Doppelgänger

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Recitar!
Mentre preso dal delirio non so più quel che dico e quel che faccio!

Eppure... è d'uopo... sforzati!

Il cane guaisce, su per la canna il piombo si scalda, vibra e s'affanna; se la mano è tremante, il metallo pesante, Damocle raggiunge anche il Sol Levante.

Le unghie si staccano; sotto, la spazzatura emotiva, accumulatasi, sfuma nell'aria finché non ne resta che pulviscolo sulla ghiaia.
I tendini s'avviluppano agli arti; checché io provi sbobinarli è impossibile, com'è impossibile amarti.
Un obi stretto in vita, il serpente del rimorso, controlla la fame, sobilla al morso.

Son pigro, se all'azione preferisco il lamento?
Son pigro, se ti credo il mio linimento?

Lacrime imbrigliate nel ventaglio di ciglia, malgrado il prurito tedioso e la sclera rosata, attestano che sei tu la mia adorata.
Nemmeno i raggi del sole osano asciugare la rugiada che fiori, arbusti e piante indossano a guisa di clamide danzante. La condensa del mio affetto ha creato quella rugiada che umetta la maschera di suture, cesellata dalla scure di chi soffre a causa del figlio di Cipride e delle sue punture.

Questo apologeta sta perdendo la fede, giacché ne sei tu la sede, crocicchio tra la natura e la morte, la signora che tutto t'offre e quella che tutto ti sottrae.
Nondimeno la prima è crudele quanto la seconda, nondimeno sei crudele quanto le tue compagne di bevute, testimoni degli uffici umani e delle loro incancrenate malefatte.

Perché possedere uno shamisen scordato, se lo si può riparare?
Perché possedere un cuore spezzato, se lo si può riparare?

Sbagliato.
Sii sincera, e palesami le tue intenzioni.
Ti sei divertita a vedermi chino, la schiena ricurva come il manico di un cesto di vimini, sulle zolle di terra brulla che confondevo, dragavo e rifiutavo per trovare un luogo ove poter piantare e far verzicare il mio amore?
Ti è corroborante la vista di un uomo che si scapicolla per scavare non più un letto coniugale ma il suo capezzale?

Bah, seti tu forse un uom?

Tu sei Pagliaccio!

Capisci che hai banchettato col mio cuore?
Quel pasto luculliano, lo hai gradito?
Erano saporiti i miei ventricoli che hai bollito assieme alla tua selvaggina? Ha fatto differenza, per te, dilaniare il mio petto piuttosto che quello di un altro?

È il pepe, certo, che irrita tanta gente.
L'aceto la inacidisce, la camomilla la fa amara, e i confetti e i pasticcini addolciscono il carattere dei bambini.
Se tutti lo sapessero, non lesinerebbero tanto in fatto di dolci! (1)

Ecco perché, consapevole della tua ingordigia, ti ho attirata in quella casupola di marzapane.
Comunque, è incredibile  quanto  fuorviante sia la libidine di un rumpestilz dalle fattezze sì principesche. Niuno presentimento, niuna accortezza: è vero, ordunque, che ghoul ed esseri umani si somigliano nel mobilitarsi alla sans façon.

Deliziose pedine in corpi di viscidi parassiti!

Biasimare la mia licenziosità? Più tardi, quando dalla tua bocca usciranno lame di coltelli affilati e crisantemi spampanati, quando sarò in grado di sentire il canto del vespro, non solo il requiem che sovente suonavi in mia presenza.

Dimmi, ti sono rimasto incastrato tra i denti, nella maniera in cui avrei voluto incastrare te tra le mie braccia? Ti sono stato indigesto, mi hai almeno riconosciuto nella miscellanea di carni?
Ero quello che tracannava speranza dal calice di vetro, da cui filtrava il tuo riflesso distorto e frammentato.

Magari, quella era una predizione: sarei sempre stato costretto ad avere davanti quell'immagine ingannevole, mutilata, violenta, sicché a ben rimirarla ci sarei diventato io, ingannevole, mutilato, violento...

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