L'arrivo di Magnus e Alec

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Il mattino seguente, gli agenti arrivarono presto a bussare alla loro porta: "Buongiorno", li salutarono freddamente.
Gli fecero un paio di domande su dove andassero a scuola, se avessero problemi di bullismo, oppure se qualcuno avesse un motivo valido per distruggere casa loro.
I gemelli non avevano mai avuto nessuno contro, perché in quei tre anni di scuola non si erano fatti neanche un amico. Erano piuttosto schivi verso il genere umano, si fidavano solo di loro stessi.
"Quindi non avete idea di chi possa esserci dietro?", chiese per l'ennesima volta il capitano Starkweather.
"No", risposero in coro.
Appena i poliziotti se ne furono andati, Rebekah e Blaise si incamminarono verso scuola, dove avrebbero fatto colazione.
Blaise era troppo silenzioso, per sua sorella, se succedeva qualcosa di strano, lui era il primo ad interessarsene, e ad avere già un'opinione su tutto, ma adesso taceva, e questo metteva a disagio Rebekah, dopotutto era sempre stata lei la più silenziosa tra i due.
Quando non ce la fece più a sopportare quel silenzio, lo fermò, tirandolo per una manica, e gli disse: "Che hai? Perché sei così taciturno sta mattina?"
Lui la squadrò per un attimo, poi parlò a voce bassissima: "Questa storia non mi piace. Non mi convincono quei poliziotti che ci hanno interrogato, erano troppo strani, come se già sapessero cosa in realtà è successo a casa nostra", le spiegò il fratello.
"E come avrebbero fatto scusa? Sono esseri umani come noi, e le persone normali non possono prevedere gli avvenimenti", gli rispose Rebekah, convinta delle sue parole.
"E chi te lo dice che sono umani? Solo perché hanno due braccia, due gambe e una testa, non vuol dire che appartengano al genere umano", disse Blaise, stupito anch'egli delle sue parole.
"Blaise, la terra è popolata solo ed esclusivamente da umani, non esistono altre forme di vita simili a noi, con poteri diversi su questo pianeta", affermò la gemella stizzita. Lei era sempre stata la più razionale, e non le piacevano neanche le storia di magie, e orchi.
"Non ne puoi essere certa, dopo quello che è successo al salotto", ribatté Blaise convinto.
"Oh non insistere!"
"E invece sì, avanti dimmi cos'era quella roba nera sui muri", disse irritato il ragazzo, dall'atteggiamento ottuso della sorella.
"Ok, ammetto che quella roba era strana, ma non puoi sospettare che quei poliziotti non siano umani"
"Lo vedremo", disse Blaise più agguerrito che mai a dimostrarle che aveva torto.
Per il resto, la mattinata trascorse tranquilla, e anche dopo pranzo non successe nulla di paranormale, il vero problema fu all'uscita.
Rebekah e Blaise stavano percorrendo il terzo piano dell'istituto, per arrivare alla scalinata principale, e poi all'ingresso.
Quell'ambiente era angusto e polveroso, e gli studenti ci passavano soltanto per raggiungere i laboratori, e tutti mentre lo attraversavano tendevano ad accelerare il passo, perché nella scuola si vociferava che lì fosse morta l'amante del Barone, per mano della moglie di questo, la strega Giuda.
Per cui era come se sul corridoio incombesse una maledizione.
Ovviamente Rebekah non credeva ad una parola di quella storiella, anche se era vero il fatto che la struttura della scuola era appartenuta ad un Barone realmente esistito: Sir Robert Jackyll Senior III, e che questi aveva avuto una moglie di nome Avelyn Giuda.
Blaise, al contrario, era affascinato da quella leggenda, e pensava che ancora dopo millenni il fantasma della donna uccisa vagasse per quel corridoio.
Furono entrambi riportati bruscamente alla realtà, da un rumore sinistro, che proveniva da dietro una delle due armature poste all'inizio delle scale.
"Cos'era?", chiese Blaise pallido.
"Non lo so", rispose Rebekah indietreggiando lentamente.
L'armatura da cui provenivano i rumori, iniziò ad oscillare leggermente, via via in maniera sempre più incontrollata, finché quei sordi borbottii non si trasformarono in veri e propri ruggiti.
I due ragazzi erano terrorizzati, e iniziarono a corre verso i piani superiori. Sentivano dietro di loro dei guaiti, e dei rumori di passi, che contribuivano a renderli ancora più nervosi.
Trovarono un'aula dismessa aperta, in cui si rifugiavano di solito le coppie in cerca di privacy, ma ora, questa era la loro unica salvezza.
Si nascosero sotto dei banchi, i più lontani dell'entrata, e come armi afferrarono i piedi metallici di alcune sedie.
Attesero minuti, ore interminabili, ma sembrava che quel qualcosa che li stava seguendo avesse perso le loro tracce.
Erano ancora indecisi su dà farsi, quando una voce li fece sobbalzare: "Oh, pensavo che questo luogo fosse abbandonato da voi pivelli, cosa vi porta qui ragazzi?"
I fratelli si girarono di scatto riconoscendo la voce: "Professor Bane? Lei che ci fa qui?"
Ma non era solo: vicino a lui c'era un ragazzo, alto, con i capelli scuri, e alcuni simboli sulle braccia scoperte.
"Professor Bane?", chiese lo sconosciuto all'orecchio di Magnus, che rispose con un movimento stizzito della mano.
"Vi starete chiedendo che succede, e chi è questo bel giovanotto. Bene, lui è Alexander, il mio ragazzo, e siamo qui per portarvi in salvo"
Rebekah e Blaise si scambiarono uno sguardo: se prima non ci stavano capendo nulla, ora proprio uno zero totale.
"Salvarci da cosa?", chiese Blaise.
"Dai demoni che vi stanno inseguendo", disse Alec.
"Demoni?!", fece Rebekah sbarrando gli occhi.
"Si, vi spiegheremo tutto non appena saremo in un luogo più sicuro, ora se volete seguirci", rispose Magnus, e con un movimento circolare del braccio, fece apparire davanti a loro una sorta di spirale, in cui Alec sparì per primo.
"Avanti", li incitò Magnus, e saltarono tutti insieme nel portale.
Quando tutto smise di girare si ritrovarono distesi su un pavimento di marmo ghiacciato, con un soffitto sostenuto da archi possenti.
"Dove siamo?", disse Rebekah ancora stordita da tutto quel girare del portale.
"Siete all'Istituto di New York, la dimora degli Shadowhunters", disse Magnus guardando con un lieve sorriso le pareti di quel luogo.
"Shadow....che?", fece Blaise.
"Shadowhunters, o Cacciatori di demoni, o Nephilim, siamo metà umani e metà angeli, in parole povere", spiegò Alec iniziando a salire delle scale.
"Seguitemi Hodge vi aspetta", disse, e Magnus iniziò a seguirlo senza battere ciglio.

Magnus Bane and the children of GiudaWhere stories live. Discover now