Shadowhunters&Warlock

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Salirono le scale in religioso silenzio: i gemelli perché scossi dagli avvenimenti, Magnus e Alec perché persi ognuno nei propri pensieri. Il primo a rompere quella situazione di mutismo, fu un altro ragazzo, con gli stessi simboli scuri di Alec sulla pelle: "Ma guarda chi ha portato il gatto...ciao Magnus, Alec, loro chi sono?"
"Uno stregone e uno Shadowhunter", tagliò corto Bane, evidentemente scocciato dal ragazzo, che a quelle parole era rimasto a bocca aperta.
"Dobbiamo vedere Hodge, a dopo Jace", lo congedò Alec, spiazzandolo ancora di più.
Camminarono ancora una volta senza proferir parola, fino ad una grande e robusta porta di mogano scuro. "Entrate" disse Alec, con un sorriso appena accennato.
Rebekah e Blaise non disobbedirono, e si accomodarono su delle poltrone all'interno della stanza, che aveva pareti altissime, ricoperte di libri antichi.
"Che piacere conoscervi finalmente", esordì una voce stanca, dalla vicina scrivania.
I ragazzi si voltarono, e videro un uomo sulla quarantina, con i capelli grigi, tutt'uno con il vestito elegante che indossava.
"Io mi Hodge Starkweather, e sono il tutore degli shadowhunters che vedete all'interno dell'Istituto. Sapete, è da un paio di giorni che sento parlare di voi, volete presentarvi anche a me?"
"Io sono Rebekah O'Khanna, e questo è mio fratello Blaise. Lei ha un aspetto familiare, ci siamo già incontrati?"
Il Mr. Hodge rise, forse, pensava Rebekah, aveva detto qualcosa che aveva suscitato la sua ilarità.
Blaise, invece, rimase a bocca aperta, con gli occhi sbarrati, per un secondo, poi esclamò: "Lei è l'ispettore di polizia che ci ha fatto delle domande sta mattina!"
Hodge si compiacque della risposta, e con un sorriso affermò: "Bravo, ero proprio io"
"Visto, te l'avevo detto io!", disse Blaise trionfante alla sorella irritata.
"Anche lei è uno shadowhunter?", chiese la ragazza.
"Esatto, e ora vi spiegherò tutto"
Hodge iniziò il racconto dalle origini, rivelando loro la loro vera natura, e quella dei loro genitori. Per tutto il racconto, i ragazzi erano esterrefatti, con la bocca semiaperta, e gli occhi attenti.
"E così vostra madre lanciò su di voi e vostro padre un incantesimo, in modo tale da oscurare la vostra memoria, e farvi dimenticare ciò che siete veramente", terminò l'uomo con un velo di tristezza.
"Ma lei come sa tutte queste cose?", chiese Rebekah i capelli di accettare tutte quelle parole.
"Prima di sparire per sempre, Avelyn mi raccontò tutto, e mi convinse ad aiutarvi, e a proteggervi, e a svelarvi tutto compiuti 16 anni".
"Un momento, si chiamava Avelyn Giuda?", chiese Blaise.
"Si"
"È impossibile sia la stessa persona fratello. Quella leggenda risale a più di mille anni fa!", rispose la sorella intuendo cosa stava per dire il ragazzo.
"Cosa?"
"Nella nostra scuola si dice che un corridoio sia stregato, perché lì era stata uccisa una donna, e si dice che la sua assassina sia stata una strega di nome Giuda", disse tutto d'un fiato Blaise.
"Be' mi rammarica dirti Rebekah, che la storia è del tutto vera, e che quella strega era tua madre", disse Starkweather.
La faccia della ragazza era piegata in una smorfia che non esprimeva nessuna emozione in particolare, ma Blaise sapeva che nel profondo del suo cuore Rebekah era inevitabilmente ferita da tutta quella serie di rivelazioni.
"Quindi...cosa siamo?", domandò il maggiore degli O'Khanna.
"Tu, Blaise, sei uno shadowhunter, e hai ereditato anche alcune doti magiche da tua madre, come l'apertura di portali pentadimensionali. Invece, Rebekah, tu sei uno stregone come tua madre, ma non sei immortale come tutti i figli di demoni, per questo sei come tuo padre, e hai la capacità di maneggiare armi angeliche", concluse il loro nuovo tutore.
"Da oggi vivrete qui, per la vostra sicurezza, e il vostro addestramento", aggiunse in tono di scuse.
"Come se ci fosse rimasto un posto dove andare..." disse Rebekah amaramente.
Magnus e Alec li aspettavano lì fuori, e avevano entrambi gli occhi preoccupati, viste le facce dei gemelli.
"Allora che ne dite di una cenetta in famiglia, per allentare la tensione, e conoscerci meglio?", disse il sommo stregone di Brooklyn ritrovato il buon umore.
"In famiglia?", fecero in coro i ragazzi.
Magnus lì prese sottobraccio con il suo fare teatrale, sbattendo velocemente le palpebre: "Ovviamente, da oggi vi autorizzo a chiamarmi zio, ma anche sua maestà va bene".
I gemelli risero di gusto alle sue parole, e per un attimo fu come essere ritornati indietro nel tempo, alla vecchia e cara infanzia.

Magnus Bane and the children of GiudaWhere stories live. Discover now