Quarantined Love

I

24 Febbraio 2020.

"C-chiamami okay? Per favore, non riesco a capire cosa io ti abbia fatto però ti prego, per favore richiamami-" presi un profondo respiro, toccandomi con due dita il ponte del naso"Ne ho il diritto" dissi trasformando il tono della mia voce da agitato a quasi disperato. Mi asciugai di tutta fretta le lacrime che avevano bagnato le mie guance, mentre i miei compagni qualche passo più avanti, ridevano a gran voce spintonandosi fra loro.

"Lou?" Mi girai di scatto incontrando il viso di Niall, il quale notó subito le condizioni del mio volto . "Stai piangendo? Che succede?"

"Adrian..." dissi con voce rauca un po' rotta dal pianto. "Ignora le mie chiamate ed i miei messaggi da quando sono qui con voi e da quando è andato via anche lui con quelli della squadra di calcio, penso non mi voglia più" sospirai, sentendo le mie ginocchia tremare e lo stomaco stringersi alla mia stessa affermazione.

"Louis, Adrian ti vuole bene..." l'incertezza nella sua voce era palpabile. "Magari si sta solo divertendo" disse alzando una spalla.

"Non è una buona scusa per ignorarmi Niall, siamo qui da quattro giorni e non mi ha telefonato neanche una volta, risponde ai miei messaggi solo dopo avergli fatto notare di non aver risposto a quelli precedenti nonostante fosse connesso, pubblica foto con altri ragazzi ed io? Io sono qui a piangere dal primo fottuto giorno, domani torniamo in quella città del cazzo ed io non mi sono goduto niente!" Buttai tutto fuori, ero arrabbiato con me, con Adrian, con la vita. Gli occhi ripresero a pizzicare e la gola si fece secca, ma questa volta impedii alle mie lacrime di uscire.

"Louis" il viso di Niall assunse un'espressione seria. "Lascialo"

Abbassai il capo, fissando le mie scarpe. Lasciare Adrian? Così, su due piedi dopo due anni e passa di relazione?

"Louis c'è una differenza fra te e lui, il vostro amore è diverso io- Louis per favore" il biondo mise una mano sulla mia spalla, ed in quel momento la benda che mi ero messo sugli occhi cadde ed io fui preso in pieno da una nuova consapevolezza.

"Lui non mi ama tanto quanto lo amo io" dissi sottovoce. Nel mentre il nostro gruppo di amici era entrato in un pub lì vicino, lasciando me e Niall da soli a parlare. "Mi sento uno stupido" un singhiozzó spezzó la tensione che si era andata a formare all'altezza del mio petto, facendomi crollare in avanti tra le braccia del ragazzo il quale mi accolse in un dolce abbraccio. Non si lamentò nemmeno quando iniziai un pianto disperato nel bel mezzo delle strade di Praga, precisamente nel bel mezzo della Piazza dell'orologio, dove tutti mi stavano probabilmente guardando male.

"Imparerai a volerti bene Louis, sarai una persona diversa" Niall mi strinse più forte e quelle parole fecero cessare il mio pianto, il cuore prese a battere più lentamente e fu come se un macigno fosse rotolato giù dal mio stomaco.

Incidere quelle parole nel cervello mi aiutarono ad affrontare la rottura tramite ridicoli messaggi con il mio, ormai ex, fidanzato. Si era fatto praticamente lasciare affermando di non aver avuto la necessità di sentirmi, aprendo in me una ferita grande quanto l'intera Repubblica Ceca e facendomi sentire come la persona meno apprezzata dell'universo. La conversazione finì con lui che mi diceva di contattarlo ogni volta che stavo male, ed io che gli chiedevo in modo cortese di non farsi mai più sentire o vedere.

Il trasferimento in pullman dal nostro hotel all'aeroporto di Praga lo passai a piangere con la testa poggiata sulla spalla di Niall, continuando in aereo fino a quando non mi addormentai sfinito, con ancora le lacrime sul volto. Quando mi svegliai eravamo arrivati, Niall mi aveva scosso un po' per la spalla ed io in gesti meccanici mi liberai dalla cintura che mi stringeva attorno alla vita, afferrai il mio bagaglio e seguendo gli altri in maniera apatica, arrivai all'uscita dell'aeroporto dove la visione di mia madre che mi aspettava impaziente, mi fece scoppiare in un mare di lacrime, ancora.