14. "Fatti spezzare il cuore da lui"

14.5K 1.4K 937
                                    

▶️MGK, Why are you here

Nikita

«Non pensi anche tu che Adone sia un po' strano?», domanda mio fratello mentre si prepara un toast. Bel modo per iniziare la giornata! Almeno al mattino potrebbe avere la decenza di risparmiarmi il suo nome.

«Forse», dico, riempiendo la tazza con del latte.

«Sai, però non è male. Parla in modo strano a volte, ma è un bravo ragazzo», continua a dire, sedendosi poi a tavola con me.

«Mmh», dico cercando di nascondere il sorriso dietro l'orlo della tazza.

«Che c'è? Non ti piace?», chiede e per poco non mi strozzo con il latte.

«Piacere in che senso?», gli chiedo guardandolo scettica.

Bryce all'inizio appare confuso, ma poi ghigna e dice: «Oh, hai paura che ti possa piacere in quel senso?».

Alzo gli occhi al cielo e finisco di bere il latte, ignorando la sua domanda. Bryce, però, non intende smettere di sorridere in quel modo malizioso quindi sono costretta a finire la mia colazione in fretta e furia, prima che io gli ribalti il tavolo addosso.

Quando finisco, vado a prendere lo zaino e mi catapulto verso la porta, ma mio fratello grida alle mie spalle: «Aspettami, ti porto io a scuola!», ed è come se mi avesse lanciato qualcosa in testa.

Io e Bryce andiamo d'accordo, ma andiamo ancora più d'accordo quando stiamo lontani l'uno dall'altro. Questo perché, anche se all'inizio va tutto bene, poi uno dei due rischia di finire sotto una macchina. Accidentalmente.

Cammino verso la fermata dell'autobus, ma mio fratello corre dietro di me e mi afferra per il braccio, fermandomi. «Sei sorda per caso?», chiede, tirando su la zip del giubbotto.

«No, ma mi piace prendere l'autobus», mento spudoratamente.

«Sì, come no», borbotta dandomi una spinta. Decido di non replicare e lo seguo verso la macchina. Che onore... Mio fratello non mi accompagna mai a scuola. Mai. Anzi, preferirebbe perfino farmi perdere l'autobus e ridere di me.

Mi metto la cintura di sicurezza e poi infilo le cuffie nelle orecchie, ma mio fratello me le toglie e sorride innocentemente, costringendomi a sentire la radio insieme a lui.

«Bella questa canzone, eh?», dice muovendo la testa a ritmo. Dalla voce riconosco che si tratta di Eminem, ma non conosco il titolo della canzone.

«Come si chiama?», gli chiedo.

«Godzilla», risponde con aria fiera. È un fan accanito di Eminem. Nella sua stanza ha ancora i suoi poster appiccicati al muro di quando era adolescente e a quanto pare non intende toglierli, anzi, sarebbe capace di aggiungerne altri.

Ad un tratto sento Bryce iniziare a rappare imitando Eminem, ma sbaglia versi un paio di volte e faccio finta di niente per non distruggere il suo orgoglio.

«Ho fatto progressi», si giustifica in anticipo.

«Non ho detto niente», alzo le mani in segno di resa.

«Sì, dicevo solo», si stringe nelle spalle e continua a canticchiare a bassa voce. Quando sto per infilarmi di nascosto le cuffiette, Bryce mi dà un colpetto sul dorso della mano, dicendo: «Allora, come butta?».

«Bene», rispondo in tono secco.

«Bene come benissimo o bene come malissimo ma vai avanti?», farfuglia e mi giro verso di lui lentamente. «Bene come bene», chiarisco.

C'era una volta una sfigataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora