Tell me where my heart is

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Sentiva di starsi addormentando, e per una volta non costituiva un problema. Poteva lasciarsi andare, non preoccuparsi degli incubi che sarebbero seguiti, di svegliarsi e trovarsi solo...

Sentiva già i pensieri correre, nell'attimo di torpore che precede il totale abbandono, quando avvertì alla spalla un calore insolito. Aggrottò la fronte, era umido quello che sentiva attraverso la maglia. Ci fu un singhiozzo. Si rizzò a sedere, l'angelo era stretto attorno al suo braccio

«Tutti quei libri, era disposto a dare la vita per tutti quei libri!» Esclamò, tirando su col naso.

Crowley rigettò la testa all'indietro, sbuffando. «Il film, ti riferisci al film»

Avevano deciso di passare una serata a casa, magari con una bella pellicola, ma dopo circa mezz'ora passata non riuscendo a raccordarsi su un titolo da vedere, Crowley si era rassegnato ed Aziraphale aveva finito col mettere "Il Nome della Rosa", come sempre.

«Quante volte l'avrai visto? Una a settimana dall'anno di uscita? E piangerai ogni volta?»

«È l'amore per la conoscenza, Crowley! Non resisto di fronte a tanta devozione» mugugnò, tirando su col naso. Il demone storse il labbro, quelle immagini della biblioteca in fiamme gli riportavano alla memoria ricordi spiacevoli.

«Svegliami quando avrai finito di piangere, d'accordo?» Lo canzonò.

L'angelo roteò gli occhi, tuttavia silentemente apprezzando che l'altro si fosse fatto più vicino.

A quel punto cercò di tornare a concentrarsi sul film, ma la sua attenzione verso lo schermo finì nel momento in cui il demone posò la testa sulla sua spalla. Dopo ciò, tutto ciò a cui riusciva a pensare era assicurarsi di rimanere immobile. Evitare movimenti bruschi per il timore di spezzare quell'equilibrio del loro contatto perfetto ma statico di tensione. Tensione da parte dell'angelo, almeno. Crowley invece sembrava così rilassato, sentiva addosso tutto il suo peso, abbandonato sulla spalla.

Aziraphale era però sicuro che qualsiasi altro movimento sarebbe stato di troppo, sconveniente. Di nuovo, cercò di interrompere l'inevitabile flusso di pensieri e tentò di prestare attenzione al film, che per la prima volta dopo trentaquattro anni gli sembrò noioso. O perlomeno noioso in confronto a ciò che aveva accanto. Infine perse del tutto le speranze di impegnarsi a ricordare chi la Santa Inquisizione stesse arrostendo quando abbassando lo sguardo adocchiò la mano di Crowley, morbidamente poggiata sulla sua stessa gamba.

Ne studiava i contorni, le pieghe che formava sui pantaloni scuri, le vene sporgenti sui palmi. Venne preso da una smania di sfiorarla, di far passare i polpastrelli sulle eleganti unghie tinte di nero, sulla leggera peluria fulva che si intravedeva dalla manica.

Con una lentezza snervante avvicinò le dita titubanti a quelle lunghe e affusolate del demone. Fece per sfiorargli l'indice, ritraendosi poco dopo come se si fosse scontato con la sola vicinanza della sua pelle. Irragionevole, perché comportarsi a quel modo?

Si arrabbiò con se stesso. Loro due avevano fatto di peggio, molto di peggio.

Ed ora non riusciva a prendergli la mano? Avvampò trovandosi ad essersi soffermato su quel "molto di peggio", ma soprattutto a desiderarne ancora.

In sua discolpa poteva dire che era sempre stato Crowley a prendere l'iniziativa, il più delle volte si ritrovavano senza vestiti prima di accorgersi persino di essersi spostati in camera da letto.

Oh, cielo. Doveva assolutamente smettere di pensarci, prima che fosse troppo tardi.

Trasalì sentendo le dita dell'altro muoversi impercettibilmente sotto le sue. Quando era arrivato a toccarlo?

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