Il funesto finestrino || Chapter 5

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Quando ritorno a casa spero di trovare mia madre, invece la mia abitazione sembra completamente vuota. Di sicuro é ancora al lavoro. In questo momento però, ho davvero bisogno di qualcuno con cui parlare. Istintivamente prendo il telefono e chiamo Noah, che mi risponde dopo pochi squilli.


"Hey Dafne"
"Devi venire a casa mia subito, é successa una cosa"
"Cosa?"
"Vieni qui e basta, poi ti spiego tutto"


Una decina di minuti dopo suona il campanello e io vado ad aprire la porta.

"Allora?" mi chiede il mio migliore amico
"Spero che sia un evento importante, dato che qualcuno ha interrotto il mio sonnellino pomeridiano"
"Stai zitto e ascoltami, sfaticato"
Così, inizio a raccontargli dell'accaduto.

Dopo aver finito, lui sembra essere turbato quanto me.

"Brutta storia. Non sapevo nemmeno che i Davies avessero una figlia piccola"
"É questo il punto: nessuno lo sapeva. Come diavolo si fa a nascondere una bambina per almeno due anni?"
"Non ne ho idea. Solo loro potrebbero fare una cosa del genere."
"Noah ho una brutta sensazione. C'é qualcosa che non mi torna"
"In realtà ci sono molte cose che non tornano. Hey, ascolta, riusciremo a venirne a capo, okay? Oggi chiedo a mio papá se per caso sa i risultati dell'autopsia"

Il padre di Noah lavora nel pronto soccorso del paese, quindi é probabile che abbia alcune informazioni.

"Va bene..."
"Stai tranquilla allora, mi raccomando. Vedrai che andrá tutto bene. Io ora devo devo proprio scappare, a domani"
"A domani"

Se qualcun'altro mi avesse detto <andrá tutto bene> non ci avrei creduto minimamente. Ma Noah é Noah, quindi mi fido.
So di aver detto di essere una tipa solitaria, con le dovute ragioni, ma ecco, lui é l'eccezione che conferma la regola. Quel ragazzo sembra avere un vero e proprio talento per le relazioni sociali, tanto che é riuscito a instaurarne una pure con me, nonostante tutte le mie resistenze iniziali. Bhe, ad oggi sono felice di aver ceduto, a volte non saprei davvero come fare senza di lui.

Il giorno dopo, la mia giornata inizia come al solito, mal tempo compreso. L'unica differenza é mia madre, che, al posto di scappare direttamente, mi ricorda del mio appuntamento con la psicologa, questo pomeriggio. Merda. Me n'ero completamente dimenticata.
Il motivo principale per cui ci vado é dovuto agli episodi ricorrenti in cui vedo e sento cose che, effettivamente, non esistono, detto nero su bianco. E visto che spero che questa --non saprei nemmeno dire se <situazione> sia il termine più adeguato, dato che ormai é un avvenimento abituale-- finisca il prima possibile, mi conviene non saltare nessun incontro. Di conseguenza, in questi casi non conviene avere una memoria pessima; non conviene mai a dire il vero, dunque grazie mamma.

Dopo il tanto atteso termine delle lezioni, mi dirigo verso la deserta fermata del pullman che mi dovrebbe portare dalla mia terapista, quindi rimango lì ad aspettare la corsa. Ad un certo punto, qualcuno rompe il silenzio.

"Ciao Dafne"
É Brandon.
"Hey. Che cosa ti porta qui?"
"In qualche modo devo pur ritornare a casa"
Quattro anni. Quattro anni che vado dalla psicologa e non ho mai visto Brandon Coll prendere questo bus.
"Oh bhe sì, lo immagino" dico poco convinta.
Lui probabilmente se ne accorge
"Però di solito prendo un'altra linea, lo ammetto"
Ora i conti tornano.
"Allora siamo punto a capo alla mia prima domanda"
"E va bene, anche se il pullman che passa da queste parti porta davvero dove abito, ti ho seguita. Nessuno viene mai qui, ero curioso di sapere che cosa ci facessi"
Scoppio a ridere:
"Sto solo andando dal dentista"
Non mi va di dirgli la verità.
"Oh, capisco" replica con una vena di dubbio nella voce.

Per un momento cala un silenzio imbarazzante. Poi decido di chiedergli com'é andata la sua mattinata oggi, domanda che assomiglia molto al famoso <come va?>. Lui, però, mi sorprende rispondendomi:
"Risposta formale o risposta sincera?"
"Risposta sincera"
"Va bene. Ho preso un inclassificabile in storia. A te?"
Decido di stare al suo gioco.
"Risposta formale o risposta sincera?"
Lui sceglie la mia stessa opzione, quindi ribatto:"Pensavo di morire dalla noia"

Nel frattempo arriva il nostro mezzo, quasi del tutto vuoto, e saliamo.
"Comunque anch'io faccio schifo in storia, sai?"
"Sul serio? Pensavo fossi una di quelle ragazze che vanno bene in tutto"
"Scusa se non rispecchio le tue aspettative" dico in tono ironico.
"Tranquilla, ti perdono" scherza di rimando.

Andiamo a prendere posto in uno scompartimento con due sedili, uno di fronte all'altro, il finestrino di fianco ad essi.
Non appena mi siedo, mi metto a fare una delle mie attivitá preferite: osservare i rigagnoli di pioggia che scrosciano sul vetro. Quando Brandon mi domanda che cosa io stia guardando, glielo spiego e gli consiglio di provare la stessa attivitá. Inaspettatamente, accetta.

Improvvisamente però, mi rendo conto che l'acqua sul lunotto non scorre più in modo uniforme, ma le gocce iniziano a fondersi e ad inglobarsi in modo innaturale, finché non prendo atto che il liquido si é agglomerato in modo tale da formare un' immagine.

É un disegno stilizzato, molto simile a quelli che si fanno quando si é ancora alla materna. Raffigura due sagome, una minuta, con i capelli lunghi, e l'altra più imponente, che ha invece un taglio corto. Una bambina e un uomo. Si vedono pure le loro espressioni, in questo momento neutre, che sembrano quasi quelle che si creano col telefono digitando i segni di punteggiatura e le lettere. Buffo.

Inaspettatamente però, i visi dei due soggetti della raffigurazione cambiano. Il volto della piccola pare essere terrorizzato, mentre quello dell'adulto é indubbiamente perfido. Quest'ultimo inizia a muoversi in direzione della bimba e come la raggiunge inizia a colpirla e percuoterla senza sosta, finché lei non si accascia a terra.

Anche se so che tutto questo sta accadendo solo nella mia mente,  avverto un senso di nausea ingestibile. Devo uscire di qui. Mi dirigo subito verso l'autista, Brandon mi segue a ruota.
"Per favore mi faccia scendere, non mi sento bene"
"Non posso, questa non é una fermata"
"Mi faccia scendere!" il respiro mi si fa sempre più affannato.
"Dafne, ma che hai?" mi chiede Brandon. La porta non accenna ad aprirsi. Mi lancio su di essa con tutte le mie forze.
Finalmente adesso ho la seria attenzione dell'autista. Ora vediamo se mi ognori, stronzo.

"Lei é completamente impazzita! Forza, scenda e non salga mai più"

Non appena mi riverso fuori dal bus inizio a vomitare. Dopo aver finito, capisco che il karma non ha ancora concluso con me, dato che, come mi volto, ritrovo la faccia esterrefatta di Brandon (che evidentemente non si é stancato di seguirmi) davanti.

Il ragazzo si avvicina sempre di più a me e guardandomi negli occhi mi dice
"Bene, ora mi spieghi quello che é successo"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 02, 2020 ⏰

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