All'improvviso mi ricordai del ciondolo, così controllai, a prima vista mi sembrava ok, poi guardai meglio, c'èra una piccola spaccatura della gabbietta, dispiaciuta cercai di capire se potessi aggiustarla, in fondo quello era il tesoro più prezioso che avevo, e sarebbe stato un peccato rovinarlo così.
Ma mentre lo facevo, notai che da dietro la gabbietta si intravedeva una scritta; *che strano*, sarà il marchio di fabbrica....
Decisi di lasciar perdere il ciondolo, e cominciai a passeggiare lungo il parco. Era piccolo, ma sempre vuoto il che lo rendeva perfetto. Non c'erano scivoli o altri giochi del genere che potessero attirare bambini pazzi, solo un' altalena cigolante, che ogni volta mi faceva una gran pena. Mi andavo a sedere lì, solitamente leggevo o scrivevo, ma quel giorno non avevo portato nulla con me, così cominciai a dondolarmi un poco, quanto basta per distrarsi, rilassarsi e portare la testa altrove, guardai l'orologio, l'una e mezza, cominciò ad avere fame, e la signora Peach si starà di certo chiedendo dove sia finita, ma non mi importa è continuo a dondolarmi.Non mi è mai importato molto di lei, la maggior parte delle volte me ne fregavo delle sue sfuriate nei miei confronti, sapevo di farla ammattire, e che non se lo meritava, perché in fondo non aveva fatto nulla, ed era una persona buona, ma non volevo seguire il suo programma, preferivo far da me: decidere quando mangiare, quando dormire, quando non fare assolutamente niente, e di certo non avevo intenzione di svolgere le sue "attività" che per la maggior parte consistevano nel fare giochi cretini o pulire i corridoi. Non mi fregava di cosa pensasse di me, se mi considerava una fallita che nella vita sarebbe finita a pulir bagni, o di cosa pensassero gli altri ragazzi, non mi fregava neanche di loro, non avevo il mio gruppo di amici orfani con cui condividere le disgrazie della vita, e neanche volevo averlo. Mi importava solo di essere in un luogo diverso da quello, con la mia mamma magari, ma sapevo che non era possibile, e che sicuramente un giorno o l'altro sari finita in una di quelle case di genitori adottivi dal sorriso falso, che si preoccupano per te come se fossi un povero cucciolo abbandonato e indifeso.
L'idea non mi andava proprio a genio, ma probabilmente sarei andata via, giusto il tempo di ottenere da loro quel che serve, e dopo via. Via dove? Non lo sò, solo via, dove posso vivere da individualista, senza qualche responsabile che si preoccupi per me.
In realtà non sò perché voglio questo, ai bambini di solito piace quando c'è un adulto che ti ama, ti protegge e farebbe di tutto per te, ma la verità è che io quell'adulto ce l'avevo, e non posso cambiarlo così, neanche se volessi, perché non ci sarebbe mai lo stesso affetto, la stessa intimità, la stessa complicità, mai in nessun modo.
Cominciai a toccarmi i capelli, capelli neri, corti, a caschetto, con una frangia che mi copriva quasi gli occhi. Occhi? Scuri pure quelli, carnagione abbastanza chiara, non ero l'esempio della bellezza, ma mi piacevo. L'ultima volta che mi ero misurata ero alta circa 1.65, ne magra ne grassa,una ragazza normalissima, cercavo spesso una particolarità in me che mi differenziare dagli altri, ma non la trovavo.
Faceva caldo quel giorno, mancava poco a ferragosto e cominciavo ad avere un pò di sete, ma la ignoravo. Ero sempre stata brava a ignorare le cose. Cominciai a prendermela con un povero albero, scortecciandolo da cima a fondo,ma mi stufai, e mi misi a torturare un gruppo di formiche, quello si che era divertente, prima cominciavi a rompere le righe con un bastone, poi facevi cadere sassi in giro, facendole impazzire, cominciavano a correre sparpagliate in giro, poi si scontravano tra di loro, e cercavano la fuga nel formicaio, ma pronta, lo tappavi con un sasso bello grosso, poi facevi cadere il cibo ad alcune, e altre le schiacciavi semplicemente. Forse ero un pò cattiva con loro...
Cominciavo ad annoiarmi,
Riguardai l'orologio: le due e un quarto. Avevo completamente saltato il pranzo, ma almeno ora c'erano due ore di pausa, sempre se la signora Peach non mi avesse acciuffato prima...Mi avviai verso il cortile, continuava a fare caldo, e la mia gola implorava un bicchiere d'acqua, così mi avvicinai a una fontanella e la accontentai. Ma quando mi rialsai, vidi venirmi incontro una signora Peach nera di rabbia.
Angolo autrice:
Salve, spero che il secondo capitolo vi piaccia. Sò di non essere il massimo a scrivere, ma la storia diventerà sempre più avvincente promesso❤️
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5 Elementi E Una Missione
FantasyZoe è una ragazza tredicenne orfana, che ha come ricordo solo il ciondolo della madre, ma che scoprirà un segreto, e dovrà partire alla ricerca di quattro ragazze come lei, necessarie per salvare il mondo in tempo per l'eclissi