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La vita è come una partita a carte. Saper giocare è fondamentale, ma devi anche aver fortuna. A volte vincerai e parecchie altre perderai. Quando subirai una sconfitta, non ti resterà che rimescolare il mazzo e ritentare tutto dal principio. Forse cambierai strategia, forse non sarai più lo stesso della partita precedente e forse avrai paura di fallire di nuovo. Ma come fai a saperlo, se non giochi fino alla fine?
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Evelyn's POV
Respiro a fondo l'odore di alcol che persiste in questo sudicio luogo, mentre massaggio le tempie con le dita.
In sottofondo regnano risate, grida, canzoni, ma giungono tutte ovattate alle mie orecchie.
È come se fossi chiusa in una scatola, isolata dal resto, e non riuscissi ad uscirne in alcun modo.
È una sensazione che mi accompagna da troppi anni e sembra non volermi abbandonare.
Oppure sono io che non la voglio lasciar andare.
"Un altro" dico a bassa voce, indicando il boccale vuoto che possiedo tra le mani.
Non so nemmeno a chi mi stia rivolgendo, spero che la persona in questione mi stia ascoltando.
Dopo pochi secondi, la richiesta è soddisfatta e sul vecchio e malridotto bancone è presente il rum che aspettavo.
Sorrido beffardamente e lo mando giù in una sola volta, inclinando il capo all'indietro e accompagnandolo da qualche colpo secco di tosse.
Però non sento la gola bruciare, non sento niente.
È un bene o un male?

Abbasso la testa e il mio sguardo perso si focalizza sul pavimento scuro e lercio della locanda.
Per un istante, un solo piccolo istante, mi sembra di vederlo sdraiato a terra, ansimante in una pozza di sangue
"Luke..." il suo nome pronunciato a fior di labbra mi fa rabbrividire, un dolore mi attanaglia lo stomaco.
"No, lui non è qua, non è reale" Mi riscuoto per tornare nella realtà, quella da cui tanto fuggo come una ladra.
Alcune persone vogliono che i propri sogni diventino realtà e altre che la realtà sia solo un brutto sogno da cui svegliarsi.
Quando mi sveglierò da questo incubo?

"...Ma quanto hai bevuto Evelyn?" rifletto tra me e me, sentendo la stanchezza arrivare al limite.
Mentre tento di tenere gli occhi aperti per non crollare a terra, percepisco uno strano formicolio correre sulla mia pelle.
Sono così abituata a guardarmi le spalle che non mi ci vuole molto a capire di essere osservata da un uomo seduto poco distante, il quale però si gira subito.
Mi soffermo per vari secondi su dei ciondoli che intravedo, ma successivamente lascio perdere.
Devo intrufolarmi da qualche parte per passare la notte, altrimenti rimarrò per strada di nuovo.
Mentre penso ad una possibile soluzione, una figura prende posto vicino a me.

"Siete una bellissima donna" mi sussurra all'orecchio, evidentemente ubriaco, forse più di me.
Gli rivolgo la mia attenzione osservandolo meglio, dalla testa pelata alle scarpe bucate.
È di statura alta, magra e deve avere poco meno di quarant'anni.
I suoi abiti sono sporchi e trasandati, come quelli di ogni pirata qui presente.
"Volete concedermi un ballo?"

"Non ne sono in grado momentaneamente" rifiuto.
Alla fine sto solamente dicendo la pura verità, mi mancano le forze, tanto che al primo tentativo di alzarmi fallisco.

"Come desiderate. Vi sentite bene?" alzo furtivamente l'angolo del labbro sentendo quella domanda inaspettata.
È parecchio tempo che non parlo con qualcuno, anche se condurre una vita solitaria non è mai stato da me, fin quando non ne sono stata obbligata.
"Come vi chiamate?" cambia quesito, dato che non ho risposto a quello precedente.

"Perché vi serve il mio nome?" 

"Avete suscitato il mio interesse" scrolla le spalle indifferente.
È il solito donnaiolo, ma io non sono come le donne che sono presenti in locanda.

"Giulietta" è il primo che mi passa per la mente, forse non per una ragione del tutto casuale.
"Voi?" adesso è lui ad aver suscitato il mio interesse.
Cosa vuole da me?
Passano alcuni secondi di silenzio totale che l'uomo utilizza per riflettere.

Pirati Dei Caraibi: Vendetta E AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora