LIAA IL FURGONE DEI TRASLOCHI E' GIA' QUIIII !!!!!-Urla mia madre da infondo alle scale.
Prendo la mia felpa appoggiata sul pavimento di quella che un tempo è la mia camera e mi dirigo a malavoglia verso la porta, do un ultimo sguardo indifferente alle stanza vuota che sto per lasciare per incamminarmi verso il piano di sotto dove gli addetti ai traslochi stanno caricando gli ultimi scatoloni nel camioncino.
le pareti vuote, le stanze inondate da una certa malinconica luce bianca: le attraverso velocemente senza voltarmi come se volessi lasciarmi alle spalle un'altra delle tante vite nelle diverse città in cui ho vissuto
Sono abbastanza abituata a tutto ciò: io e mia madre ci spostiamo continuamente da un posto all'altro: fa la fotografa e spesso cambia la rivista per cui lavora; di conseguenza nessuna casa in cui sono stata la posso definire proprio "casa" nel senso della parola inglese "home" e non ho dei veri e propri amici.
Già, non ho mai avuto una migliore amica, il suo posto è preso da mia madre: noi due non litighiamo quasi mai: viaggiamo, ridiamo, facciamo tutto insieme, e non ho mai conosciuto una realtà diversa da questa... non ho mai conosciuto mio padre. E' proprio quando tocco questo argomento che mia madre cambia atteggiamento di colpo e liquida le mie domande con un gesto della mano accompagnato da frasi ironiche tipo "ma non ti basto io come mamma?" o "se vuoi un padre basta dirmelo, tutti gli uomini degli stati uniti vogliono sposarmi", e io, a quel punto, lascio perdere sconcertata. Un paio di sue parole e mi arrendo immediatamente.
Ma di una cosa sono certa: mio padre è stata una persona molto importante nella vita di mia madre; non credo che lei abbia mai amato un altro uomo dopo di lui.
Se uno la vede da fuori sembra una donna moderna e aperta ai cambiamenti (si, ok, ha uno stile molto vintage ma mi riferisco alla mentalità), che viaggia un sacco ed è una madre single indipendente; ma in realtà e molto attaccata al suo passato ed ai ricordi; anche se non li condivide mai con me. Di fatto so molto poco sul suo passato, nonostante sia la persona a me più vicina: è l'unica parente che ho oltre che a un nonno (mai visto) che sta da qualche parte in Europa
Questi sono i miei pensieri mentre raggiungo mia madre alla macchina e salgo al posto del co-pilota, come lo chiama lei.
E' seduta davanti al volante e si sta mettendo un'altra ritoccata di rossetto bordeaux allo specchio, il sole illumina la sua faccia e penso di capire perchè quel mio padre si sia innamorato di lei: quella donna un po' strana col suo stile vintage anni 50, la pelle chiara che fa contrasto con i suoi capelli color cioccolato sistemati con una messa in piega perfetta.
Da lei ho presto quasi tutto, tranne ovviamente, la bellezza: mentre la sua pelle color porcellana risplende al sole neanche fosse quella di Edward Cullen, i suoi capelli, del mio stesso colore, sono leggermente ondulati e lucenti e gli occhi color terra emanano tranquillità, la mia pelle è alternata da chiazze leggermente rosse e da una moltitudine di lentiggini sparse per tutto il corpo, i miei capelli sono estremamente crespi, folti come una criniera di leone e i miei occhi sono solo marroni senza alcuna sfumatura di specialità. Come me.
-Pronta Lia?
la voce di mia madre mi riporta alla realtà.
Si gira verso di me con un sorriso sulle labbra mentre accende il motore della nostra auto, ovviamente oldtimer, una Renault R4 di ottanta anni fa, e partiamo anche da questa città diretti stavolta verso Los Angeles.
Finalmente. Dopo quasi 5 interminabili ore di viaggio ci fermiamo in un autogrill per la strada, ci aspetta una bella cena.
Scendiamo dall'auto: il parcheggio è quasi deserto avvolto nella semioscurità, reduce del recente tramonto; eccetto che per noi non c'è nessuno, nonostante il punto ristoro sia aperto.
Meglio così, non ci sarà la fila in bagno - penso: effetivamente è un sacco di tempo che no ci vado e non so per quanto la riuscirò a trattenere.
Entriamo nell'autogrill, anche questo totalmente privo di ospiti. Tutto quanto è avvolto in una tristezza implicita: le luci pendono precariamente dal soffitto, nell'aria c'è uno strano odore di frutta ammuffita mista ad amuchina, il pavimento, lucidato con una cura maniacale, riflette le sagome di scaffali quasi vuoti. qualcosa in quel posto non mi convince
L'unico essere umano è un tipo, un po' troppo entusiasta per i suo lavoro, dietro al bancone, che non appena entriamo ci saluta cordialmente.
E' un uomo giovane, né troppo alto, né basso, ha la faccia ricoperta interamente da lentiggini e i capelli marroni cioccolato e...qualcosa di famigliare, emana una certa aurea, non indifferente, sento un groppo alla gola: non è la prima volta che ho questa sensazione con persone sconosciute. Di solito la ignoro, ma fisso quell'uomo dritto negli occhi, come per carpirne la ragione di questo mio sentimento.
-Heyy gente. Ben arrivati! - Esclama il commesso
Mentre il mio incessante pensiero è quello di liberarmi dei miei liquidi di scarto, vedo mia madre trasalire al suono della voce del tipetto alla cassa.
la sua espressione è pressochè paralizzata, come se fosse una statua di marmo, l'unico suono che le esce dalle labbra coperte di rossetto è una parola a me incomprensibile.
preoccupata mi rivolgo a lei
-Mamma tutto ok?
Nessuna reazione
-Mamma?
-Ok Doris, capisco la tua reazione ma posso spiegare tutto.- Dice nervosamente lo sconosciuto.
-Mercurio- Riesce a dire mia madre piano.
-MA COME DIAVOLO VI CONOSCETE VOI DUE EHH?- Sbrocco io
-Hehe, salve Peregrina, io sarei tuo padre- Risponde lo sconosciuto
NO
Non è possible.
Mi giro incredula verso mia madre. Lei ancora non è recettiva.
Mio padre? Impossibile.
E' morto, almeno per me. Mia madre, le pochissime volte di cui me ne ha parlato, mi ha raccontato che era stato disperso chissà dove mentre faceva un report nella giungla.
Lui non può esserlo. Quel tipo è pazzo.
Ma sa il mio nome; o meglio, il mio secondo nome.
Scioccata faccio quello che ho sempre fatto nelle situazioni difficili: me ne vado.
Spingo la grossa porta di vetro con sopra scritto TIRARE, questa ovviamente non si apre, impreco, la tiro verso di me ed esco camminando furiosamente verso la macchina.
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L'ira di Apollo
Fanfiction-- Fanfiction ambientata nell'universo di Percy Jackson & Shadohunters -- La figlia più amata di Apollo è stata rapita e il dio scatena la sua furia su tutto il genere umano con un virus letale. Ma la discendenza divina non è l'unica a risentire di...