"Libertà!". Dopo 5 ore di lezione, camminare nel cortile all'aria aperta era piacevole; nonostante fosse settembre le giornate erano ancora calde e i tre ragazzi si erano tolti le giacche.
"Chris, è appena il primo giorno di scuola! cosa farai tra tre mesi?" Commentò ridendo Roberto.
"Probabilmente mi ubriacherò tutte le notti."
"Certo, e i compiti in classe te li faccio io."
"Non ti credevo tanto generoso!"
Christian si divertiva a punzecchiare Roberto. Per quanto la sua media fosse sempre stata molto bassa, la colpa della sua poca attitudine allo studio non era di certo attribuibile agli alcolici; semplicemente, era troppo distratto dal mondo per passare le giornate sopra ai libri. Elena invece amava studiare, o meglio, le interessava ciò che leggeva e non faceva fatica a ricordarlo. Questa fortuna, unita a una buona capacità retorica, le permetteva di prendere voti sempre molto alti; anche nel periodo prima del trasferimento, il più buio, era riuscita a mantenere invariato il suo andamento scolastico.
"Ci vediamo oggi pomeriggio, Rob! Passo sotto casa tua alle cinque." Ciao Elena!" Christian non attese la conferma dell'amico e corse a prendere l'autobus.
Roberto slegò la bicicletta dal palo della luce al quale la aveva incatenata."Io vado da questa parte, ho la bici. Vuoi che ti accompagni a casa?"
"No grazie, sto nei dormitori della scuola, sono proprio qui dietro!" .Il ragazzo non aveva immaginato che Elena potesse abitare da sola, dando per scontato che il trasferimento fosse una questione di famiglia e la sua sorpresa fu colta anche dall'amica. Dopo aver rinnovato l'invito per quel pomeriggio e ottenuto la medesima risposta, Roberto si allontanò in bicicletta. Era molto scoordinato, notò Elena.
Nonostante l'inizio non fosse stato tra i migliori, la giornata si era ripresa alla grande; quei due ragazzi le stavano simpatici. Prese il cellulare dalla tasca, forse alla madre avrebbe fatto piacere il racconto del primo giorno di scuola. Poi guardò il cielo e i raggi di sole le illuminarono il viso, "Prima una bella passeggiata in silenzio, mamma può aspettare" si disse.
Era davvero una bella giornata. La scuola si trovava vicino a un parco, a quell'ora popolato solo dagli uccellini e da pochi ragazzi che lo attraversavano rapidamente per tornare a casa, e la ragazza decise di trascorrere li un po' di tempo prima di andare a pranzo, anche perché il panino con il prosciutto che si era preparata non la attirava molto. Tirò fuori 'aut aut' di Kierkegaard e si sedette sotto un albero. Dopo pochi minuti lo richiuse: era una lettura impegnativa e non aveva voglia di intraprenderla. Rimase semplicemente a occhi chiusi, seduta all'ombra, ad ascoltare i rumori della natura. Da bambina amava rimanere in silenzio con i suoi pensieri, spesso restava sdraiata sul prato di casa per intere ore senza fare altro che fantasticare, talmente tanto concentrata a inventare storie da dimenticarsi di dover andare in bagno o a mangiare; era un po' che aveva smesso di farlo. I raggi del sole che filtravano tra gli alberi le potarono alla mente un calore che sperava di aver dimenticato.
Era intenso, bruciava. Una voce femminile continuava a ripetere di allontanarsi, la pregava di farlo. Lei però non si muoveva e non poteva far altro che fissare le fiamme. Gli occhi le bruciavano e aveva il viso completamente sporco di nero per la cenere. Doveva rimanere li, lui aveva promesso che sarebbe tornato. In sottofondo si sentivano le sirene delle ambulanze. "Tesoro, ti prego, torna qui!", la donna singhiozzava. Lui doveva tornare. L'incendio era arrivato fino al soffitto e iniziava a divorare il legno delle travi. "Elena, coraggio, dammi la mano!", la voce era disperata. Il crollo della parete accanto a lei, fece indietreggiare la bambina di qualche passo e la donna riuscì ad afferrarla per un braccio, allontanandola dalle fiamme che la circondavano.
Elena si risvegliò dai suoi pensieri con gli occhi lucidi. Si toccò l'avambraccio, sperando che la cicatrice dovuta all'ustione non ci fosse e che quello fosse stato solo un brutto sogno a occhi aperti, ma la trovò al solito posto e si sentì stupida per averlo pensato. Si ricordò il motivo per cui aveva smesso di ascoltare i suoi pensieri.Gli uccellini, ignari del dolore della ragazza, continuavano a cinguettare ma non riusciva più ad ascoltarli con la stessa serenità di prima, quindi si alzò e si diresse verso i dormitori, ancora traumatizzata per il ricordo.
"Bene bene, la nuova arrivata si è persa."
Riconoscendo la voce, elena alzò gli occhi al cielo. Ci mancava solo quel coglione. Si girò per rispondergli a tono e si rese conto che con lui c'erano anche i suoi scagnozzi; "Splendido", pensò. Marco era seguito da cinque ragazzi, più grandi di lui, a giudicare dall'altezza; erano carini, con un bel fisico, e questo diede ancora più fastidio a Elena, che immaginò la quantità di ragazze imbambolate dai loro addominali.
"Mi pare di essere stata chiara in classe, Marco." si limitò a rispondere, non avendo la minima voglia di litigare dopo il brutto ricordo che le era tornato alla mente.
"Io.. Noi vogliamo solo aiutarti ad ambientare bene. Questo parco non è sicuro per una ragazza, anche alle due di pomeriggio." se qualcun altro avesse detto quelle parole, forse Elena le avrebbe prese come un consiglio; dette da Marco, però sembravano più una minaccia, anche se era convinta che quei ragazzi non avrebbero mai fatto realmente male a una mosca.
"So difendermi da sola, grazie. Ora se non vi dispiace torno nella mia stanza. " Si allontanò urtando volontariamente la spalla di uno dei BigGim; gli venne in mente che sarebbero a mala pena arrivati a tre neuroni in sei, sorrise a quell'immagine, forse però era stata troppo rapida nel giudicarli.
"Puoi venire nella mia!"
Era la voce del ragazzo che aveva spinto. Gli altri scoppiarono a ridere. Elena, non ci pensò due volte e, tornando sui suoi passi, arrivò molto vicina al ragazzo. Gli sorrise.
"Come ti chiami?"
Il ragazzo, mandando occhiatine complici e soddisfatte ai compagni, rispose di chiamarsi Andrea.
"Bene Andrea", la ragazza aveva fatto un passo avanti e si trovava a pochi centimetri dal viso dell'interlocutore, "Se hai bisogno della tua gang del bosco per trovare qualcuno da portare a letto- Elena ora era molto vicino alle labbra dell'interlocutore- forse non sei ancora abbastanza grande per farlo." Si allontanò dal ragazzo continuando a sorridergli, Andrea aveva trattenuto il fiato. "Ora, se mi scusate, vorrei tornare nella mia camera.".
Andrea fissò Elena che si allontanava,era molto bella. Al di la delle curve, messe nei posti giusti, aveva un viso intelligente e dei bei capelli biondi. "Ci sa fare" aveva commentato un ragazzo, Marco lo aveva fulminato con lo sguardo ma in cuor suo pensava la stessa cosa.
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Interamna
Teen Fiction"Bene Andrea", la ragazza aveva fatto un passo avanti, si trovava a pochi centimetri dal viso dell'interlocutore e continuava a sorridere, "Se hai bisogno della tua gang del bosco per trovare qualcuno da portare a letto- Elena ora era molto vicino a...