1: "Puoi scommetterci le tue ciambelle al cioccolato, dolcezza!"

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<<Sì, eccolo. Sta uscendo>>
La donna stava seduta sul tetto di quella vecchia catapecchia abbandonata per troppo tempo.

Una leggera brezza si sollevò, mosse le foglie attaccate ai rami repiendo l'aria di un inebriante e dolce profumo di fiori.
Un profumo che le richiamò alla mente piacevoli ricordi.
Un profumo che la fece sentire bambina.
Amava correre e giocare tra i prati in fiore, in mezzo a quell'aria di primavera.
Amava sdraiarsi tra l'erba, chiudere gli occhi ed ascoltare, ammaliata e rapita, il cinguettio degli uccelli.
Aveva sempre avuto un rapporto speciale con la natura.
Avevano questo legame indissolubile, molto difficile da spiegare.

<<Sicura che sia lui?>>
Sentì un indistinto rumore dall'altro capo della cornetta ed alzò gli occhi al cielo: possibile che riuscisse a combinare solo guai?
Un tempo, quando una buona parte dell'Occidente credeva in loro, era considerato una guida. Gli essere mortali, e persino gli dei, alle volte, lo consultavano per cercare consiglio.
Ma, ora, non possedeva più quella sobrietà e quella saggezza che lo contraddistinguevano.
Con l'avvento delle religioni monoteiste, e il declino della loro società, nessuno credeva più nella loro esistenza, e di conseguenza il suo ruolo all'interno della comunità era sostanzialmente inutile.

<<Puoi scommetterci le tue ciambelle al cioccolato, dolcezza>> sorrise al cellulare, ben sapendo che non poteva vederlo.
Le ciambelle, specialmente quelle al cioccolato, erano un giuramento solenne.
Un po' come lo era giurare sulle acque dello Stige.
Quando venivano nominate, era pressoché impossibile mentire.
Dal luogo opposto al suo, la voce del ragazzo esplose in un urletto carico di eccitazione.

<<Allora è vero...Allora è vero!>>
In un disperato tentativo di soffocare il suono della voce del ragazzo, la donna si premette l'aggeggio sulla guancia.

<<Dannazione, abbassa la voce!>>
Gli occhi della signora, vigili, scrutavano attentamente la figura scura, seduta sull'ultimo gradino della sua casa.
<<E che aspetti a dirgli quella cosa, allora?>>
La donna sbattè ripetutamente gli occhi, lanciandogli mentalmente ogni tipo di maledizione.
<<Toglimi una curiosità: ma sei stato creato così idiota, oppure lo sei diventato quando quella ragazza ti ha consegnato quella scatola piena di muffin al cioccolato?>>
Leah, la ragazza che consegnava i dolciumi, era per eccellenza l'amore platonico della creatura.
Perché "amore platonico"?
Perché sapeva che tra di loro non sarebbe potuto mai funzionare, in quanto lei era ufficialmente fidanzata. Per la precisione <da tre mesi, sei giorni e cinque ore!>
Come faceva quell'essere a sapere tutto ciò?
Beh, il fatto è che ha assistito alla scena.
Ricorda i minimi particolari.
Ricorda il tempo atmosferico, e la pioggia che cadeva e sbatteva violentemente contro il vetro delle finestre rispecchiando la tempesta che, in quel momento, infuriava dentro di sé.
Ricorda l'abito indossato dalla sua amata e, soprattutto, ricorda la gioia dipinta sul suo volto angelico.
Tuttavia questo gli aveva vietato, né lo faceva in quel momento, di sognare loro due, mano nella mano, mentre corrono tra prati in fiore e con le farfalle che si sollevano leggiadre dai fiori e volano attorno a loro, quasi a disegnare un grande cuore.
Tutto questo in stile Baywatch.
Perché, a detta sua, prima o poi finirà!

<<Perché non dovresti dirglielo, scusa? Non è così difficile, dai! Ora ti spiego come si fa.>>
No, nulla, questo è storto proprio di suo! Pensò la donna mentre guardava, con più acuta attenzione, la scura figura che si alzò dall'ultimo gradino e che cominciò a camminare, tracciando dei cerchi, sul lastricato del giardino.
L'aveva già visto. Lo conosceva.

Sentì che i battiti del suo cuore acceleravano, ed un leggero sorriso si formò sul suo bellissimo e giovane viso.
Aveva avuto la conferma.
Lo aveva trovato, ed ora doveva solo spiegare a quell'idiota al telefono, il motivo per il quale non poteva presentarsi a lui.
<<Allora. Ascoltami un attimo, idiota. Non posso presentarmi a lui dicendo che faccia parte di loro. Che faccia parte di noi.>>
L'avrebbe presa per una pazza, ed avrebbe chiamato la polizia.
Aveva osservato per così tanto tempo gli umani, che aveva imparato a conoscerli.
Sa cosa pensavano, e quali decisioni avrebbero preso in determinate situazioni.
Ed era fortemente sicura che quella sarebbe stata la sua opzione.
E se li avesse chiamati, sarebbe stato un bel guaio.
Ed in quel momento, non potevano permettersi di rischiare.
<<È solo questione di tempo, tranquillo. È solo questione di tempo prima che anche lui se ne accorga. Ormai è fin troppo dentro perché non possa accorgersi di nulla>>
E mentre osservava la figura che si prendeva la testa, forse con aria sconsolata e stanca, non poteva fare a meno di chiedersi se non se ne fosse già accorto.
In un modo o nell'altro, comunque, avrebbe dovuto fare i conti con se stesso.
Dopotutto, il fatidico momento stava arrivando.

Ed avevano un disperato bisogno di lui.

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