Il giorno dopo essermi laureato, mia madre con un sorriso smagliante mi comunicò la novità del giorno: mi cacciava di casa. Disse che ormai avevo ventitré anni ed era giunto il tempo che andassi per il mondo tracciando la mia strada. E io che invece ero convinto che mi avrebbe regalato dei soldi per il mio importante traguardo. L'unica cosa che ottenni fu un abbraccio e un caloroso bacio sulla guancia.Mi rimboccati le maniche e cercai un appuntamento. Erano troppo costosi. Perfino un monolocale costava più di quanto guadagnassi con il mio lavoro part-time, che fortunatamente non avevo lasciato dopo la fine degli studi. Quindi, a meno che non vendessi un rene, era fuori discussione.
Decisi di conseguenza di optare per una camera in affitto.
Gli annunci in merito erano una miriade. Visitai diversi appartamenti, dove vi erano camere singole o semplici posti letto. Questi ultimi costavano meno, ma non essendo mai stato molto socievole, scartai immediatamente l'ipotesi di convivere a stretto contatto con altre forme di vita, per giunta estrenee.
Infine, risposi ad un annuncio trovato per caso su uno dei tanti siti internet che avevo visitato. Scambiai diversi messaggi su WhatsApp con un numero di cellulare con l'immagine di profilo di un cane bassotto. Stabilimmo la visita un sabato pomeriggio, dopo pranzo.
Trovai abbastanza facilmente l'appuntamento. Era situato al secondo piano di una stradina vicino piazza San Giovanni, zona benestante di Roma.
Citofoni, ma prima che potessi dire qualsiasi cosa, una voce dall'altra parte dell'apparecchio affermò frettolosamente: «Secondo piano, interno cinque».
Ad aprire la porta fu una ragazza con i capelli azzurri, magra, vestita con una salopette sporca di vernice di vari colori.
«Ciao», disse.
«Ciao, sono Samuel. Ci siamo sentiti per messaggi. Sono qui per vedere l'appartamento in merito all'annuncio per una stanza in affitto», mi presentai.
«Pensavo fosse il corriere di Amazon», affermò delusa, «Entra. La camera è quella in fondo al corridoio», concluse facendomi entrare.
«Dove? Da quella parte?», affermai confuso.
Lei sbuffando innervosita, mi scortò fino alla stanza.
«Ecco, è questa», asserì aprendo la porta della camera. Poi, si voltò per andarsene, ma io la richiamai: «È molto luminosa. Il prezzo è quello che ci siamo scritti, giusto?».
«Non lo so. È Sofia che si occupa di queste cose», rispose seccata.
«I messaggi non li ho scambiati con te?», chiesi disorientato.
«È quello che ti ho appena detto», concluse andandosene e lasciandomi da solo nella stanza.
La camera mi piaceva molto. Il mobilio era nuovo e ben tenuto. L'intero appartamento, da quel poco che avevo scorto, mi era apparso pulito. Ero però dubbioso sui miei coinquilini. Sull'annuncio non era specificato se fossero maschi o femmine, né quante persone vivessero nella casa.
Provai a cercare la ragazza dai capelli azzurri. La trovai in cucina, in piedi appoggiata al lavandino che mangiava uno yogurt.
«Che c'è?», mi domandò.
«Scusa, pensavo di dare uno sguardo alle zone in comune dell'appartamento», risposi quasi balbettando con fare furtivo. Quella ragazza mi faceva sentire un criminale.
«Fai pure», affermò freddamente.
Diedi un'occhiata in giro. La casa era molto carina, piena di quadri particolari e strane sculture. Ogni finestra aveva delle tende color pastello e c'era un divano sia in cucina che all'ingresso. Quest'ultima cosa mi aveva lasciato perplesso, la trovai insolita.
Comunque, decisi che l'appartamento mi piaceva.
STAI LEGGENDO
Coinquilini
RomanceCosa succede se sei un ragazzo di appena 23 anni e dopo l'università tua madre ti caccia di casa e ti ritrovi a vivere in un appartamento con una coppia di ragazze? Lo scoprirete leggendo questo piccante racconto. "Coinquilini" fa parte della raccol...