New York City. Una grande metropoli che fa parte del sogno di gloria e successo di molti, ma che per chi ci vive è semplicemente casa.
Era solo Gennaio, ma l'inverno aveva già abbandonato le case newyorkesi, e i primi fiori, accolti dal tepore del Sole, fiorivano sui balconi dei grandi grattacieli, rendendo il paesaggio inusuale, per la stagione.
Rebekah, una statunitense come molte, pensava che la gente accorresse a visitare quella città, nel periodo natilizio e non, solo per la neve, che rendeva qualsiasi cosa più magica, ma se quei piccoli cristalli di ghiaccio fossero spariti, che fine avrebbe fatto il turismo? Si rispose dandosi della sciocca, e si incamminò verso scuola.
Lei e suo fratello gemello, Blaise, calcavano con esperienza l'asfalto della Grande Mela, durante il tragitto verso la St. Jonathan Mystery, nel quartiere di Brooklyn, tanto che non c'era bisogno che guardassero a terra, per vedere dove mettevano i piedi.
La loro scuola non era distante dalla loro abitazione, e si stupivano, ogni giorno di più, di quanti soggetti strani avevano sempre avuto attorno senza accorgersene, come il loro professore di storia e teatro, il Mr. Bane, che ogni giorno ammutoliva i corridoi gremiti, con la sua figura snella e curata.
Qualcuno poteva pensare che fossero costumi di scena, ma Rebekah e Blaise avevano la sensazione che quei vestiti venissero direttamente dal suo armadio.
"Sbaglio oppure oggi la coda per il pranzo è più lunga del solito?", disse Blaise con lo stomaco che brontolava.
"E' sempre la coda di sempre, non c'è niente di diverso, a parte il tuo stomaco", gli rispose la sorella con un sorrisino innocente.
"Certo", disse il fratello seccato.
"E dai, scherzo!"
Appena si furono serviti, e consumarono il loro pasto, schizzarono fuori dalla mensa, verso la classe di Bane, perché era risaputo che non adorava i ritardatari.
Varcarono la soglia dell'aula in modo felino, tanto che il professore non si accorse immediatamente di loro.
"Perbacco, ragazzi! Davvero felini, non vi avevo proprio sentiti entrare!", disse loro l'insegnante quando lanciò uno sguardo all'intera aula.
"Ci scusi, non volevamo disturbarla"
"Via via, nessun disturbo, io sono Magnus Bane, docente di teatro e storia, voi?", si incuriosì il professore notando la somiglianza.
"Blaise O'Khanna"
"Rebekah O'Khanna"
"Gemelli..." sussurrò Bane, quando l'aula si fu riempita di giovani menti.
"Bene, salve ragazzi, io sono il professor Bane, avanti non siate timidi. Siete i benvenuti nella mia umile dimora!", accolse tutti lo stregone, suscitando lo stupore di molti.
La lezione si protrasse fino alle 18, e quando tutti uscirono dalla sala circolare, Bane si sedette a terra, e restò a fissare il punto in cui erano seduti gli O'Khanna. Si alzò e si avvicinò alle loro sedie, e con un movimento sciolto della mano, produsse delle scintille bluastre, che si posarono sul legno dei banchi: queste vi si poggiarono delicatamente, sfumando il loro colore dal blu ad un caldo arancione.
Che significa?...
L'espressione sul volto di Magnus era di puro stupore: come poteva esserci uno stregone a Brooklyn di cui non aveva mai sentito parlare?
Blaise e Rebekah stavano tornando a casa, per delle retrovie nei sobborghi del quartiere, in modo da evitare il traffico dell'ora di punta, dopo un po' che camminavano il fratello disse: "Non male Bane, no?"
"Affascinante"
Non appena Rebekah schiuse la porta, un vento gelido la investì, e le fece fare un passo indietro. Anche Blaise arretrò infreddolito, e con occhi spauriti guardava i muri di casa, ora che la porta di era spalancata, era visibile tutto l'interno dell'ingresso.
Schizzi neri bagnavano le pareti con una strana sostanza vischiosa, e dal salotto provenivano strani rumori, come di gorgoglii.
Tremavano entrambi come foglie, ma avanzavano comunque. Varcarono la soglia del salotto in vecchio stile, e la prima cosa che videro fu la distruzione totale delle poltrone, da cui l'imbottitura usciva, come sangue.
Erano ricoperte dalla medesima sostanza nera, ma adesso all'interno della stanza non si udivano più quei rumorini.
"Senti qualcosa?", sussurrò Blaise. "No"
Restarono a fissare quel mucchio sporco di cotone e decadenza, per alcuni minuti, poi chiamarono la polizia, che invase la casa.
Il sopralluogo finì solo verso mezzanotte, ed entrambi furono scortati in un albergo per la notte.
"Lo stregone non c'è..." sibilò una voce serpeggiante.
"C'era. Ma tornerà non temere", disse un'altra voce più decisa ed espressiva della prima, per poi abbandonare la casa di gran carriera.
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Magnus Bane and the children of Giuda
Paranormal"Mio Signore..." "Si?" "Lo stregone che cerca...ne abbiamo perso le trecce" "Come!?", e questa domanda tuonò in tutta la sala di ossidiana nera "TROVATELA! TROVATE LA FIGLIA DI GIUDA!"