculo tutto.

Giorno uno. Scarlett guarda Mabel, Mabel guarda Scarlett. Ti odio, si dicono entrambe nel pensiero, ma non era vero, dovevano solo dare la colpa a qualcuno per quello che era successo. Nessuno parla, nessuno si muove. Scarlett resta con la penna in mano, seduta su quella sedia troppo piccola per il suo culone e si sentiva la pancia schiacciata dall'uniforme che a quanto pare "arriva solo fino alla taglia 46 per le donne". Mabel è sdraiata sul divanetto, il cellulare in mano, il dito scorre automaticamente sullo schermo che la ragazza guarda con un'espressione ebete. A lei la divisa va fin troppo larga invece. Dopo averci pensato per minuti interi Scarlett si decide a parlare, apre la bocca ma in quel momento piomba, con passo deciso, Adam nella stanza.
«È ufficiale» dice lasciando cadere lo zaino sgraziatamente a terra. Entrambi gli sguardi delle ragazze sono puntati su di lui, quello di Scarlett è confuso, quello di Mabel indifferente.
«Non c'è nessun errore, siamo davvero nella stessa squadra» ne lui ne le altre due sembrano contenti. Anzi il silenzio che piomba in quella stanza era abbastanza papabile da poterlo tagliare con un coltello.
«Io sarò il vostro capo squadra perciò fatemi un favore. State lontane da me».
«E tu da me» risponde nello stesso modo Mabel facendo anche una smorfia.
«Non potremmo cercare di andare d'accordo?» chiede Scarlett con il solito da mediatrice, «NO» rispondono in coro gli altri due, e riprendono a fare quello di prima. Mabel torna a scrollare stupidi post di gattini che fanno scii d'acqua e Adam se ne va in camera sua.
È solo il primo giorno Scarlett. Il primo di chissà quanti.

Tria Cerberus oraWhere stories live. Discover now