Il taxi sfreccia veloce, insieme ai paesaggi sfumati che appaiono al finestrino e alla settimana che sta volgendo al termine.
Fra gli impegni di lavoro, i compiti in classe e gli appuntamenti i giorni sono volati via. Ma non è un male, i mille impegni mi hanno impedito di pensare alle parole di Cristina e alle ultime consapevolezze, che preferisco mettere a tacere insieme ad ogni campanello di allarme. Anche se ho paura che possano tornare prepotentemente sottoforma di un viso spigoloso e occhi scurissimi, non appena rimetterò piede in studio.
Quando arrivo agli studi sono dunque particolarmente cauta e mi guardo intorno, cercando di non attirare troppo l’attenzione. Per fortuna a differenza dell’altra volta è ancora presto e non c’è quasi nessuno. Meglio così, mi dico serena mentre esco dall’ascensore e scruto l’orizzonte. Armando non è ancora arrivato, e basta davvero solo questo a rendermi visibilmente meno tesa.
Cammino spedita verso i camerini e mentre mi cambio per la sfilata decido di rimanerci fino all'inizio della registrazione. Qualcuno potrebbe dire che mi sto nascondendo ma in realtà non è così, voglio solo del tempo per riposarmi per apparire al meglio, Armando non c’entra nulla …*************************************
Mezz’ora più tardi sono stanca di leggere sempre la stessa riga della rivista che ho preso in stazione. Ho provato a pensare ad altro e a riempirmi la testa di gossip frivoli, ma non ci sono riuscita, anzi paradossalmente sono più nervosa che mai. Dannazione.
Ho decisamente bisogno di calmare i miei nervi. Mi affaccio velocemente alla porta e scruto attentamente il corridoio, che adesso appare decisamente più affollato di quando sono arrivata, ma di lui per fortuna nessuna traccia. Faccio un respiro profondo e mi decido ad uscire, muovendomi velocemente per raggiungere le macchinette nel più breve tempo possibile. Tuttavia Genny mi si para davanti all’improvviso.
«Buon pomeriggio Barbara», mi saluta affabile.
«Buongiorno Genny», le rispondo altrettanto cortese, cercando di divincolarmi. Ho proprio bisogno di quel tè nel minor tempo possibile ma non posso nemmeno correre via ignorandola completamente, dannazione!
Perciò mi ritrovo mio malgrado bloccata in corridoio mentre Genny continua a scrutarmi.
«C’è qualcosa che non va?», chiedo in maniera innocente. Lo so benissimo perché mi sta osservando così rapita.
«Niente», dice senza nemmeno riflettere continuando ad osservarmi.
«È che sei così … diversa», azzarda alla fine.
«Puoi dirlo forte», le rispondo sorridente.
In realtà non sono poi così diversa, piuttosto mi definirei rivoluzionata, e la cosa mi diverte molto. Alessio è stato bravissimo, ho un taglio corto, ben delineato e ondulato, con dei riflessi ramati evidentissimi, che adoro. Senza contare che in occasione della sfilata di oggi ho indosso una gonna dallo spacco audace, una camicetta semitrasparente e tacchi vertiginosi. Mi rendo conto che rispetto ai miei soliti outfit ironici questo è decisamente diverso.
«Un bel cambiamento, stai benissimo», mi dice ancora.
«Ti ringrazio». So che ha ragione. Non sono mai stata più sicura di me, io che lotto da sempre con la mia immagine imperfetta. Il cambiamento estetico dovrebbe in teoria rappresentare anche un cambiamento interiore. Speriamo sia vero e di aver chiuso con falliti e mezze calzette.
Pochi secondi dopo arriva anche Valentina, colgo subito l’occasione per congedare Genny e avvicinarmi a lei per salutarla.
«Ma che diavolo ti è successo?», domanda senza nemmeno ricambiare il saluto. «Non che non apprezzi, anzi lasciatelo dire ti ci voleva!».
«Ho deciso di essere folle, almeno per una volta. E di dare un taglio alla vecchia me. Forse questo mi aiuterà a trovare qualcuno che si adatti a me e che sia quanto meno interessante ».
Lei annuisce. «Sono contenta tesoro. Davvero. Niente più Marcelli allora. Ancora non mi spiego come hai fatto ad uscire con un pallone gonfiato come lui.», mi prende in giro ridacchiando.
Devo ammettere che ha ragione e rido alla sua affermazione. «Che vuoi che ti dica, ho un fiuto speciale».
«Dovresti sceglierti qualcuno con la spina dorsale la prossima volta. Non tanta quanto la tua, perché sarebbe impossibile, ma almeno la metà», mi suggerisce con le migliori intenzioni.
«Hai qualche suggerimento?» le chiedo scherzando.
«Una vaga idea ce l’avrei», mi dice con tono innocente.
«Non avverrà mai!», dico come se l’uomo in questione mi fosse totalmente indifferente. E cielo, vorrei davvero che lo fosse, perché in realtà m’infastidisce da morire. Solo a pensarci mi viene una fitta allo stomaco. Quell’uomo mi farà venire l’ulcera prima del tempo.
«Sarà … » dice dubbiosa mentre arriviamo alle scale.
Tuttavia mentre le stiamo scendendo veniamo trattenute da Erik che vuole parlare a Valentina prima della registrazione, decido quindi mal volentieri di lasciarla con lui e proseguire da sola verso il piano di sotto.
Purtroppo l’universo deve avercela particolarmente con me, perché mentre scendo l’ultimo scalino vedo materializzarsi di fronte a me la fonte di tutte le mie frustrazioni.
Armando è proprio davanti a me mentre parla al telefono difronte alla macchinetta, maledizione, finora ero riuscita ad evitarlo.
Sapevo di doverlo affrontare prima o poi, ma avrei preferito farlo durante la registrazione, dove sono abituata a fronteggiarlo, non qui, dove mi sento irragionevolmente esposta. Sono quasi tentata di girarmi e risalire le scale, ma non mi tirerò indietro, men che meno di fronte Armando, avrò il mio tè, in un modo o in un altro.
Mi dirigo con fare deciso verso la macchinetta, incurante di Armando ancora alle prese con la sua chiamata. Si fosse trattato di chiunque altro, sarei tornata in un secondo momento per lasciargli un po’ di privacy, ma Armando non si merita alcun gesto gentile, quindi che vada pure al diavolo. Cerco di spostarlo e gli riservo un occhiataccia mentre mi scruta in maniera indagatrice senza smettere di parlare. Ha un’espressione indecifrabile sul volto, ma continua a fissarmi.
«Ti devo salutare», dice infine al telefono, «non so davvero quali saranno i miei progetti per quella data. Non posso promettere niente, ma se dovessi capitare in zona farò di certo un salto. In puntata ne parliamo, ciao Alessia», dice infine riattaccando.
Ripone velocemente il telefono in tasca e si prepara all’attacco.
«Me l'avevano detto che hai fatto un restyling … », mi punzecchia, «ma non t'immaginavo certo cosi».
Speravo davvero di sorprenderlo, di avere almeno questo vantaggio psicologico su di lui, ma evidentemente qualcuno ha spifferato subito tutto, quindi addio effetto sorpresa.
«Le donne cambiano spesso acconciatura, che cosa c’è di strano?»
«Per te è strano», ribatte semplicemente, chiudendo ogni discorso.
«Be’, ora l’ho fatto e non è detto che non lo faccia anche in futuro. Pensavo al biondo. C’è qualche regolamento che m’impone di rimanere sempre uguale?», domando sarcastica.
«Il tuo problema è che nonostante il cambiamento esteriore, di fatto rimani la maestrina di sempre. È questo il tuo dramma, non puoi sfuggirti», dice con tono da saputello.
Questa è davvero bella. «Ti è mai passato per la mente che io non voglia affatto fuggire da quella che sono?», gli chiedo irritata.
«Tu forse non lo vuoi, ma gli uomini che frequenti lo vogliono eccome», replica calando l’asso nella manica. Ora, se gli sferrassi uno schiaffo mi dite chi mai potrebbe condannarmi? I suoi schiaffi verbali non sono forse altrettanto insidiosi?
«Ah ah, detto dall’uomo che non ricorda neanche il nome della donna con cui è stato la notte scorsa, questi sono solo complimenti», gli rispondo a tono. «Avrei pensato però a una soluzione: ti consiglierei di chiamarle tutte in maniera generica “tesoro”, in questo modo non correrai il rischio di confonderle. Sbagliare nome sul più bello è così puerile, e tu invece ci tieni tanto ad essere un signore, non è vero?», lo provoco.
L’espressione di Armando si fa improvvisamente tagliente ed intensa. Intensamente irata, sarebbe meglio dire. Colpito e affondato. Per qualche secondo ci osserviamo con palese antipatia. Poi decido di lasciarmi alle spalle i convenevoli. «Se abbiamo finito con le carinerie, che ne diresti di spostarti e lasciarmi prendere il tè?», gli domando avvicinandomi alla macchinetta, mentre lui apparentemente sconfitto si sposta.
Ma non faccio in tempo a tirar fuori il portamonete che lo sento vicino a me, e basta davvero solo la sua presenza a farmi sobbalzare, all’improvviso sono tesissima e dentro di me sento nuovamente suonare i campanelli d’allarme che avevo messo a tacere.
«Dovresti uscire con uomini più adatti a te, qualcuno che sappia tenerti testa, e non con le mezze calzette che ti ostini a scegliere».
Lo guardo sbigottita mentre i suoi occhi scurissimi mi perforano, facendomi sentire quasi indifesa. Quasi eh, l’irritazione che sta crescendo dentro di me è molto più forte. Come si permette ad intromettersi nelle mie scelte? Nella mia vita? Nessuno ecco chi.
«Per quanto mi riguarda potrei dire lo stesso di te».
Armando mi guarda sorpreso. «Le mie frequentazioni sono tutto fuorché noiose».
Sbuffo. «Non ne sono così certa sai? Ad uscire sempre con la stessa tipologia di donna ci si annoia, e guarda caso le tue frequentazioni sono tutte uguali, dovresti uscire con donne più genuine».
Armando mi guarda visibilmente stupito. Ma poi passa subito al contrattacco: «almeno io mi rapporto a chi mi piace sul serio».
«Cadiamo sempre su questo punto, non è vero? Per te non mi piace mai nessuno. Ma cosa ne sai tu di cosa mi piace o non mi piace!», lo accuso mentre sposto con violenza una ciocca ribelle che continua a cadermi sul viso.
«Non è affatto una questione di chi o cosa ti piace, quanto piuttosto della tua paura di relazionarti davvero a qualcuno», mi spiega con veemenza. «E poi sentiamo, chi sono queste fantomatiche donne genuine con cui dovrei uscire? Giusto per capire bene à strunzata».
«Me, Valentina e Roberta», dico prima di potermi fermare e pentendomene subito. Oddio cosa ho detto.
Armando è visibilmente stupito, proprio non se lo aspettava. Quantomeno ho la magra consolazione di averlo lasciato senza parole. Per qualche istante non facciamo altro che fissarci, nessuno vuole distogliere lo sguardo per primo. L’atmosfera intorno a noi è tesa, nell’aria c’è elettricità e tensione, tutti i miei nervi sono scoperti, come in allerta, basterebbe poco a farli scattare. Ed è proprio quello che succede l’attimo successivo quando senza rendermene conto Armando mi afferra rapidamente per la vita avvicinandomi a sé, intrappolandomi fra lui e la macchinetta. Tutti i miei sensi si risvegliano mentre lo guardo allarmata cercando di divincolarmi, ma la sua presa è ferrea, le sue braccia forti, il suo sguardo deciso, non mi lascerà andare. «Cosa stai facendo?» chiedo allarmata, ma lui non arretra di un passo. E più i secondi passano più sento la pelle bruciare nei punti in cui mi sta toccando e l’aria mancare mentre mi fissa con quei suoi dannatissimi occhi. «Lasciami andare», dico senza fiato. «Dammi il tuo numero Bà». I suoi occhi hanno uno strano scintillio adesso, la rabbia e il risentimento di prima sono scomparsi, e non ho voglia di capire il perché. «No», rispondo flebilmente, il suo profumo mi sta dando alla testa, tutt’un tratto mi sento come sfinita. Non so quindi come ma riesco a divincolarmi, ristabilendo una distanza di sicurezza tra di noi.
«Sono serio Barbara, lasciami il tuo numero», la sua voce è melliflua, stento quasi a riconoscerla. Cerca di riafferrarmi ma metto le mani avanti, a mo’ di protezione, e «no» ripeto. Armando mi guarda, ancora con quello sguardo che mette in dubbio ogni mia certezza, per fortuna prima che possa dire qualsiasi cosa, o che possa in qualche modo farmi cambiare idea, sento Valentina chiamarmi.
Grazie Universo.
Scappo via talmente velocemente che Armando non ha modo ne di fermarmi ne di rendersi conto di quello ch’è appena successo.
E ovviamente non lo voglio neanch’io.*************************************
Quando risalgo le scale sono senza fiato e sento il viso bruciare, non mi sorprende quindi che Valentina mi guardi preoccupata.
«Cos’è successo Barbara? Sei sconvolta!»
E diamine vorrei saperlo anch’io.
È successo tutto così velocemente che non ho avuto modo di razionalizzarlo. L’unica cosa che so è che mi sento tradita dal mio stesso corpo per il modo in cui ha reagito. Sento ancora il suo profumo e la pelle bruciare nei punti in cui mi ha toccata, dannazione!
Cosa diamine è appena successo?
«Non lo so Vale … » dico affranta mentre mi appoggio al muro.
«Cosa ti ha detto Armando? Giuro che questa volta lo ammazzo.»
«Ci hai sentiti?», chiedo allarmata.
«Beh era difficile ignorare le vostra urla persino da quassù.»
«Ah .. », dico rasserenata dal fatto che nessuno abbia sentito il resto della conversazione.
«Se non fosse stato per te chissà come sarebbe finita … »
«Perché cos’è successo Barbara?»
«Armando mi ha chiesto il numero», sputo fuori velocemente, come una liberazione.
«Eh?» dice sconvolta Valentina.
«Eh … non so nemmeno io come sia successo credimi. L’attimo prima stavamo litigando e quello dopo mi sono ritrovata fra le sue braccia, oddio!», solo al pensiero sento il viso infiammarsi, ho decisamente bisogno d’aria.
Valentina è sconvolta, come me del resto, nessuna delle due riesce a parlare, quando all’improvviso ricompare Armando che sta risalendo le scale. Più si avvicina più vado nel panico, sento il cuore accelerare e l’aria mancare, non capisco cosa mi stia succedendo. Vorrei fuggire ma lui è già accanto a me. Sono pietrificata, dannazione.
«Il tuo tè» mi dice con un sorriso da diavolo tentatore.
Lo afferro, mentre alzo gli occhi e incontro il suo sguardo. Chiaramente un errore: i suoi occhi sono intensi, mi imprigionano e stentano a lasciarmi andare. Sento nuovamente l’aria mancare mentre Armando muove pericolosamente la mano verso di me e mi scosta dal viso la stessa ciocca ribelle. «Pensaci … » sussurra lentamente guardandomi negli occhi prima di sparire velocemente, allo stesso modo in cui è arrivato, lasciandomi ancora una volta sconvolta e senza fiato.
Solo qualche secondo dopo mi accorgo che Valentina è ancora lì, che mi fissa a bocca aperta, evidentemente scioccata da quanto appena successo e senza parole, proprio come me. Ci vuole qualche altro secondo prima che esclami qualcosa: «Accidenti!»
«Puoi dirlo forte!», replico io.
«Voi due vi piacete, lasciatelo dire amica mia»
«Eh? Che cosa? No, assolutamente!»
«Eppure il tuo corpo sembra dire un’altra cosa»
«Il mio corpo mente!», deve essere così, non può essere altrimenti. Ho reagito così perché mi ha preso alla sprovvista, ecco si, è senz’altro così.
Valentina ridacchia mentre mi guarda, «Se preferisci raccontarti una bugia per stare meglio fai pure, ma prima o poi ti accorgerai che non potete sfuggirvi … avete sempre avuto un modo di fare come dire … focoso, ecco. E ora più che mai capisco il perché.», detto questo Valentina scompare lungo il corridoio, lasciandomi da sola a riflettere.
La mia mente è tutta una sequenza di è tutto assurdo e non può essere, non può essere ed è tutto assurdo. Eppure una piccola infinitesimale parte di me non fa che tormentarmi con una domanda: E se avesse ragione?*************************************
Buon pomeriggio Flowers 🌼
Come vi avevo promesso da questo capitolo in poi inizieranno a muoversi le acque ... spero vi sia piaciuto.
Se vi fa piacere vi chiedo di lasciarmi un parare tramite i commenti o la stellina, grazie. ♡
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Ti prego lasciati odiare
Romance«Io e te siamo un errore», gli ripeto ancora una volta, ma lui non si scompone. «E allora facciamo questo errore, al resto penseremo dopo». E se quell'odio nascondesse amore? E se lei provasse qualcosa per quell'uomo arrogante e detestabile? E se d...