Prologo

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Molte volte mi sono chiesta: "perchè no?". Quando pensavo al suicidio mi dicevo che c'era per forza almeno un pro per ogni contro, mi dicevo che c'era almeno una ragione per andare avanti. Se stai leggendo queste parole significa che queste ragioni non le ho trovate. Prima di tutto vorrei chiedere scusa, come mio solito. Ci saranno sicuramente le solite finte facce dispiaciute, alcune stupite, altre che si domandano come sia possibile. La prima cosa che chiunque penserà? Sicuramente il classico: "Ma Tessa era diventata così forte, è impossibile..." e altre cazzate del genere dette solo per dar fiato alla bocca, tanto in realtà non interessa davvero. La verità? La verità è che non sono mai stata forte come volevo far vedere. La verità è che il mio abbigliamento più 'aggressivo', il mio sguardo gelido, il mio comportamento da stronza, non erano altro che frutto del mio implodere. Ho sempre pensato che chi esplodeva sfogandosi e buttando fuori tutto ciò che provava era solamente egoista. Perchè? Non saprei, penso che rovinare la stabilità mentale altrui influenzando con la propria tristezza gli altri non abbia senso, penso fermamente che sia meglio star zitti e far un finto sorriso. Finti sorrisi... Non avevo nemmeno più la forza di fingere. Certo, non che a nessuno sia importato qualcosa di tutto ciò. Se stai leggendo questa lettera significa che tu sei stato una delle ragioni per cui non ho trovato un "perchè no?". Vorrei farti riflettere. Si esattamente, riflettere. Ciò che magari non hai fatto prima di farmi del male e fare ciò che mi ha portato a prendere questa decisione. Penserai: "Questa è pazza", e come potrei darti torto? Però ora prova a capire come mi sento io. Immagina di essere sott'acqua, immagina che ti manca il respiro, che hai bisogno d'aria. Il petto ti sta per esplodere, hai bisogno di aprire la bocca per respirare. Quel gesto così automatico che facevi sempre senza nemmeno doverci pensare, ora non puoi farlo. Immagina che stai cercando di arrivare in superficie, immagina di vederla ma che ad ogni sforzo si allontana sempre di più, un passo verso la superficie equivale ad ulteriore distanza da essa. Bene ora immagina di vivere costantemente, ogni singolo istante della tua giornata, con quel peso, con il cuore che sembra volerti uscire fuori dal petto, con il voler piangere ma non riuscirci, con la sensazione di vuoto costante. Immagina di vivere vedendo solo nero, tutto nero. Immagina di vivere sentendo un enorme vuoto dentro e non riuscire a liberarsene. Immagina di essere perso dentro te stesso, di avere un casino nella tua testa e non riuscire ad uscirne. Immagina di vivere tutto questo ogni secondo della tua vita, che sia a casa, che sia a scuola, con qualcuno o da solo. Avere sempre e costantemente questa sensazione di impazzire, di esplodere, ma di non fare niente. Immagina di implodere, di essere come intrappolato in un corpo come morto, e di avere una guerra dentro. Certo, se non lo vivi non puoi totalmente comprenderlo, ma prova anche solo ad immaginarlo. Pensi ancora che io sia totalmente pazza? Il mio implodere ha comportato ad accumulare, accumulare e accumulare e questo è il mio modo di esplodere. Certamente sarà un modo sbagliato di 'affrontare' le cose, questo lo riconosco, ma non è solo per ciò che sento, ma per ciò che ho anche subito. Se hai ricevuto questa lettera vorrà dire che ne avrai ricevuta sicuramente anche un' altra, o magari altre due. Non è questa la parte importante, ma ciò che leggerai successivamente. E ti prego, non sentirti in colpa ora. Non servirà a nulla adesso. Starò sicuramente meglio chissà dove, ma spero che rifletterai su ciò che hai fatto. Come ho già detto chiedo davvero scusa per tutto, chiedo scusa anche per me stessa. Mi chiedo scusa per tutte le volte in cui voi non mi avete detto "mi dispiace"

Addio...

- Tessa

***

Metto le cuffie e clicco play. Apro la porta ed esco sul terrazzo. Fa abbastanza caldo e il cielo è sereno. Mi avvicino al bordo del terrazzo e rivolgo lo sguardo verso l'alto, ci sono le stelle questa sera. Guardo la luna che brilla come sempre, e poi guardo in basso. Un brivido percorre lungo la mia schiena. Sono stranamente calma, serena. So che tutto finirà. Vorrei almeno riuscire a piangere per l'ultima volta e buttare tutto fuori finalmente. Ripenso a tutto ciò che mi ha portato a questo gesto, a tutto ciò che ho passato, al perchè io sia arrivata a tanto, a come ho iniziato ad implodere, alla testa che sembra esplodere dai troppi pensieri che si susseguono in un solo secondo. Ci provo a piangere, ci provo sempre,  ma non ci riesco, e quella apparente tranquillità sparisce nuovamente. Sento di nuovo quel dannato peso sul petto che non se ne va via da mesi e mesi. Prendo il mio telefono. 

Nuovo messaggio da mamma:

Questa sera non torno a casa.

Come al solito. 

Guardo nuovamente in basso e deglutisco. Lo devo fare, ho bisogno di farlo. Non posso andare avanti così. Sono arrivata a questo punto e ora devo concludere ciò che ho iniziato. Mi alzo in piedi sul bordo. Un leggero venticello mi sposta i capelli. Prendo il mio telefono, fermo per un momento la playlist. Faccio una foto al panorama. "Why not? " scrivo sull'immagine e la carico sulle mie storie. L'ultima mia foto al cielo. L'ultima di una serie lunga tutta una vita praticamente. Riparte la playlist e faccio un lungo sospiro. Avanzo di un piccolo passo in avanti, un passo impercettibile, di solo un centimetro che basta già a farmi quasi perdere l'equilibrio. Il battito accelera, il peso sul petto aumenta e finalmente inizio a sentire le lacrime minacciare di uscire. Dopo un periodo che mi sembra lungo decenni finalmente riprovo questa sensazione. Tolgo la vestaglia, la lascio lì a terra. Allargo le braccia e mi godo quei miei ultimi istanti di vita davanti al cielo, davanti a quelle stelle che giuro di conoscere a memoria ormai. Nella mia testa si susseguono vari ricordi, belli e brutti. Più brutti che belli. Faccio un impercettibile sorriso amaro. Non pensavo che sarei mai riuscita ad arrivare a ciò, a fare proprio ciò che fece mio padre. Mi torna in mente il momento in cui lo trovai impiccato nella cantina di casa nostra. Sento di nuovo rabbia, tanta rabbia. Tutto è iniziato da lì. 

<<Papà perchè mi hai fatto questo? Perchè mi hai lasciata sola? Sono arrabbiata con te sai?>> grido al illudendomi che lui potesse sentirmi.

<<Ma non importa, verrò io lì da te, ovunque tu sia...>> sossurro  guardando verso il basso.

 Faccio un altro respiro profondo. 

Devi farlo Tess, devi. 

Faccio un ulteriore impercettibile passo verso il vuoto. 

<<Scusatemi... Scusatemi ma non me ne pentirò.>> sussurro nuovamente pensando alle persone a cui ho mandato quelle lettere.

 Allargo le braccia e mi butto nel vuoto. Finalmente sento una lacrima impercettibile scendermi lungo la guancia destra, e in quei pochi secondi posso giurare di aver finalmente reso reale uno dei miei sogni. Sono riuscita a provare la sensazione volare. Mi sento così libera adesso. Milioni di ricordi, scene della mia vita e pensieri mi passano per la mente, ma finalmente mi sento leggera. Finalmente ora starò bene. 

 E in un nano secondo...

Il buio.

018 - why not?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora