Ma non era il momento di pensare a queste cose e neanche di farsi condizionare negativamente da quanto appena accaduto, quindi tornammo alla nostra serata.
Bevvi il secondo drink, poi il terzo e il quarto, fino a quando dopo dieci gin-tonic iniziai a vedere doppio, non capivo se c'erano davvero cosi tante belle donne che mi ballavano attorno e mi corteggiavano, o se erano i cocktail che avevo bevuto di troppo che le moltiplicavano ai miei occhi.
Il resto non serve che ve lo racconti, mi svegliai la mattina dopo nell'appartamento di una bellissima ragazza cubana... Ehm, meglio non entrare in ulteriori dettagli.
Mi disse che eravamo arrivati lì in taxi e che la macchina l'avevo lasciata all'entrata del club perché ero troppo ubriaco per guidare. Fantastico! Mi trovavo a 20 miglia dal club a piedi e a casa di una sconosciuta di cui non sapevo neanche il nome, figo vero? Decisi così di prendere nuovamente un taxi per tornare a recuperare la mia auto.
Anche questo tragitto fu di riflessione... Perché ero così legato alle emozioni forti? Perché preferivo spingermi sempre oltre ogni limite, anziché essere accondiscente ad una vita sobria e lontana dai pericoli?
Tutte le volte, arrivavo a disinnescare la bomba un millesimo di secondo prima che esplodesse, drogandomi dell'adrenalina scaturita da quello sprint finale per recuperare l'irrecuperabile.
Ogni volta che disinnescavo una bomba all'ultimo secondo pensavo:
"Sono grande cazzo! Ce l'ho fatta di nuovo"
Ma perché dovevo spingermi sempre all'ultimo quando quella bomba in realtà avrei potuto disinnescarla prima, senza mettermi in pericolo?
Adrenalina, fottuta adrenalina, amavo sentirla scorrere nelle mie vene!
Spero capiate la metafora della bomba, perché non lavoro né per l'FBI, né per l'Air Force americana.
Questa volta però, avevo fatto male qualche calcolo, perché arrivato al club la mia auto non c'era più, probabilmente me l'avevano rubata.
Ebbene sì, la bomba era scoppiata, ero arrivato troppo tardi per riuscire a disinnescarla.
Questa volta per tornare a casa scelsi il treno, non avevo alternative, timbrai il biglietto e mi accomodai. Di consuetudine, mi trasformai in una persona tranquilla, mi misi a leggere un libro mentre gustavo un amaro caffè, ne avevo proprio bisogno!
Tenevo molto a quello che gli altri potessero pensare di me, forse era per questo che ogni volta che ero circondato da altre persone diventavo magicamente tranquillo e sereno, nascondendo il fuoco che mi ardeva dentro... Ma lo ero davvero in quel momento, o stavo solo fingendo di esserlo per timore del giudizio altrui?
Beh, non lo sapevo nemmeno io, avevo tante di quelle personalità che mi era difficile capire quali fossero state quelle più genuine ed autentiche, che si addicevano alla vera natura della mia persona.
In quel momento pensavo che stavo facendo un altro tragitto, il secondo di quella giornata, dopo il primo in taxi che mi portò a scoprire di essere rimasto senz'auto, questa volta però mi stavo dirigendo verso casa, ahh casa dolce casa!
Non so perché, ma amavo tutti i tragitti, che fossero stati a piedi, in auto, in treno o in aereo, che avessero una durata di venti minuti, di un paio di ore o di giorni addirittura, tutti mi davano quella sensazione di muovermi e spostarmi da un punto all'altro, di fare cosi un passo avanti o un passo indietro, oppure di fare un passo indietro necessario per farne cinque avanti successivamente, questi ultimi erano i tragitti che preferivo, quelli che adoravo di più.
D'altronde tutti i tragitti, o viaggi, chiamateli come preferite, hanno un senso.
Questa volta però avevo quella sensazione interiore che i tragitti di quel giorno mi avessero fatto fare un passo indietro, e quella sensazione non mi piaceva per niente.
Arrivai finalmente a casa, prima di andare a dormire decisi di fumarmi un'ultima sigaretta, o almeno l'ultima di quel giorno.
Quando scrollavo la cenere, sentivo come se buttassi a terra il mio bisogno di adrenalina, peccato però, che quella sigaretta non sarebbe stata l'ultima, avevo il vizio del fumo e avrei continuato a fumare, nutrendola in continuazione, illudendomi inesorabilmente che finita la sigaretta sarei diventato un individuo più tranquillo, in effetti lo ero, ma non in modo permanente, perché avevo sempre una sigaretta pronta da accendere nelle mie tasche.
Quella sera ero davvero molto stanco, mi feci una doccia rilassante, mi gettai a letto, e caddi in un sonno profondo.
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Chi sei?
RomanceOgnuno di noi ha varie personalità... ma cosa succederebbe se si sovrapponessero facendoti perdere il controllo di te stesso? "Chi sei?" narra le vicende di Byron, un ragazzo di 25 anni schiavo delle sue varie personalità che, ferito continuamente d...