Christian

40 13 15
                                    


La classe era ancora semi-vuota, evidentemente la puntualità non era la qualità principale degli studenti dell'Interamna; questo però consentì a Elena e Roberto di scegliere indisturbati i loro banchi. 

Si posizionarono in terza fila, abbastanza indietro per non essere etichettati come secchioni e sufficientemente in vista per non essere presi in antipatia dai professori. Le prime impressioni erano indelebili e avrebbero determinato il loro percorso scolastico, entrambi erano convinti di questa verità.

"Chi era quel coglione?" Chiese elena interrompendo il silenzio. Aveva riflettuto bene prima di usare quella definizione: nella sua vecchia scuola avrebbe sicuramente scelto un parola più diplomatica. Qui si era ripromessa di essere se stessa, però, ed eraconvinta che quel ragazzo fosse un realmente un coglione.

"Si chiama Marco. Ha un nome così innocuo, vero?". L'osservazione di Roberto aveva anticipato i pensieri di Elena.

"Non so molto su di lui, solamente che ha avuto un passato...difficile." Si soffermò su quell'ultima parola, il passato di Marco non era difficile, era terribile.  "Mi ha preso in antipatia il primo anno, quando ho avuto la malaugurata idea di contraddirlo davanti ai professori. Era una questione stupida, neanche mi ricordo cosa avessi detto. Lui a quanto pare non la pensava allo stesso modo, e mi sono guadagnato il suo rancore.". 

Elena sapeva che la gente utilizzava l'aggettivo "difficile" per qualcosa che ha troppa paura di definire diversamente, ma decise di non indagare: non era venuta li per scoprire i segreti degli altri. Soprattutto se ne conservava uno molto torbido anche lei. 

Voleva rispondere qualcosa di confortante ma una presenza davanti al  banco attirò la sua attenzione.

"Bene bene, il piccolo Robbi si è fatto la ragazza." Marco era in piedi davanti ai loro posti e guardava Elena con un sorrisetto malizioso. "E' un peccato non averti vista prima. Sei un po' sprecata  per lui.".

 I pugni di Roberto si serrarono involontariamente sotto il banco.

Il ragazzo non era brutto. Era alto e muscoloso, i capelli castano chiari cadevano disordinati sulla fronte e aveva delle belle labbra. Molte ragazze probabilmente lo avrebbero definito bello. Tutto ciò che pensò Elena,però, fu che quella frase aveva confermato ancora di più che la definizione utilizzata prima era corretta: era un coglione.

"Con te invece starei meglio?" chiese Elena gentile, senza distogliere lo  sguardo dal ragazzo. 

Non era la prima volta che un uomo le si rivolgeva considerandola poco più che un ornamento. Marco non aveva colto la sottile ironia in quella frase e esasperò ancor di più il sorrisetto, guardandola intensamente."Sicuramente saresti molto più apprezzata." Sapeva a che apprezzamenti faceva riferimento.

Reprimendo  l'impulso di tirargli un pugno, rispose, mantenendo un'apparente cordialità : "Non credo tu ne sia in grado, grazie comunque dell'offerta.".

 A giudicare dall'espressione contrariata che si dipinse sul volto, Marco non era abituato a un rifiuto, soprattutto così esplicitamente denigrante. La voce del professore interruppe la conversazione; era il momento per tutti di sedersi, estrarre i libri e iniziare la lezione, delle vacanze estive avrebbero parlato al cambio dell'ora.

"Davvero c'è qualcuna che gli da retta?". Sussurrò Elena a Roberto, cercando di non farsi vedere dall'insegnante. 

"Penso che tu sia la prima a non essere rimasta imbambolata dai suoi muscoli. Sei stata grande.". 

Per quanto il complimento le fece piacere, il pensiero che Marco avesse un' idea simile delle ragazze e, soprattutto, che queste ultime accettassero di essere considerate così la turbò tutta l'ora.

La lezione passò in fretta. Marinetti, il professore di filosofia, le era piaciuto molto: nonostante avesse appena 33 anni era molto pragmatico. Aveva da subito messo in chiaro che per essere promossi era necessario sostenere tutte le interrogazioni e, qualora qualche "calamità naturale" -così aveva definito l'unica giustificazione che avrebbe accettato- avesse impedito di presentarsi alla verifica orale, quest'ultima sarebbe stata recuperata, a costo di inseguire per la città lo studente manchevole. Inoltre, era felice di annunciare che, dopo molte richieste presentate al consiglio di classe, da quell'anno avevano attivato il corso di filosofia extrascolastico: non avrebbe pesato sul giudizio finale -con questa frase perse l'attenzione di più di metà classe- ma dava la  possibilità di approfondire la materia, attraverso un dialogo diretto con gli autori degli scritti. "Questo vuol dire che verranno fatte delle letture integrali dei testi", aggiunse notando che la sua metafora non era stata colta.

"Credo che mi iscriverò a quel corso, mi piace la filosofia." disse Elena al termine della lezione.  Roberto non rispose. Le materie umanistiche non gli piacevano per niente, le trovava inutili, ma visto l'entusiasmo della compagna di banco si tenne per se questa considerazione.

Le due ore successive non trascorsero altrettanto in fretta; l'insegnante di matematica era tutto tranne che coinvolgente e sia Elena che Roberto convennero che leggere l'elenco telefonico sarebbe stato altrettanto entusiasmante. A salvarli dalla noia fu la campanella che annunciava l'intervallo.

"Mi fai fare un tour della scuola?".

"Non sono una guida turistica ma farò del mio meglio, abbiamo quindici minuti." 

La scuola si articolava in tre piani, al piano terra si trovavano gli uffici, la  segreteria, i laboratori di chimica e l'aula di informatica, nei due restanti le classi. Non c'era una vera e propria palestra, ma facevano motoria in cortile. Per quanto fosse piacevole nelle giornate di sole, aveva spiegato Roberto,  con il freddo fare attività all'aperto diventava fastidioso, con la pioggia impossibile. In caso di mal tempo dovevano ritirarsi sotto il porticato che circondava il cortile e interrompere la lezione.

"Rob! Perchè diavolo non mi rispondi ai messaggi, ti sto cercando da tutta la ricreazione!". Un ragazzo molto più basso di Roberto stava correndo loro incontro. Era minuto e un po' pallidino, ed Elena pensò potesse avere tranquillamente 13 anni. Si fermò davanti a loro e, prima di poter rimproverare nuovamente l'amico, si accorsi di Elena. "Oh scusa, non avevo visto che eri impegnato."

"Lui è Christian. Chris, lei è Elena." Roberto sembrava molto contento che fosse avvenuto quell'incontro.

"Piacere." Elena gli tese la mano e Christian la afferrò con entusiasmo.

"Piacere mio. Sono un amico di Rob, della seconda A. In teoria questo mascalzone doveva incontrarmi dieci minuti fa, ma evidentemente sono stato rimpiazzato." il tono era molto cordiale. Poi, dando una pacca sulla spalla dell'amico, decisamente più alta della sua,  aggiunse: "Ma ti capisco Rob, probabilmente lo avrei fatto anche io." Elena rise e non potè fare a meno di notare la differenza tra quell'approccio, simpatico ma rispettoso, e quello di Marco.

"Io e Chri stasera andiamo a vedere la partita di pallavolo della scuola, è tradizione inaugurare l'anno scolastico con un bel torneo tra istituti. Credo che quest'anno parteciperanno anche le altre scuole della regione, è una novità per tutti. Se ti vuoi unire a noi mi...- guardò l'amico per avere un cenno di consenso-....ci fa piacere."

"Vi ringrazio molto, ma mi sono trasferita da poco e ho ancora molte cose da sistemare. Mi sarebbe piaciuto molto, comunque." Elena soffrì nel rifiutare l'invito ma non poteva permettersi di incontrare qualcuno che la conoscesse. Cambiare città e cognome era utile, ma il suo viso era ancora lo stesso e non voleva essere riconosciuta. Le probabilità che questo succedesse, poi, erano esponenzialmente alte se le scuole che partecipavano all'incontro provenivano da tutta la regione. 

"Ah certo, capisco! Da dove vieni, Elena?". Christian non poteva immaginare che la domanda potesse essere così scomoda. 

Elena pensò molto a come rispondere: rivelare la città dalla quale era fuggita avrebbe potuto avvicinare pericolosamente il passato, non farlo equivaleva a mentire, e si ripromessa che non lo avrebbe più fatto. 

"Scusa Chris, dobbiamo tornare in classe. Sai com'è la Petrucci con i ritardatari." Roberto la aveva salvata.

"Certo! Ci vediamo dopo?" I due erano già andati via e Christian non ottenne risposta.





InteramnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora