Conosciamo tutti l'universale significato di " Carpe Diem ", questa locuzione latina che invita a non sprecare il proprio tempo, a non rimandare tutto a domani, a cogliere l'attimo. Ma se l'attimo in questione fosse l'attimo sbagliato, travestito da miracolo?.
La morte vestita di bianco, come una sposa.
Rachel fissava gli abiti da sposa dalla vetrina di un negozio, sin da piccola sapeva che vestito avrebbe indossato il giorno del suo matrimonio. Lo voleva bianco, con lo scollo a cuore, stretto in vita e sotto un'esplosione di tulle, con qualche brillantino sul bustino e in giro per la gonna.
Le suonò il telefono, rispose ritornando alla realtà e iniziando a camminare verso il supermercato. Continuò a parlare fino all'entrata, poi chiuse la telefonata ed entrò, un sorriso sincero sul viso, convinta di essere alla svolta della sua vita.
Rachel Randall, proveniva da una famiglia che a malapena arrivava a fine mese, lavorava da quando aveva sedici anni, a diciotto andò a vivere da sola, così si ritrovò nella stessa situazione dei suoi, con pochi soldi e tanti sogni in testa. Da qualche anno lavorava nel ranch dove si teneva la fiera dei cavalli di Fall Creak, si spaccava la schiena, ma la paga era meglio del resto che si trovava in giro. Era un'istruttrice di equitazione certificata ed insegnare, soprattutto ai bambini, era la sua vocazione sin da piccola. Fino alla sera prima, Rachel pensava di aver già avuto la sua svolta nella vita, aveva già colto l'attimo sul lavoro, ma riguardo la sua vita privata non ne era soddisfatta essendo che era più piatta della superficie di uno stagno, senza rane, senza vita. Aveva 26 anni e se sua madre non l'aiutava a non pensarci, ricordandole che lei alla sua età aveva già due figli, in più il suo ginecologo le aveva detto che il tempo passava anche per lei e che se non voleva arrivare in ritardo doveva iniziare a far bambini.
Questa si chiama pressione sociale.
Per questi motivi e altri svariati che Rachel non ha ancora voglia di confessare, rispose subito alla telefonata quando vide che era lui a chiamarla. CJ le ispirava fiducia, aveva quei suoi occhioni verdi che le ricordavano i prati della sua infanzia, quando andava a trovare il nonno e la nonna che vivevano ancora nella riserva a due ore di auto da Fall Creak. Non se ne vedevano tanti di ragazzi come lui, era rossiccio di capelli, alto, ben piazzato, un ragazzo che catturava sicuramente l'attenzione. E come se fosse uno scherzo ce n'erano due, quasi identici. Ma AJ non l'aveva incuriosita come suo fratello, CJ aveva tutto un modo diverso di fare, si notava.
La macchinina di Rachel, un vecchio Volkswagen Maggiolino di un blu slavato dagli anni, scricchiolava e cigolava lungo la strada verso il Fall Creak Ranch. Il cuore le batteva forte, si sentiva una quindicenne al suo primo appuntamento, e come conferma di ciò, appena vide i due pick up dei fratelli, le farfalle nel suo stomaco diventarono tarme fameliche contro i tessuti del suo intestino. Posteggiò sulla ghiaia, poco prima del sentiero ciottolato che andava fino all'entrata. Scese dal suo catorcio, camminò fino alla porta e suonò due volte il campanello.
Pochi attimi dopo la porta si aprì e dietro di lei comparve AJ, che la salutò con un abbraccio.
- Come va tutto bene?.-.
- Si e tu?. Tuo fratello non è ancora pronto?. Si sta facendo bello per me?.- chiese la ragazza ridendo.
Anche AJ rise e le rispose che CJ era già pronto da un po' e la stava aspettando vicino la scuderia.
Scesero insieme lungo la strada e poi AJ la salutò e andò a chiamare suo fratello che era sperduto tra i box.
Rachel aspettava pazientemente e nell'attesa si accese una sigaretta, si guardò in giro e qualcosa catturò la sua attenzione. Sbatté le palpebre più di una volta, come se credesse di aver avuto un'allucinazione, ma la cosa che vide rimase lì, non era la sua immaginazione. Da dove stava aspettando se guardava cinquanta metri davanti a lei, si vedeva un grande magazzino con dei serbatoi immensi poco lontano. La porta era per metà aperta, e in quell'attimo preciso il sole illuminava perfettamente l'interno dell'edificio. C'erano un sacco di macchine, ma una davanti sulla sinistra, la prima della fila, la prima davanti alla porta aperta, una delle poche illuminate dal sole, era interamente sporca, come se qualcuno ci avesse lanciato un barattolo di vernice rossa, imbrattando la macchina.
- E se non fosse vernice?.-. gli sussurrò una voce nella sua testa, le venne la pelle d'oca e il cuore cominciò a galoppare.
Ebbe il tempo di battere le palpebre e di fare un breve respiro, prima che il sole continuasse il suo giro ributtando la macchina del terrore nel buio più totale. Questione di attimi, se avesse guardato un attimo dopo o un attimo prima non avrebbe visto nulla, questo più che un miracolo era una buona scusa per tagliare i rapporti.
Stava ancora guardando la macchina come ipnotizzata, anche se a causa del buio non la vedeva più distintamente, quando dall'interno dell'edificio uscì CJ che chiuse la porta alle sue spalle, e camminando verso di lei la salutò con la mano sinistra. Lei le sorrise di sbieco, come forzato, e ricambiò il saluto.
- Ciao, da quanto sei arrivata?.-.
- Ciao, non da molto tranquillo.-.
Si abbracciarono e CJ le porse una lattina di cibo per cani. L'etichetta stampata era semplice e concisa.
- Ci siamo messi a fare anche cibo per cani e gatti, vedi?-, le disse indicando il nome del ranch stampato sul barattolo - BIO e naturale, andrà a ruba nei negozi per animali.-.
- Ne fate già altri?.-.
- Si facciamo mangimi per pollame, suini, bovini e ora anche cani e gatti, ci stiamo espandendo in tutti i settori del ranch. Vorrei iniziare un allevamento di cavalli, e magari una scuola.-. le disse fissandola negli occhi, col sorriso stampato sulla faccia.
Lei ricambiò il sorriso, felice di aver intuito perché la macchina fosse sporca di rosso. Niente di cui preoccuparsi. Tutto spiegato, tutto risolto, poteva godersi la giornata, senza le voci dell'ansia e del sospetto a tenerla all'erta.
CJ aveva preparato e sellato i due cavalli che avevano preso all'asta, quella di suo fratello alla fine era una giumenta e l'avevano chiamata Sammy, e il suo mezzo Frisone era Donnie.
Salirono in sella e andarono al passo verso il laghetto che c'era nelle vicinanze del Ranch.
AJ vide ritornare suo fratello e Rachel solo al calar della sera, poco prima dell'ora di cena. Scesero da cavallo sorridendo e ridendo assieme, lui l'accompagnò alla macchina e poco prima di lasciarla andar via le rubò un bacio. Lei salì in macchina dieci minuti dopo, aveva ritardato la sua partenza ricambiando quel bacio rubato. Le era piaciuto, le piaceva CJ, e le voci si erano zittite del tutto, si fidava.
CJ andò incontro al fratello che lo aspettava sulla terrazza davanti alla porta di casa.
- Le hai chiesto quello che avevamo pensato?.-. gli chiese AJ nervoso.
- Si.-.
- Che ha risposto?.-, CJ guardò suo fratello che lo stava guardando con i suoi occhioni blu, ma non erano occhi di un bambino, non più, aveva gli occhi di chi ha sfogato le proprie pulsioni e n'è rimasto segnato. Occhi vuoti che non possono riempirsi di nuovo, perché avevano già visto troppo. Già provato troppo, già pianto troppo.
- Che ci pensa, ma almeno l'ho baciata.-. CJ guardò il fratello che ricambiò lo sguardo e si misero a ridere, AJ gli tirò un pugno sul braccio dicendogli:
- Coltino Junior ha la ragazza nana nana na na.-.
- Come mi hai chiamato scusa?.-
- Colt..-.
Non riuscì a finire la frase perché CJ gli era piombato addosso e lo stava menando.
-De-vi-smet-ter-la-di-rom-per-mi-le-pal-le!.-, diceva a AJ mentre scandiva le sillabe a schiaffoni.
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La scelta degli attimi
Mystery / ThrillerDAL PROLOGO: Karen corse come non ebbe mai fatto, le sembrava di macerare chilometri con le sue falcate, ma nella realtà aveva fatto pochi metri. Mentre correva per salvarsi, per evitare di fare la fine della vacca da allevamento, ripercorse col pen...