La bambina e il ciliegio || Chapter 2

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In fondo, sapevo che non avrei ricevuto nessun invito, ma ci speravo comunque.

Il mio carattere non mi ha mai portata ad essere una di quelle ragazze popolari, con un sacco di amici e diverse relazioni alle spalle. Non si tratta solo di timidezza: c'é sempre stato un altro fattore che mi ha tenuta separata da tutti, come se fossi in una bolla e gli altri facessero fatica a sentirmi. Semplicemente, non mi sono mai sentita veramente parte di qualcosa. Nemmeno di una famiglia, se devo essere sincera.

Ma non é colpa di nessuno, se non mia. Da quando ho memoria, il mio cervello si é abituato a percepire il mondo in modo diverso rispetto al resto della popolazione. Inizialmente pensavo che anche gli altri vedessero le cose come le vedevo io. Poi, compresi che non era così.

Avevo sei anni quando, per la prima volta, capii che in me c'era qualcosa che non andava. Una domenica mattina come tante, quel giorno i miei genitori avevano deciso che saremmo andati in montagna.

"Dafne hai messo tutto dentro lo zaino?" mi chiese mia madre,
"Sì, mami! Guarda, mi sono fatta anche i panini da sola"
"Brava la mia piccola donnina"
Al che mio padre disse:"Bene ragazze, allora andiamo!".
Mi ricordo che il viaggio fu davvero lungo e io, come tutti i bambini impazienti, continuavo a ripetere, ogni cinque minuti "Quanto mancaaaa?"

Almeno ne valse la pena di aspettare tutto quel tempo. Quando arrivammo a destinazione esclamai "Wow ma é bellissimo" ed avevo ragione. Davanti ai miei occhi vi era un panorama mozzafiato, che avrebbe lasciato senza parole qualsiasi altro essere vivente. Sembrava quasi un luogo fatato e per me, lo era veramente.

La camminata fu estenuante, infatti arrivai alla fine del percorso esausta.
Eravamo sulla cima del del monte, lì però, non si poteva osservare il paesaggio sottostante, perché al momento erano presenti delle basse nuvole. In pratica, dal baratro in cui mi trovavo, si poteva vedere solo un vuoto bianco.

Dopo aver mangiato, i miei genitori furono presi dalle braccia di Morfeo, ma io non avevo sonno. Me ne stavo lì tranquilla per conto mio, quando all'improvviso sentii una voce "Dafne ti prego aiutami..." ci misi un po' a capire da dove proveniva, ma alla fine ci riuscii. Al ciglio di un burrone c'era un ciliegio. Come mi avvicinai mi disse "Cara bambina... Per favore salva almeno uno dei miei figli... Altrimenti periranno tutti cadendo giù!" . Nonostante la mia tenera etá, intuii subito che si riferiva ai semi racchiusi dentro ai frutti rossi. La sua era una supplica dal tono disperato, e il mio cuore candido e puro di fanciulletta, non poté fare altro che accoglierla senza repliche. Mi arrampicai sopra l'albero, sporgendomi sempre di più verso il nulla. Dovevo prendere almeno un frutto e permettere a quella pianta di avere una sua prole.

"DAFNEEEE, DOVE SEI?! DAFNEEE"
I miei genitori, evidentemente, si erano svegliati.

Ben presto mi trovarono
"Oddio cosa stai facendo?!"
"Devo salvare almeno un seme mami, altrimenti tutti i suoi piccoli moriranno"
"Amore ti prego torna indietro, rischi di precipitare giù"
"Per questo non c'é pericolo, lei mi proteggerá, ci sono quasi, aspettate..."
A quel punto, riuscii ad afferrare una bacca e tornai indietro, ma se avessi saputo cosa mi avrebbe atteso dopo, probabilmente non l'avrei fatto.

Appena misi piede sulla terra ferma, mio padre mi tirò una schiaffo "Sei solo una piccola sconsiderata! Non bai idea di quali pene ci fai provare ogni volta che ti comporti in questo modo!"
Mi sentii ferita, pensavo di aver fatto un gesto buono, quindi cercai di spiegare "Papà, mami, ma il ciliegio aveva bisogno di aiuto, lui..."
"NON MI INTERESSA, DEVI STARE SOLO ZITTA IN QUESTO MOMENTO"
"Tesoro, questa pianta é troppo pericolosa, aiutami a buttarla giù"
"No aspettate! Mamma, papá, cosa state facendo, SMETTETELA!" il mio volto aveva iniziato a rigarsi di lacrime.
"Dafne, non piangere. Il mio corpo é molto gracile e probabilmente precipiterò nel baratro, nonostante questo però, sei riuscita a salvare uno dei miei figli, e io sono felice. Grazie bambina, addio"
"No, tu sei forte, prima mi hai sostenuta, non puoi andartene cos-NOOOOOOOOOOOOO"

Scomparve tra le nuvole. L'unica cosa che riuscii a fare, fu piantare il suo seme.

Da quel momento capii che nessuno avrebbe potuto comprendermi, perché nessuno al mondo, poteva vedere e sentire le cose che percepivo io. Ancora oggi si verificano episodi del genere, ma me li tengo per me. L'unico momento in cui coinvolgo anche gli altri é quando non distinguo se un avvenimento sia reale o meno, come ad esempio il ladro di questa notte. Per il resto del tempo sono sola, o meglio, ho imparato ad apprezzare la solitudine e a cercare, a volte fallendo, di non interessarmi di tutti quelli che mi circondano, perché so che non può esistere un'altra persona simile a me.

Tutto ciò finché non ho conosciuto Brandon. Non so quale sia la forza misteriosa che mi attrae a lui, potrebbe anche essere benissimo l'appettito sessuale, tipico della mia etá, fatto sta che ormai é diventato un'ossessione.

Mentre sono immersa nei miei pensieri, suona la sveglia del mattino.

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