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𝟬𝟵:𝟯𝟲, 𝟮𝟯 𝗺𝗮𝗿𝘇𝗼 𝟮𝟬𝟭𝟵

jeno si svegliò, dopo aver fatto un sogno -sulle sue amate stelle- molto strano: sognò di andare nel cosmo, passando per tutti i corpi celesti che lo avvolsero completamente. si sentì bene nel suo sogno, quindi non riuscì a capire perché nella realtà doveva essere tutto così complicato e spaventoso.

[...]

𝟭𝟲:𝟰𝟳

quel giorno era abbastanza fiducioso, aveva intenzione di passare l'intera giornata fuori casa. quel sabato avrebbe sconfitto la sua paura, ne era certo.

abitando in campagna, era facile per lui non incontrare nessuno, quindi andò spedito verso la sua amata collina con un albero di ciliegio. in estate ci andava ogni giorno, con lo splendere del sole, ovviamente.

s'incamminò verso il suo posto felice, scattando qualche foto del paesaggio col suo telefono. mandò un messaggio a suo padre dicendo che sarebbe tornato a tarda serata, e di non preoccuparsi.

stava per andare a sedersi sotto il ciliegio quando qualcosa -o qualcuno- lo fermò. vide due ragazzi appollaiati sotto quell'albero; uno coi capelli verdognoli e con una bandana alla fronte, che stava cercando di prendere un fiore di ciliegio, fallendo miseramente. l'altro ragazzo era familiare agli occhi del corvino, aveva i capelli di un rosa quasi sbiadito -per i troppi lavaggi-, e un sorriso smagliante a contornargli il viso, mentre si godeva la scena esilerante davanti a lui.

il ragazzo dai capelli rosa era na jaemin, jeno lo conosceva, era il figlio della sua professoressa di inglese; la sua insegnante aveva provato più volte a farli conoscere, e a jaemin stava anche bene, ma jeno non ne voleva sapere.

jeno indietreggiò di qualche passo, un po' triste del fatto che non potesse stare sotto il suo albero tanto adorato.

il corvino se ne stava andando quando udì una voce acuta «hey tu!» jeno imprecò mentalmente mentre si girò lentamente e disse balbettando per la troppa insicurezza «s-si?» il rosa sorrise un poco, mentre il verdognolo gli domandò «come ti chiami?» jeno si stava chiedendo che cavolo volevano quei due da lui, però si avvicinò sempre più a loro.

«sono j-jeno, che volete?» disse accennando una smorfia, «in realtà non lo so... sei tu che sei apparso davanti a noi.» ammiccò il verde con fare buffo e fece segno al corvino di sedersi sotto l'albero insieme a loro. iniziarono a parlare, o meglio, il verdognolo -che jeno scoprì si chiamasse chenle- parlò, jeno continuava ad annuire e il rosa stava per gli affari suoi.

«ragazzi scusate, ora devo proprio scappare, mia madre mi cerca! nana fai tu compagnia a jeno?» disse chenle, e senza aspettare la risposta del suo amico, scappò.

«ehm, come ti chiami?» chiese jeno -già conoscendolo- «jaemin, na jaemin.» ammicco il rosa annoiato «ok, credo» disse jeno torturandosi le mani, non riuscendo a portare avanti un discorso.

«di che vuoi parlare?» disse il corvino, «che ne so» rispose jaemin sempre più annoiato.

a questo punto jeno si voltò dall'altro lato, osservando il panorama, capendo che con jaemin non c'era nulla da fare.

«sei carino...» sussurrò jaemin, senza accorgersene, e jeno lo sentì molto bene, «c-cosa?» domandò jeno, «oh andiamo hai sentito bene, non lo ripeterò una seconda volta.» disse jaemin mettendo il broncio. «grazie, ma credo che ti stia sbagliando.» mormorò jeno. «senti, evita di dire 'ste cose. l'avrò detto perché è vero.» disse il rosa distogliendo lo sguardo. «grazie n-nana...» jaemin sorrise immediatamente. «nana?» chiese il rosa, sorridendo maggiormente, «si cioè- no, magari ti da fastidio che ti chiami così aiut-» jeno andò in panico, ma nemmeno lui aveva fatto apposta a chiamarlo così, e non poteva farsi scappare jaemin, magari diventava il suo primo amico. «no no, mi ha fatto molto piacere, però vorrei conoscerti meglio ecco...» disse jaemin fermando jeno, sussurrando l'ultima frase. jeno annuì.

«bene, presentati.» sorrise jaemin. «o-ok, mi chiamo lee jeno, ho diciassette anni, sono fin troppo insicuro, però posso definirmi un ragazzo con la testa sulle spalle. mi piace la musica rock e-» jaemin lo fermò «AHH!! ma tu sei jeno, l'alunno di mia madre!!!» sorrise jaemin, sperando di non aver detto una cosa errata. «s-si hai indovinato...» farfugliò jeno insicuro. «bene ora puoi continuare, scusami» il rosa gli accarezzò la spalla. «non ti preoccupare. bene, poi-»

jeno si fermò di punto in bianco, doveva o non doveva dire a jaemin della sua "stupida" fobia? «dai proprio quando mi ero interessato ti fermi» disse jaemin sbuffando, ma ridendo subito dopo. «e-ehm non lo so...» disse jeno incerto sul da farsi. «senti jeno, so che ci conosciamo da qualche ora, ma sentiti libero di dirmi qualsiasi cosa ok?» disse jaemin cercando di rassicurarlo il più possibile, jeno sospirò pensando che se voleva avere un amico, doveva confidarsi con lui. forse un po' troppo presto? non gli importava, così andò avanti col suo discorso. «ecco, vedi... io ho una paura ingiustificata delle stelle, chiamata siderofobia. per questo motivo mi è sempre risultato difficile interagire con i miei coetanei, e ci convivo piuttosto male, dato che è la causa di tutti i problemi che ho. mi odio per questo, perché io stesso penso sia veramente una cazzata 'sta fobia e quindi oggi mi sono messo in testa che devo sconfiggerla, perché voglio cambiare per me stesso, dato che mio padre per me non esiste nemmeno.» disse jeno tutto d'un fiato. jaemin ascoltò attentamente, e la prima cosa che fece, fu abbracciarlo. «non ti preoccupare jeno, non so che problemi familiari e non tu abbia, ma prometto che ti resterò affianco e sono disposto anche a rimanere questa sera insieme a te, ad ammirare le stelle.» gli disse con sguardo felice. jeno si fece scappare qualche lacrima, e jaemin sfregò i pollici sul viso del corvino, per asciugargli le lacrime uscite. «j-jaemin, non so come ringraziarti, nessuno mi ha mai detto u-una cosa simile.» disse il corvino singhiozzando.

𝟭𝟵:𝟰𝟯

«dai ora basta piangere, ho fame!» disse jaemin alzandosi e staccandosi da jeno. «dove potremo mai andare adesso?» chiese il corvino, un po' indifferente, mentre continuò a pensare all'accaduto di poco prima. «chi ha detto che dobbiamo andarcene? ho le caramelle di chenle!» disse jaemin euforico, tirando fuori un sacchetto di caramelle dalla sua tasca. iniziarono a mangiarle abbracciati, senza rendersene conto.

«nana!! guarda il cielo!!» disse jeno, ammirando il tramonto, pieno di sfumature rosa e arancioni; «è veramente bellissimo.» disse jaemin, spostando poco dopo lo sguardo sul corvino, «perché guardi me? dovresti guardare il panorama...» domandò jeno, indicando il cielo. «sei tu il panorama più bello.» disse jaemin senza un filo di timidezza, e il corvino si nascose tra le sue braccia, «yah! -disse mentre colpì il braccio del rosa- ma che dici, mi fai arrossire...» jaemin sorrise, «era quello il mio intento.» gli fece un occhiolino.

attesero la notte tra risate, battute fuori luogo -per lo più da parte di jaemin-, abbracci, carezze e sguardi in continuazione.

«jeno, sta arrivando la notte, sei pronto?» il rosa prese la mano di jeno e intrecciò le loro dita. «n-non lo so...» il corvino era molto impaurito, ma sapeva che il suo riparo fossero le braccia di jaemin. «nana, ho tanta paura. e se non riuscirò a sconfiggerla?» il più grande era sempre più impaurito, vedere quel cielo oscuro, gli stava facendo venire la nausea; «non importa jeno, vorrà dire che ci riproverai quando sarai pronto» jaemin sperò che fosse stato almeno un po' rassicurante per il ragazzo.

così quella sera, aspettarono le stelle impazienti.

star | jaenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora