Bonnie and Clyde

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Gli addestramenti iniziarono subito per entrambi, ma Magnus voleva che prima Rebekah trovasse il suo marchio da stregone. Lui pensava che fosse la voglia che aveva sul collo, ma l'aveva identica Blaise, nello stesso posto, quindi era da escludere, perché il marchio era qualcosa di privato ed esclusivo.
Ora, erano lontani dall'Istituto. Stavano camminando come due normali conoscenti, per le vie di Central Park, mangiando un gelato.
"Delizioso e rinfrescante!" disse Magnus terminato il suo.
"Concordo, perché mi hai portata qui?"
"Sai, ogni stregone ha qualcosa che lo contraddistingue, come la magia, che è unica per ognuno"
"Tu vuoi che io trovi questo qualcosa, vero? Ma come faccio?"
"Mm...di solito il marchio si manifesta quando perdiamo il controllo...di cosa hai paura cara?" le chiese innocentemente.
Lei lo guardò con timore, ma in quel momento non riusciva a pensare a qualcosa che la spaventasse.
Poi si ricordò del giorno in cui Nancy, la loro vecchia tutrice, stava giocando a nascondino con il fratello, che si era nascosto benissimo, e quindi lei non riusciva più a trovarlo. Le ritornò in mente che in quel momento, quando l'aveva sentita chiamare a squarciagola il nome di Blaise, il suo cuore era caduto nell'oblio.
"Perdere Blaise è l'unica cosa che mi terrorizza" disse dopo quei minuti di riflessione.
Magnus l'osservò con tenerezza, il loro legame deve essere forte, pensò.
"Bene, ci faremo venire qualche idea" esclamò tendendole una mano per farla alzare dalla panchina, e mentre si avviavano al suo loft, continuarono a tenersi per mano.
Alec era tutta la mattina che mostrava le basi del combattimento a Blaise, e il ragazzo, doveva dire per essere mezzo mondano e mezzo demone, rispondeva bene agli stimoli.
Proprio in quel momento entrò Izzy, la sorella di Alec, con alle calcagna Jace, Clary e un altro ragazzo.
"Che succede?" chiese Alec tutto concitato per la lotta appena terminata.
"Niente, siamo solo venuti a conoscere il nuovo arrivato" spiegò Iz, rivolgendo un sorriso a Blaise.
"Io sono Isabelle, questi sono Jace, Clary, e Newt" disse la ragazza mora tendendo una mano al latinoamericano.
"Piacere, Blaise"
"Tu e Jace dovrete addestrare sia Newt che Blaise" disse Maryse, la madre di Alec e Izzy, appena ebbe varcato la soglia della sala.
"Va bene" rispose Jace per entrambi gli interpellati.
"È una mia impressione o la signora Lightwood non mi può vedere?" chiese Blaise con un tono triste; non dove essere la prima volta che lo discrimino, pensò Newt.
"Purtroppo nostra madre non arriva a capire quanto i Nascosti siano utili ai Nephilim, e per questo visto che discendono dai demoni, che noi combattiamo, li vede sotto una cattiva luce" disse Isabelle mortificata per la madre.
"Ci farò l'abitudine" disse Blaise avviandosi all'uscita. Nessuno ce la fece a dirgli qualche parola di conforto, tutti facevano parte della stessa barca, di quelli che per primi avevano giudicato.
Newt, dal canto suo, non si sentiva parte di niente, né degli Shadowhunters né del mondo invisibile, perché solo adesso aveva scoperto di essere un cacciatore.
Quel ragazzo gli faceva tanta tenerezza, perché gli ricordava un po' lui da bambino: insicuro, timido, ma dall'animo grande.
La giornata terminò così, con un infausto senso di insicurezza, e dubbio; nessuno aveva sorriso quel giorno e non c'erano state neanche risate, la felicità non era una priorità per gli shadowhunters.
Blaise, disteso sul suo letto, pensava di non appartenere a quel mondo infelice. Lui era sempre stato un ragazzo solare, che era sempre ottimista, o almeno era questo che lui aveva visto in sedici  anni di vita. Se si fosse sempre sbagliato?
Odiava questi momenti di silenzio e domande, a cui nessuno poteva rispondere, lo irritavano parecchio, e in questi casi, solo una cosa riusciva a rasserenarlo.
Prese il telefono e fece una chiamata, poi uscì dall'Istituto.
Si trovava a vagare per le strade gremite di Chinatown, alla ricerca del suo posto, o meglio del loro.
Non appena vi giunse, vide un cappotto verde militare molto familiare.
"Ciao Bonnie" disse abbracciando Rebekah.
"Hey Clyde" rispose ridendo lei.
Da piccoli tutti dicevano che erano delle pesti, dei veri "criminali", e quindi era spuntata la somiglia con i famigerati Bonnie e Clyde.
"Giornata dura?" chiese Beca, sorseggiando la sua limonata.
"Non saprei, mi sentivo parecchio smarrito..."
"Smarrito?" quasi non si strozzò al sentire quella parola.
"Si...era come se sentissi che quello che stavo facendo non mi apparteneva, che quello non ero io, solo un modello fatto dagli ultimi avvenimenti" le spiegò il fratello, perdendosi nei meandri della sua testa.
"Devo dire di sentirmi scombussolata anch'io, adesso, tutto quello che credevo fosse solo frutto dell'immaginazione è reale, insomma quando nasci, le fiabe che ti leggono ti intrigano, proprio perché sono assai lontane dalla realtà, ma io non ci ho mai visto niente di speciale...per me erano solo parole" rifletté ad alta voce la sorella, e Blaise capì che c'era dell'altro sotto: non le era mai importato di quelle stupide storie fantastiche, e considerava ancor meno il perché delle sua poca fede in esse da bambina, certo tutti all'asilo l'avevano emarginata per questo, ma anche qui poco gliene era fregato.
Possibile che fosse cambiato tutto in ventiquattro ore?
"Non dire scemenze a tuo fratello, qual è il vero problema?" disse Blaise prendendole una mano tra le sue.
Sembrava ancora restia sul voler sputare il rospo, ma alla fine cedette allo sguardo marmoreo del fratello.
"Magnus...c'è qualcosa in lui, che riesce a mettere in dubbio qualsiasi mio pensiero. Oggi, mi ha chiesto di cosa avessi più paura, e ho detto che mi terrorizzava l'idea di perderti...ma, non so se con quella domanda intendeva altro. Non riesco più a vedere le cose con chiarezza" disse con gli occhi lucidi.
Mentre Clyde abbracciava la sua Bonnie, capì che entrambi non erano più le persone di prima: Rebekah O'Khanna non era più fredda e razionale, Blaise O'Khanna non era più felice e se stesso.

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⏰ Last updated: Apr 19, 2020 ⏰

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Magnus Bane and the children of GiudaWhere stories live. Discover now