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La mattina seguente, feci la mia stessa routine.
Uscii di casa, e mi avviai verso scuola, però con una sensazione strana. Avevo l’impressione di essere
seguita, perciò aumentai il passo. Ma le conseguenze di questa velocità mi fecero cadere per terra.

Tu- Aish….

Poco dopo sentii dei passi avvicinarsi a me, ed è li che vidi delle converse nere. Alzai il volto e sgranai gli
occhi nel vedere chi fosse.

??- Tutto bene? Ti sei fatta male?

Solo poco dopo mi accorsi che lo stavo osservando da troppo tempo. Era quel ragazzo, il ragazzo del
parco…quello che desideravo vedere il volto, e ora che lo vedo da così vicino mi sembrava un angelo….aveva quei capelli biondo cenere arricciati e quel viso cosi da ragazzo innocente, però i suoi occhi emanavano tristezza, nessuno se ne sarebbe accorto ma io si.
Mi alzai velocemente, presi la mia roba e inizia a camminare velocemente via da lui.

???- (t/n).

Mi irrigidí sentendo il mio nome pronunciato da quel ragazzo. Come faceva a sapere il mio nome?

??- (t/n), non scappare di nuovo. Ti ho detto che avresti avuto il mio volto se in cambio tu avresti fatta
aiutare.

Sgranai gli occhi alle sue parole. Era lui? Lui era lo stalker? Santo cielo, perché proprio a me…

??- Senti, non volevo spaventarti, tanto meno inseguirti in questo modo. Ma voglio soltanto che tu ti fida di
me, cosi che riuscirai a superare questa tua paura.

Volevo gridare che non volevo il suo aiuto, che non riuscivo a fidarmi delle persone, ma mi era molto
difficile parlare.
Presi un foglio dalla mia cartella e scrissi:


Non credo di riuscire a fidarmi di te, non so chi tu sia e mi spaventa l’idea di essere aiutata da uno
sconosciuto. E non avevo la più pallida di idea che fossi tu quello dietro al cellulare.


??- Giusto, mi dovrei presentare. Mi chiamo Jimin, sono al quinto hanno in un’altra classe. Ti ho notata
parecchie volte da sola, e mi hai fatto ricordare me in prima, da allora ti ho osservata un po e ora sono
sicuro di volerti aiutare. Se solo tu me lo permetterai, vogliamo provare ora che sai chi sono?

Che dovevo rispondere? In questo momento volevo solo scappare perché ero sicura che da un momento
all’altro che mi sarebbe potuto venire un attacco….Mentre scrivevo sul foglio la mia mano iniziava già a
tremare, e il mio respiro si faceva sempre più corto, fino a che non riuscì a respirare.

Jimin- Hey….tranquilla….

Mi accasciai a terra e lui mi mise una mano sulla schiena mentre io cercavo di riprendere il fiato dentro la
mia busta della salvezza. Ma presto scansai la sua mano e indietreggiai, fino ad appoggiarmi al muro di un
edificio.

Jimin- Okay, non ti tocco. Andremo piano, però devi fare uno sforzo d’ora in avanti. Cercherai di farlo?

Aspettai un pochino prima di scrivere sul foglio una cosa che sorprese pure me.


Jimin veramente mi vuoi aiutare? Sei sicuro di riuscire a farcela? Io mi impegnerò, ma ho bisogno di tempo
per metabolizzare la cosa.


Jimin- Ti do tutto il tempo che vuoi. Basta che tu riesca di nuovo a sorridere e non avere paura della gente. Perché in questo momento, hai superato la prima prova. Quella di stare vicino ad una persona, su questi attacchi dobbiamo lavorarci ma sono sicuro che riuscirai a superare tutto questo.


Perche lo stai facendo?


Jimin non parlò per secondi infiniti, si limitò a distogliere lo sguardo dalla mia figura. Poi però si decise a
parlare.

Jimin- Mh…te l’ho già detto non voglio che ti senta come mi sono sentito io i primi hanni del liceo, so cosa si prova quando si stà in questa maniera….so che si prova ad avere una madre malata…

Solo ad allora alzai lo sguardo incastrandolo al suo.

Jimin- Non sei l’unica ad avere un familiare malato, come non sei l’unica a sentirti uno schifo in mezzo a
questa gente. Ma devi pensare che tua madre non vorrebbe mai che tu ti riducessi in questo modo, sono
sicuro che non lo vorrebbe per nulla al mondo. Ecco cosa mi ha fatto rialzare da questo periodo. Quindi
alzati e combatti te stessa.

Continuai ad osservarlo, mentre mi porgeva una sua mano. Esitante la afferrai e mi tirai su. Presi la mia
roba e al suo fianco ci dirigemmo verso scuola.

Temevo ancora che fosse tutta una falsa questo, ma le sue parole mi spingevano a fidarmi di questo
ragazzo dai capelli cenere, e per qualche ragione sentivo che con lui avevo già instaurato un legame in passato, ma non ricordavo ancora di cosa si trattasse.

Jimin- Senti dopo scuola, andiamo al parco ti va?

Mi girai per guardarlo e per la prima volta in quattro anni sorrisi e mossi la testa per simulare un si.

Jimin- Perfetto, ti aspetto in cortile.

L’idea di farmi vedere dagli altri con lui non mi allettava molto, non potevo negare che più ci avvicinavamo
alla scuola più mi agitavo, e l’agitazione comportava ad una sola cosa, il mio attacco di respirazione.
Perciò mi bloccai appena pochi metri dal cancello, mentre Jimin continuò per poco, per poi fermarsi.

Jimin- Hai paura nel farti vedere con me, non è vero?

Scossi nuovamente la testa, e poi la abbassai. Sentii i suoi passi avvicinarsi a me, poi una sua mano si posò sul mio mento, e istintivamente mi feci indietro.

Jimin- Scusa. Non voglio farti agitare di nuovo, ma questo è un altro passo che devi fare per superare la
situazione in cui ti trovi. Comunque se proprio non te la senti di varcare la soglia con me, lo faremo più
avanti, mh?.

Presi il foglio e una penna e scrissi:


Preferirei entrare da sola.


Jimin- Capisco, non ti do pressione. Ti aspetto alla fine delle lezioni allora, va bene?

Gli dissi di nuovo di si con la testa e aspettai che entrasse da solo nel cancello. Poi entrai anche io e andai
subito in classe.

<Fidiamoci di jimin.>

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ᴘʀᴏᴍɪsᴇ - ᴘᴊDove le storie prendono vita. Scoprilo ora